Frammenti di...

Il prestanome di Putin.


Seggi militarizzati, astensionisti stanati dalle loro case e convinti ad andare a votare, spazi mediatici quasi totalmente a pannaggio del più forte, candidati scomodi esclusi dalla corsa elettorale. In questo clima si sono svolte le elezioni presidenziali in Russia, dove l'unica incognita era relativa all'affluenza, dove invece era già noto il nome ed il volto del successore (prestanome) di Putin. Dimitri Medvedev ha ottenuto il 70,6 dei consensi, i russi hanno "deciso" di fare una scelta decisa, in continuità con l'amato ZarPutin. Gli avversari hanno raccolto le briciole ma non vogliono riconoscere la sconfitta, frutto di evidenti brogli elettorali. L'ultranazionalista Vladimir Zhirinovski (11,4%) ha annunciato di volre presentare ricorso, come il comunista Gennady Zhugarov (17,2%) che avrebbe le prove di brogli, e che dice di aver raggiunto realmente il 30% dei consensi e non il solo 17%. L'indipendente Andrei Bogdanov (1,8%) dice invece che le elezioni sono regolari. Gary Kasparov e Mikhail Kasyanov sono stati esclusi dalla corsa. Il primo, minacciato dal potere putiniano, arrestato più volte, intimidito dall'inteligence russa, ha deciso di ritirarsi ma non di smettere di protestare.Kasyanov è stato accusato di aver presentato firme false per la presentazioni delle liste elettorali, e quindi è stato cancellato dalla competizione. Kasparov, ieri di nuovo nella Piazza Rossa per manifestare insieme a qualche suo collaboratore, è stato fermato e interrogato, gli è stato impedito di manifestrare, di esprimere la sua opinione. Un nuovo amico dell'occidente è pronto a soddisfare le esigenze commerciali delle lobby europee ed americane, pronto ad eseguire gli ordini di Putin, eletto in quella Russia che, poco meno di 20 anni fa, credeva di essere tornata libera...