Frammenti di...

Eutanasia.


Dopo lunga (e voluta) assenza dal dibattito politico voglio tornare nello spirito reale del blog. E lo voglio fare con un argomento spinoso che dopo la vicenda di Piergiorgio Welby è quasi scomparso dall'agenda mediatico-politica.Eutanasia deriva dal greco e letteralmente significa buona morte; è la pratica che consiste nel procurare la morte nel modo più indolore, rapido e incruento possibile a un essere umano (o ad un animale) affetto da una malattia inguaribile ed allo scopo di porre fine alla sua sofferenza. Naturalmente è il malato che, nel pieno delle sue facoltà mentali, deve decidere di farsi "staccare la spina". Molti politici e la chiesa tutta si schierano contro questa pratica, difendendo la vita a tutti i costi e promuovendo quindi, seppur indirettamente, l'accanimento terapeutico che non fa altro che prolungare le sofferenze del malato. Mi piacerebbe accompagnare qualcuno di questi benpensanti in uno dei tanti reparti di oncologia degli ospedali italiani, o nelle case di cura pubbliche e private, per far vedere a lor signori l'inumanità in cui la legge costringe a vivere molti malati terminali. Vorrei far sentire loro le urla di dolore, far vedere le piaghe da decubito causate da mesi, anni di infermità, vorrei far ascoltare le disperate preghiere di tanti poveri cristi che chiedono a Dio (o chi per lui) di smettere di soffrire. La vita è bella, va vissuta appieno ma quando la stessa vita diventa non vita, quando il fisico debilitato dalla malattia non consente più di vivere dignitosamente, non capisco perche un essere umano, ridotto ai minimi termini dalla malattia, ma sano di mente, non possa decidere se continuare a sopravvivere o lasciarsi andare, decidendo di morire.