Frammenti di...

Antidolorifico


Mentre il Papa a Sidney per la XXIII Giornata mondiale della gioventù lancia la sua solita invettiva contro l'aborto, in Italia si consuma l'ennesimo assurdo caso di violazione dei diritti di una donna che, avendo abortito al Niguarda di Milano, e richiedendo un antidolorifico all'anestetista che, conosciuta la causa dei dolori, ha rifiutato di somministrare l'antidolorifico in quanto obiettore di coscienza. "Il medico avrebbe dovuto intervenire", dice il primario Maurizio Bini. E' stato lui a intervenire quando ha saputo del caos scatenatosi dopo la decisione dell'anestesista. Il marito della donna era inferocito per il trattamento ricevuto e aveva iniziato a minacciare di portare via la propria compagna. Il dottor Bini è intervenuto somministrando una forte dose di morfina alla signora: "Non è compito mio fare quella iniezione ma i medici abortisti nel mio reparto sono così pochi - dice il primario - che spesso mi capita di rimboccarmi le maniche e fare da solo". Secondo la Cgil, che per prima ha raccolto la denuncia del marito della donna, si è trattato di "omissione di assistenza" e ha sollecitato la direzione sanitaria ad aprire un'inchiesta. Il primario di ostetricia ha invece posto la questione al comitato etico del nosocomio. "Io sono dell'idea - dice Bini - che un medico non può rifiutare un antidolorifico ad una donna sottoposta ad aborto terapeutico alla 21.ma settimana". Una struttura pubblica DEVE GARANTIRE a tutti il rispetto dei propri diritti. E' giusto rispettare le scelte degli obiettori di coscienza, che scelgono di non praticare aborti, ma non è giusto che questi rifiutino cure connesse ad un operazione fatta da un'altro medico.Inoltre una struttura pubblica deve garantire la disponibilità costante di almeno un medico non obiettore, che possa rispondere alle esigenze di chi vuole interrompere la gravidanza, decisione dolorosa che viene vista da troppi come un'occasione per accusare le donne che scelgono di non concepire il bambino. L'ennesimo caso di discriminazione, fortunatamente finito bene ma che non placherà le polemiche e non risolverà il problema sanitario, ma che dovrebbe far riflettere su diritti e doveri di ciascuno di noi.