Il Blog del Mar

NIENTE SARÀ COME PRIMA MA TUTTO SARÀ COME PRIMA


Di Chiara ManfrediniIN RICORDO DI TUTTE LE DISABILITA'2 APRILE 2012: GIORNATA MONDIALE DELL'AUTISMOLa disabilità è negli occhi di chi ci guarda e non perché a farlo siano gli insensibili o i cinici, semplicemente perché è toccato a noi e non a loro. Nessuno è preparato di fronte a questo genere d'imprevisti, la maggiore sensibilità o - come spesso si usa dire - una certa predisposizione d'animo verso le difficoltà sono soltanto scuse che ci costruiamo per trovare una giustificazione alla paura che leggiamo negli occhi degli altri. E come dovrebbero guardarci se non imbarazzati e spaventati? Non eravamo noi i primi ad esserlo quei giorni in cui abbiamo saputo? E noi come li avremmo guardati loro e i loro cari se questa inaspettata curva della vita non ci avesse colti di sorpresa? Quando accade si riparte tutti da zero, dallo stesso punto in cui ci si è fermati e l'unico vantaggio è che non ci sono avvantaggiati, ma soltanto giorni, ore, cose da fare e da rifare, da imparare, da sbagliare, da cambiare e da sostituire e spesso anche "altri" da consolare. Mente prima di tutto a se stesso chi parla della disabilità come una ricchezza, della malattia come viatico verso l'elevazione dell'anima: le solite scuse di chi cerca una spiegazione per porre un freno alle proprie inconfessabili paure. La realtà è che la disabilità e la malattia sono un'instancabile lotta quotidiana per la vita, a volte faticosa e a volte addirittura estenuante, che nessuno vorrebbe mai dover combattere, anche se a ritrovarsi a farlo tutti s'impara, in un modo o nell'altro. E' vero capita che le case improvvisamente si svuotino, anche se non dovrebbe accadere e che a volte niente sembri "a misura di questo mondo" - al punto che ti ritrovi a pensare che forse Dio se lo sia dimenticato - e che le domande siano sempre accompagnate da quell'espressione maledettamente compassionevole da farti sentire come Gesù sulla Via Crucis. Il pensiero frequente degli altri è: "Che faccio gliene parlo o no? Che se poi non lo faccio sembro insensibile ma se lo faccio forse non se la sente di affrontare il discorso". Ma quel discorso è la nostra vita e sono in tanti a temere che non ti vada di raccontare, non perché sia realmente così, ma semplicemente perché hanno paura di ascoltare. Invece a te andrebbe di spiegare al resto del mondo, e in fondo anche a te stesso, che è normale avere paura, non sapere come comportarsi, cosa dire, cosa fare; che è normale avere la tentazione di girarsi dall'altra parte e che soltanto essendo costretti a tenere ben salda la testa nella stessa direzione, lentamente s'impara a prendere consapevolezza della realtà e soprattutto dei propri limiti e delle proprie imperfezioni in rapporto ad essa. Quando accade qualcosa a noi o alle persone che amiamo di frequente ci capita di usare o di sentire usare la comune espressione "fare fatica ad accettare la realtà", che non vuol dire che non si riesce a comprendere ciò che succede - che involontariamente sopravviene nel susseguirsi degli eventi - ma che la difficoltà è riconoscersi limitati, inesperti e a volte anche inadeguati di fronte ad una tale situazione. La chiave è svestirsi degli abiti dei supereroi e dei martiri per indossare i nostri, essendo semplicemente ciò che siamo, cioè imperfetti di fronte al dolore, non avendo paura di avere paura. Perché in fondo niente sarà più come prima ma tutto sarà come prima.