Frammenti di...

USA & ITALIAPolitica e Antipolitica


Obama batte Clinton 13-8. Il Senatore nero che sfida la Senatrice donna moglie dell'ex President Clinton, vince in più stati ma ottiene meno delegati. In totale la Clinton ne ha ora 699, Obama 598. la quota nomination per i Democratici è 2025. In campo Repubblicano il vetusto veterano del Vietnam McCain stacca i rivali Romney (223 delegati) e Huckabee (142 delegati) con i suoi 522 delegati conquistati finora a fronte di una quota nomination di 1191.Se per i repubblicani quindi i giochi sembrano quasi fatti, i candidati Democratici ancora se la giocheranno ancora fino alla fine. Quello che colpisce però, oltre ai numeri e ai colpi di scena in campo Repubblicano soprattutto (il ritiro di Giuliani dato inizialmente per favorito e la netta supremazia di McCain che invece i sondaggisti ritenevano spacciato) è la forte partecipazione popolare che stanno registrando le primarie USA. Mai prima d'ora gli statunitensi avevano partecipato così massicciamente alle elezioni primarie con percentuali medie di votanti del 15% degli aventi diritto. Secondo un sondaggio pubblicato dal Chicago Tribune, il 77% dell'intera popolazione si dice «molto interessata» all'appuntamento elettorale, e l'85% si dice «assolutamente convinta» che il voto individuale «conti molto». Affluenze record si sono registrate in Illinois e California. Percentuali che fanno sbiancare i sondaggisti italiani che oggi registrano uno scollamento dei cittadini dalla politica mai visto da anni. Si deve notare infatti un inversione di tendenza oltre oceano. Se nel nostro Paese gli elettori che diserteranno le urne il prossimo aprile saranno molti, a causa della sfiducia determinata da una gestione scellerata della cosa pubblica e dalla presa di coscenza che la classe politica italiana si sta facendo sempre più "CASTA", negli USA c'è invece un forte interesse al voto, determinato dalla repentina voglia di voltare pagina, di cacciare finalmente lo scriteriato Bush Jr dalla Casa Bianca, dove ha fatto danni irreparabili all'economia, all'immagine e alla credibilità americana, per non parlare della politica estera fatta di assurde quanto cruente guerre. C'è voglia di cambiamento sia in Italia che in Usa ma la nostra voglia è quella di spazzare via un'intera classe politica corrotta e soprattutto non fedele agli elettori riguardo agli impegni presi. Gli statunitensi invece si stanno riversando alle urne perchè vedono nel voto una liberazione da quello che verrà ricordato come uno dei peggiori presidenti americani. In passato si criticava la teatralizzazione della politica americana, ma non ci siamo resi conto che la nostra politica stava diventando peggio di quella che criticavamo. Oggi ci troviamo di fronte ad una scelta dura: andare a votare e farsi ancora una volta complici di questi schifosi politici corrotti, oppure disertare lasciando che gli altri decidano per noi? In Usa, in condizioni chiaramente diverse, hanno deciso di votare, in Italia sapremo tra pochi mesi cosa ne sarà della nostra fatiscente democrazia...