"E' l'ignoranza che crea la violenza". Così cantavano qualche anno fa i Sud Sound System, spiegando, in un salentino ben comprensibile per chi voleva intendere, le radici della violenza. Una violenza che sempre più spesso viene alimentata dalla paura dell'altro, visto come nemico da combattere, come concorrente privilegiato nella guerra tra poveri per un misero posto di lavoro, come mostro. Oppure la violenza fine a sè stessa, alimentata dalla follia ideologica di coloro che inneggiano ancora alla purezza della razza. Una violenza che nasce e cresce spesso nelle sacche più povere (economicamente e mentalemente) della società italiana, fomentata dai nuovi nazifasciti che si ergono a difensori dell'italianità. Ma c'è dell'altro nelle aggressioni che una banda di giovani milanesi andava da mesi compiendo ai danni di giovani filippini, rei di occupare spazi riservati, evidentemente seconto le tesi degli aggressori, ai soli italiani. Ci sono storie di una perdita di quei valori di pace, di tolleranza, di integrazione, propri di ogni società multietnica, quale è, da sempre, quella italiana. Infatti l'Italia da nord a sud rappresenta un tale melange di razze e culture differenti che già prima delle grandi ondate di immigrati, era simbolo della multietnicità del popolo italiano. Mi rendo conto che voler far capire questi concetti a chi, fra l'altro, vorrebbe tagliare l'Italia a metà, facendo sprofondare il sud e "i terroni" nell'oblio e nell'oscurità, è cosa ardua. Ma per farlo tento di semplificarmi il compito servendomi di una citazione di qualcuno che probabilmente è la guida spirituale di milioni di italiani, anche di quelli che, agendo in maniera razzista, non ne rispettano l'insegnamento, mortificandolo:"Ama il prossimo tuo come te stesso"
Arancia meccanica.
"E' l'ignoranza che crea la violenza". Così cantavano qualche anno fa i Sud Sound System, spiegando, in un salentino ben comprensibile per chi voleva intendere, le radici della violenza. Una violenza che sempre più spesso viene alimentata dalla paura dell'altro, visto come nemico da combattere, come concorrente privilegiato nella guerra tra poveri per un misero posto di lavoro, come mostro. Oppure la violenza fine a sè stessa, alimentata dalla follia ideologica di coloro che inneggiano ancora alla purezza della razza. Una violenza che nasce e cresce spesso nelle sacche più povere (economicamente e mentalemente) della società italiana, fomentata dai nuovi nazifasciti che si ergono a difensori dell'italianità. Ma c'è dell'altro nelle aggressioni che una banda di giovani milanesi andava da mesi compiendo ai danni di giovani filippini, rei di occupare spazi riservati, evidentemente seconto le tesi degli aggressori, ai soli italiani. Ci sono storie di una perdita di quei valori di pace, di tolleranza, di integrazione, propri di ogni società multietnica, quale è, da sempre, quella italiana. Infatti l'Italia da nord a sud rappresenta un tale melange di razze e culture differenti che già prima delle grandi ondate di immigrati, era simbolo della multietnicità del popolo italiano. Mi rendo conto che voler far capire questi concetti a chi, fra l'altro, vorrebbe tagliare l'Italia a metà, facendo sprofondare il sud e "i terroni" nell'oblio e nell'oscurità, è cosa ardua. Ma per farlo tento di semplificarmi il compito servendomi di una citazione di qualcuno che probabilmente è la guida spirituale di milioni di italiani, anche di quelli che, agendo in maniera razzista, non ne rispettano l'insegnamento, mortificandolo:"Ama il prossimo tuo come te stesso"