Creato da straluna03 il 15/04/2015

Il Cigno Nero

Io e Me

 

Zerosei e cinquanta

Post n°212 pubblicato il 30 Maggio 2024 da straluna03

 

 Da un vecchio post, molto datato.

***************************

 

Me ne intendo io, di pioggia che batte sul parabrezza.

E anche lasciare l’auto dove capita ed entrare in stazione che è ancora notte,

con le mani fredde e l’unica voglia di veder scorrere i binari,

 l’ho fatto delle volte. Vivo nell’ansia di mettermi qualcosa alle spalle.
Il treno farà un giro barocco per Torino prima di puntare su Milano, e non

me lo voglio perdere. Ottobre è stato disgustosamente caldo,

ma adesso è finalmente così gelido, ed è ancora così presto, e qui sopra

mi sento così al sicuro, come una lattina di birra nelle mani di Bukowski.
L’intrico dei binari brilla sulla ghiaia e poco alla volta si dipana: alla partenza

sono trentadue rotaie, poi diventano sedici, ora ne restano otto.

Presto troveremo la nostra strada.

Guardo fuori, perché di fronte a me sè seduto qualcuno.

Proprio qui, con tutto lo spazio che cera.

Per reazione, dirigo lo sguardo nel buio verso la poca erba sulla massicciata.

Andiamo ancora piano.
L’altro deve aver capito che mi rompe, oppure ha visto uno che conosce,

comunque si alza e cerca un altro posto.

Più avanti il treno si riempie, ma fino a quando si può, meglio evitare.

 

Apro il giornale. Leggo le pagine di cronaca, con tutte quelle persone normali

che ce l’hanno su con qualcuno quasi mai completamente a torto e d’improvviso,

un giorno non ce la fanno più a vivere come sempre.

Il rancore li riempie e alla fine la vita prende questa piega,

il risentimento diventa la loro essenza.
Come questo americano a cui hanno trovato in casa più di cinquanta scarpe destre.

Per mesi ha angosciato il suo quartiere con una serie di furti inspiegabili:

entrava nelle case, prendeva solo una scarpa destra e lasciava lì tutto il resto.

La gente si spaventa quando non capisce: per questo lo avevano cercato

persino con gli elicotteri, nemmeno fosse un serial killer.

Ma quando alla fine l’hanno beccato si è capito tutto: gli mancava il piede destro.

Anni prima aveva avuto un incidente, l’assicurazione con un cavillo

non l’aveva risarcito e lui era rimasto lì, mutilato e incazzato.

Fino a quando il risentimento non è stato troppo, e ha deciso di farla

pagare a un mondo colpevole di portare tutte e due le scarpe.

 

Il rancore era diventato la sua vita, e basta questo a spiegare tutto.
Sono belle notizie, perché raccontano l’essenza di qualcuno, e isolare l’essenza

è andare al cuore. E qualcosa di solido, chiaro, per questo colpisce quando viene raccontato.

La cronaca non è poesia da dilettanti: qui, il vago non funziona.

 

Mi piace tutto quel vecchio che si incontra lungo la ferrovia: muri di mattoni scuriti,

tegole dalla curva irregolare, assi, passerelle, leve di comando, vetri affumicati,

stanzoni da Soviet spogli e semideserti, illuminati al neon anche di giorno.

Il faticoso funzionamento del buonsenso.
Tra le figure che vi si aggirano senza fretta, forse nessuno stamattina

è contento di essere qui. Eppure riusciamo lo stesso a far andare avanti qualcosa.

Ma costa così tanto che non bisogna stupirsi se il meccanismo s’inceppa.

 

A Porta Susa una coppia si saluta con un bacio.

Lui staccandosi a fatica dice qualche parola, lei non risponde,

ma si volta e sale sul treno sorridendo.

 Da quella frase non si potrebbe mai capire se lui la tradisce.

Il tradimento non è in una frase, è in una vita.
Come potrebbe, lei, vivere con il sospetto?

 C’è da impazzire, lo so bene io.

Accumuli risentimento, e non esiste rimedio.

Giusto qualcosa che t’illuda.

O magari la convinzione tutta mia che l’essenziale sta nel cercare

di conservare solo certi momenti, e buttare tutto il resto.

 

 

Poi continua, ma mi fermi qui!


 
 
 
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