Frammenti di...

SognoLatinoAmericano


All’indomani dell’elezione di Daniel Ortega alla guida del Nicaragua scrissi della virata a destra del Sudamerica. Faccio oggi un “viaggio” fra i paesi latinoamericani per conoscerne i loro Presidenti e i progetti che questi hanno per farli crescere.Alcuni politologi fanno un distinguo fra governi progressisti (Brasile, Uruguay, Cile, Argentina, Perù)  e quelli più statalisti (Bolivia, Venezuela e Nicaragua). A me sinceramente non piace questa divisione, anche perché c’è un dato indiscutibile: il popolo sudamericano ha reagito ai tanti anni di dittature militari o di politiche troppo liberali, scegliendo quei candidati che hanno parlato al popolo, che lo hanno ascoltato. Nicaragua. Il neoeletto Ortega è a capo di uno dei paesi più poveri dell’America Latina (70% popolazione in condizioni disagiate). Per fare fronte a questa situazione vuole attuare politiche di riconciliazione nazionale e azioni sociali volte a risanare economicamente il paese. La sua campagna elettorale è stata finanziata anche da Chavez ma comunque Ortega ha dichiarato di voler lavorare in armonia anche con gli Usa.Perù. Alan Garcia al secondo mandato dopo quello disastroso dall’84 al 90 in cui ci fu il collasso dell’economia, promette questa volta una gestione più ponderata al fine di diminuire l’inflazione e la disoccupazione. Ha buoni rapporti con Colombia ed Ecuador ma non è in sintonia con Chavez e Morales.Cile. Il paese più “europeo dell’America del Sud, è guidato dalla “Presidenta” Micelle Bachelet, che nel suo programma si prefigge di ampliare il sistema di protezione sociale, far crescere la produzione per non dipendere dalle importazioni e radicare nella cultura popolare valori quali democrazia e uguaglianza.Argentina. Dopo la crisi del 2001 il difficile compito di risanare l’economia del paese tocca a Nestor Kirchner che da tre anni sta tentando far rialzare la testa alla nazione e alla popolazione  combinando politiche sociali e neoliberali.Venezuela. Il paese è il quarto produttore di petrolio al mondo, e Hugo Chavez sta attuando una forte politica centralista cercando un modelo di stato alternativo al capitalismo. È uno dei governi più rossi e più amati del Sudamerica e ha strette Relazione con Fidel Castro e con Evo Morales.Brasile. Da poco confermato dai brasiliani Presidente, passato indenne allo scandalo corruzione che ha coinvolto il suo partito, Lula da Silva vuole realizzare la tanto attesa riforma agraria, ridurre la povertà (54 milioni di poveri su 183 milioni di abitanti) soprattutto puntando sull’istruzione. Tiene buoni rapporti sia con Chavez e Morales, sia con Usa e Cina.Bolivia. A fronte delle ricchezze territoriali (gas naturale, minerali e coca) il 74% della popolazione è povera. Evo Morales è il primo Presidente indigeno (come il 55% della popolazione). La nazionalizzazione degli idrocarburi e la redistribuzione delle terre sono alla base della sua politica. Amico stretto di Chavez.Uruguay. Il socialista Tabaré Vasquez è presidente dal novembre 2004, e da quel momento in poi  ha cominciato a stringere intese con Brasile e Argentina per diminuire la povertà (1/3 della popolazione) e per colmare l’immenso debito pubblico. A questi paesi domenica prossima si potrebbe aggiungere l’Equador, dove si svolgeranno le elezioni presidenziali che vedono contrapposti l’uomo più ricco del paese, l’imprenditore bananiero Alvaro Noboa candidato dalla destra e il candidato di sinistra (molto vicino a Morales) Rafael Correa. La prossima settimana sapremo se si avvererà un altro sogno latinoamericano…