Frammenti di...

Cina: olimpiadi e morte.


Più di 5000 esecuzioni capitali nel 2006, oltre centomila morti sul lavoro nel 2007, il capitalismo selvaggio che rende anacronistica qualsiasi possibile identificazione ideologica con quelli che furono i principi fondanti il comunismo marxiano, quelli del Manifesto del Partito Comunista e del Capitale.Questa è, in estrema sintesi la Cina del 2008, quella che la prossima estate ospiterà i giochi olimpici. Un paese dove la soal sequenza di parole "diritti umani" è pura follia, perchè sebbene nell’aprile 2001, Kiu Jingmin, vicepresidente del Comitato promotore di Pechino 2008, affermò: “Assegnando a Pechino i Giochi, aiuterete lo sviluppo dei diritti umani”, a pochi mesi dall’inizio delle Olimpiadi e nonostante alcune riforme in tema di pena di morte e di maggiore libertà di stampa per i media internazionali, questo impegno appare lontano dall’essere rispettato.Proprio per questo Amnesty International ha proposto una campagna mondiale per chiedere al governo della Repubblica Popolare Cinese di impegnarsi sul fronte diritti umani. Una richiesta doverosa, ma che va tragicamente in cotrotendenza rispetto ai dati relativi a condizioni lavorative, esecuzioni capitali, libertà di parola e di stampa. Una richiesta che, probabilmente, sarà disattesa, con il beneplacido di tutti quelli, occidentali ed orientali, che hanno sviluppato il loro business in Cina e che vedono nelle olimpiadi un'emorme opportunità di accrescere i propri proventi.