Il Blog del Mar

LA DIVISA: QUANDO LE SCUSE NON BASTANO E QUANDO NON ESISTONO


Di Chiara ManfrediniHo sempre avuto una sentita ammirazione per la divisa. Mio padre non e' che fosse un uomo così docile eppure ho ancora in mente l'atteggiamento di rispetto che aveva quando eravamo tutti e quattro in macchina e capitava che ci fermavano i Carabinieri per il controllo dei documenti. Massima referenza anche da parte di mia madre che non mi ha mai perdonato quel concerto con la banda dei Carabinieri a cui gli capito' di assistere e al quale non andai e che se in autostrada succedeva di avere dietro una volante mi diceva: "Rallenta", "Ma sono nei limiti di velocità", "Sembra brutto tu rallenta lo stesso" per non parlare della nonna poi che non si stanco' mai di ripetere che il nonno in tanti gloriosi anni di patente non aveva mai preso una multa - sant'uomo! E quando quel sabato di qualche anno fa mi trovai a tarda sera davanti alla Tv e' con questi occhi che ho visto raccontare la storia di Federico Aldrovandi. Un ragazzo. Come tanti. Ammazzato dallo Stato. Pestato, soffocato e lasciato morire da quattro poliziotti tra cui una donna. Senza un motivo. Quando chi dovrebbe protteggerti ti uccide un figlio credo che non ci sia nulla in cui poter continuare a credere. Un processo lungo, con ripetuti tentativi di inquinamento delle prove alla fine ha portato alla condanna dei colpevoli. Ma non se n'è parlato abbastanza di Federico morto ammazzato la notte del 25 settembre del 2005 per eccesso colposo delle funzioni. Domenica una notizia mi ha riparlato di lui. La madre di Federico sara' processata il prossimo 1 marzo per diffamazione ai danni del pm Maria Emanuela Guerra. Un giudice che querela la parte civile, una madre, e' l'ultimo terribile atto di un processo faticoso che ha segnato una brutta pagina della storia delle nostre istituzioni.E proprio in questi giorni di No Tav, di presunti o tentati scontri con le forze dell'ordine, di immagini, di foto, di prove tv, di versioni contrastanti vorrei ricordare Federico perché tutti riflettessimo sul fatto che al di fuori del pacifico e colorato mondo del dissenso si annida il pericolo di quanti potrebbero avere interesse ad esasperare la violenza, a cercare lo scontro per glorificare un martire e condannare un assassino, per strumentalizzare un odio di Stato che puo' produrre gravi degenerazioni. Vorrei ricordare Federico perché ad ogni cosa deve essere dato il suo nome nella concretezza dei fatti. Ieri un uomo, sfidando le forze dell'ordine, si e' arrampicato su un traliccio dell'alta tensione ed ora e' ricoverato in terapia intensiva. Un folle gesto di stupidita' senza giustificazioni. Appunto. Senza scuse.