Il Blog del Mar

SAVIANO: ECCESSO DI QUERELA ECCESSO DI SANTITA'


Di Chiara ManfrediniQuando anche la lotta alla criminalità diventa un business serve una scorta, una vita blindata e un agente - un bravo impresario come si diceva una volta - per difendere gli interessi di un personaggio che probabilmente a forza di recitare la parte dell'eroe ha finito per inciampare sulla sua caricatura!Quando anche la lotta alla criminalità diventa un business tutto ha un prezzo: le parole scritte e parlate e soprattutto la credibilità, essenziale per la perpetrazione del successo. Ma di quale successo parliamo? Non certamente di quello sociale, che si sostanzia nel contrasto al crimine organizzato, ma sicuramente di quello personale - o per così dire - professionale, fatto di lauti compensi, di celebrazioni, di riconoscimenti per avere esercitato il dovere morale e civico di condannare le stragi, la violenza, il malaffare, in una Regione, la Campania, che né è sopraffatta e nella quale tutti i giorni perfetti sconosciuti, peggio pagati ed equipaggiati, conducono una quotidiana battaglia contro la malavita, senza salotti televisivi a cui partecipare, senza microfoni, ne luci al neon, senza Tribunali a cui chiedere risarcimenti economici né morali. Roberto Saviano, invece, né ha richiesto uno, oneroso (4,7 milioni di euro), per diffamazione. Perché dopo essere diventato famoso per aver "osato" contro la camorra, non può rischiare di essere sconfessato pubblicamente sull'attendibilità delle sue apologie, mettendo in pericolo partecipazioni televisive e attività editoriali. A sostenerlo è l'atto di citazione con il quale lo scrittore chiede di essere risarcito per le contestazioni mossegli su un racconto di Benedetto Croce dalla nipote del filosofo, Marta Herling. La lettera in questione fu pubblicata dal Corriere del Mezzogiorno e ripresa, successivamente, dalla Rai, al punto che la difesa di Saviano parla di ampia e articolata architettura diffamatoria, "di vasta portata e reiterata attuazione", messa a punto dai tre soggetti, ai danni dell'interessato, sul piano etico, personale e professionale, "che ha di fatto compromesso la sua attività facendo diminuire le vendite dei libri e le sue partecipazioni televisive". Ciò accade nel silenzio assordante di tutti quei paladini della libertà di stampa che oggi tacciono. Davvero singolare se si pensa che i salotti televisivi a cui lo stesso Saviano partecipa e ha partecipato, legandovi di fatto la nascita del suo personaggio, sono quelli di una rete che non ha mai lesinato di rivendicare il diritto di espressione e di satira, facendo della libertà di stampa il principale marchio di fabbrica, contro veri o presunti attentati alla Tv di Stato. A chi serve, allora, Roberto Saviano se non a se stesso e a quell'arena televisiva e politica che vorrebbe rinnovarsi ma non riesce a superare la tentazione di cadere in contraddizioni facilmente sconfessabili? E' che la gente oramai è stanca di falsi miti ed eroi che durano il tempo di una messa in scena e che non servono a nulla, tranne che a se stessi e ai propri interessi, nel nome della lotta alla criminalità, nel nome di quelle vittime la cui vita non sarà mai risarcita, tantomeno da un Tribunale che fatica ad inseguire gli esecutori e continua a disconoscere i mandanti e che, invece, a richiesta, potrebbe ritrovarsi a pagare gli interessi e a rivendicare i diritti di chi nel nome dell'antimafia si è inventato una professione di scrittore, anziché di quelli - di tutti quelli - che perdono e hanno perso la vita nel silenzio muto dello Stato e delle sue mancate garanzie.