Il Blog del Mar

UN TRIBUNALE A MISURA DI IMPRESA


Di Chiara ManfrediniOggi aprire un'impresa in Italia è veramente un' impresa. Ma a parte il gioco di parole sono i numeri a parlare: qualche anno fa figuravamo al 27° posto nella classifica dei Paesi che offrono un ambiente favorevole agli imprenditori e nella Top Ten, invece, tra quelli in cui avviare un'impresa costa di più. Quindi da noi questa iniziativa è cara e lenta a causa dei farraginosi meccanismi della burocrazia, condizioni che certamente scoraggiano i giovani a superare l'immobilismo del mercato del lavoro mettendosi per così dire "in proprio" o realizzando il sogno di vedere concretizzato un progetto o un'idea. Proprio per ricucire questo ritardo tutto italiano il Governo ha proposto il Tribunale per le imprese, soluzione contenuta nel nuovo decreto sulle liberalizzazioni che proprio ieri sembra aver registrato una battuta d'arresto in commissione Industria. I relatori, infatti, hanno proposto di aumentare il numero delle sedi (da 12 a 20), una per Regione espandendo le competenze per materia ma eliminando la class action. Il nodo da sciogliere è quello economico, in quanto una modifica del genere comporta una spesa aggiuntiva ed è quindi necessario il parere della commissione Bilancio. Oltre a ciò come ricordato dal ministro Severino è necessario misurare l'equilibrio tra il numero delle sedi, dei magistrati e delle materie.Un'iniziativa questa che mira a rendere in questo settore la giustizia civile più efficiente e rapida attraverso la formazione di «sezioni specializzate in materia di impresa» competenti per controversie su proprietà industriale, concorrenza sleale, diritto d'autore, class action e cause tra soci. E per i giovani o per chi e' privo di mezzi, invece, la possibilità di creare società semplificate a responsabilita' limitata solo con un euro di capitale. Non servira' l'intervento di un notaio, bastera' che i requisiti vengano verificati dal Registro delle Imprese. La finalità è quella di rendere più competitive le nostre imprese e nello stesso tempo attrarre capitali stranieri. Il rapporto Global Competitive Index 2009-2010, stilato dal World Economic Forum, mostra, infatti, come in Italia su 15 fattori di criticità per lo svolgimento di attività economiche quello considerato più problematico è l'inefficienza della burocrazia che il 18,2% degli intervistati pone al primo posto. Le complicazioni organizzative, procedurali e normative si riflettono sui tempi dell'amministrazione dilatando quelli per l'avvio di un'attività con un grosso divario tra regioni meridionali e settentrionali dove i tempi sono più bassi di circa la metà e i costi inferiori del 56%. Inoltre ad un'ipertrofia normativa, dovuta all'incontrollata proliferazioni di misure che introducono nuovi oneri a carico dei destinatari, anche i principi e le garanzie previste dal diritto sono ulteriormente sacrificati da una giustizia lenta e disorganizzata. Il Tribunale per le imprese è sicuramente un progetto ambizioso ma alcuni magistrati non nascondono il timore che possa non risolvere il problema e che possa rallentare il loro lavoro. Le difficoltà sono sempre le solite: l'enorme quantità di cause pendenti in rapporto al numero di giudici. A meno che nel decreto non fosse introdotta una norma che sancisca l'esclusività di questi tribunali ad occuparsi esclusivamente delle materie attribuite e non più dell'ordinario. Come proposto da Tommaso Marvasi, presidente della IX sezione civile di Roma, che dalle pagine di Panorama dichiara: "Spero in una norma transitoria che consenta ai tribunali di organizzarsi: o fondendo le specializzate con le sezioni che si occupano di societario, o attraverso trasferimenti interni".