Il Blog del Mar

IL PERICOLO DELLA CARCERAZIONE PREVENTIVA


Di Chiara ManfrediniLa vicenda giudiziaria che vede coinvolto l'ex agente dei Vip, Lele Mora, ce la dice lunga sull'abuso della carcerazione preventiva da parte del nostro sistema giudiziario. In cella dal 20 giugno 2011 - otto mesi - un tentativo di suicidio e un dimagrimento di oltre 40 chili per un uomo in attesa di giudizio imputato per bancarotta fraudolenta. Parlo di Lele Mora perché sarebbe impossibile nominare le migliaia di persone che come lui sono vittime di trattamenti detentivi al limite delle predisposizioni di legge e contrari al senso di umanità. Qualche giorno fa è stato varato il decreto salva-carceri, come lo definisce il ministro Severino in contrapposizione a quanti parlano di decreto svuota-carceri. Il dato di fatto, comunque, è che è stato approvato nell'indifferenza dell'opinione pubblica e nella solita retorica degli schieramenti politici che hanno avallato una scelta di comodo sottolineando, in sede di dichiarazioni di voto, l'impossibilità di fare diversamente, salvo rispondere quasi a titolo di cooperazione colposa per le morti causate dal sovraffollamento carcerario. Qualche numero: 67 mila detenuti a fronte di una capienza di non oltre 45 mila. Di questi, ben 27 mila sono in attesa di giudizio. Nell'anno appena trascorso 66 i suicidi in carcere, uno ogni cinque giorni. Significa che in Italia abbiamo un fallimento del sistema della pena, di cui questo decreto non rappresenta che una panacea. Il punto è garantire la pena in termini rapidi e pretendere che venga espiata integralmente, bloccando questo circuito in cui a causa del sovraffollamento ciclicamente il Parlamento adotta provvedimenti che accorciano la pena la cui certezza sta diventando un concetto sempre più illusorio. La difficoltà fin qui registrata di porre rimedio soprattutto al problema della carcerazione preventiva rappresenta un ostacolo alla garanzia di un sistema detentivo congruo e allo svuotamento delle carceri. Accettare come se fosse la regola la misura cautelare e sostituirla con la pena è un tipo di ragionamento contrario alla civiltà giuridica, anche se si dice che tanto sarà l'unica che quel soggetto sconterà. Ricordiamo anche che la misura cautelare può diventare uno strumento pericoloso in quanto il limite massimo non è perentorio, ma derogabile da un provvedimento del giudice consentito dalla legge. Diversi costituzionalisti, infatti, ritengono palesemente illegittimo questo orientamento giurisprudenziale che consente una grave limitazione della libertà personale senza confini temporali, con semplici sequenze di provvedimenti giudiziali che ne prorogano la durata.