Frammenti di...

Muri mentali costruiti da professori faziosi.


Pubblico di seguito l'introduzione alla mia tesi di laurea triennale. In realtà questa è la versione censurata dal mio relatore, un professore dell'Università di Perugia che riteneva troppo fantasiose e sognanti le mie affermazioni riguardanti i Pink Floyd, in relazione all'argomento trattato(il muro in Palestina). Inoltre non gradiva che la mia tesi fosse bipartisan, volendo prediligere la comunicazione del ministero degli affari esteri israeliano a cui evidentemente era molto affezionato. Dovendo laurearmi ad ogni costo(mi ero già iscritto all'Università di Bologna, dopo aver passato un test di ammissione, avevo pagato le tasse d'iscrizione a Bologna,avevo preso casa, e non volevo assolutamente pagare la seconda rata di tasse a Perugia), mi sono dovuto adeguare ai capricci del relatore.In sintesi il muro contro cui ho sbattuto, è stata la  scarsa professionalità di un professore che, avendo idee contrastanti con le mie si è divertito a cambiare le carte in tavola a partita iniziata.So di non essere il solo ad aver affrontato situazioni simili, ma bisogna combattere questi personaggi ed abbattere i muri dentro i quali ci vogliono rinchiudere.STOP THE WALLS!!!"Nel 1979 i Pink Floyd attraverso le note del celebre album “The Wall” accarezzavano l’utopica idea di abbattere i muri che imprigionano l’uomo. Il riferimento era ai muri mentali creati dai rapporti sociali che il protagonista aveva con la madre, con la scuola omologante ed oppressiva e causati anche dalla morte del padre in guerra; molti critici però hanno visto in quest’opera una denuncia anche verso le reali barriere che dividevano fisicamente gli uomini.Quando dieci anni dopo le televisioni di tutto il mondo regalarono le immagini del crollo del muro di Berlino, e il ricongiungimento degli abitanti dell’est con i loro fratelli dell’ovest, il sogno sembra divenire realtà.Oggi però, quel sogno sbocciato un quarto di secolo fa sembra lontano anni luce e mentre in Germania si brinda per il quindicesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, nel mondo ne esistono ancora molti la maggior parte dei quali non meritano, secondo informazione mediatica e politica, gli onori della cronaca.Tra i più antichi vi è il muro innalzato nel 1953 a confine fra Corea del Nord e Corea del Sud per meglio separare i due territori; al centro del Parco dell’Amicizia vi è il confine fra Messico e California, segnato de una recinzione metallica fortificata lunga decine di chilometri e controllata militarmente voluta dagli USA per fronteggiare l’immigrazione clandestina; India e Pakistan, due importanti membri delle Nazioni Unite sono separate da un muro per tenere sotto controllo i difficili rapporti fra due superpotenze nucleari; nel 1999, dopo l’attentato di matrice islamica nella capitale Tashkent, l'Uzbekistan ha costruito la sua barriera protettiva al confine con Kyrgyzstan; lo stato del Botswana, in Africa, ha innalzato a confine con lo Zimbawe una barriera elettrificata per impedire l’immigrazione clandestina e il passaggio di bovini affetti da afta epizootica, pericolosi per il possibile contagio delle mandrie degli allevatori locali; la Thailandia nel febbraio di quest'anno ha deciso di realizzarne uno per separarsi dalla Malesia; è in costruzione una barriera che l’Arabia Saudita erge a confine con lo Yemen per  porre fine all'infiltrazione di terroristi e contrabbandieri di armi e droga.Anche l’Europa, che il primo maggio di quest’anno è stata allargata a 25 membri, si fregia di alcuni muri e recinzioni sparsi per il continente: dalla riunificazione di Berlino, Nicosia è l’unica capitale divisa al mondo; infatti Cipro è tagliata in due da un muro che separa i turco-ciprioti dai greco-ciprioti. Rari passaggi sono aperti nelle ore diurne; a Belfast, nell’Irlanda del Nord, vari muri separano protestanti de cattolici; ed ancora in Spagna dove a Ceuta, a confine col Marocco gli spagnoli, grazie ad un finanziamento di duecento milioni della Comunità Europea, hanno costruito un reticolato di filo spinato elettrificato per impedire l’immigrazione clandestina; il porto olandese di Hoek Van Holland è cinto da un muro che impedisce la fuoriuscita di immigrati.Tutte queste opere difensive sono i pronipoti di antiche costruzioni che oggi non svolgono più il ruolo originario di difesa o contenimento forzato di popolazioni: la più antica è la Grande Muraglia cinese, costruita a partire dal 230 a.c. per respingere le pressioni delle popolazioni mongole che cercavano di invadere il territorio cinese; nel 122 d.c. l’imperatore romano Adriano fece innalzare un muro nella penisola britannica, passato alla storia come Vallo Adriano, per dividere i territori romani da quelli dei bellicosi britanni del nord; nella seconda metà  del XIX° secolo gli americani inventarono un nuovo strumento, il filo spinato. Originariamente usato per la ripartizione di terre agricole, ebbe largo impiego nella Grande Guerra per proteggere le trincee e ricoprì un ruolo di primo piano nella recinzione dei campi di concentramento tedeschi nel secondo conflitto mondiale;negli anni trenta del XX° secolo gli italiani costruirono un reticolato fortificato a confine con l’Egitto per contenere il popolo libico.Anche l’Italia ha avuto due barriere: quella fra Gorizia, sotto controllo alleato, e Nova Gorica, in mano alle truppe di Tito; il primo maggio 2004 la rete metallica divisoria è stata abbattuta in concomitanza con l’ingresso della Slovenia nella UE; a Trieste alla fine della seconda guerra mondiale fu divisa, seppur non fisicamente, in due zone di cui una sotto il controllo di Tito e l’altra patrocinata dagli alleati. Il 26 ottobre 1954 però, Trieste tornò ad essere completamente italiana.Quello di Berlino fra tutti questi è stato quello politicamente più importante perché si poneva come confine fra mondo occidentale e capitalista e mondo orientale e comunista. È stato quindi anche il più altisonante a livello mediatico oscurando cosi tutte le altre barriere esistenti nel mondo. Oggi come allora, l’informazione non si cura dei muri che copiosi tagliano meridiani e paralleli del pianeta Terra, ma è pienamente rapita dalla barriera antiterrorismo (ribattezzata dai palestinesi “muro dell’apartheid”) che Israele sta costruendo per delimitare i territori palestinesi e difendersi dal terrorismo. Anche in questo caso, come per il muro di Berlino, sono in ballo interessi politici molto forti, da un lato per le sorti che hanno colpito il popolo ebreo nella storia dall’ultima guerra mondiale in poi, dall’altro per la rilevanza che ha assunto nell’ultimo trentennio del novecento la questione palestinese.Proprio per questo quindi, mi immergo nella nuova frontiera della comunicazione, internet, per proporre una visione globale dell’opera in costruzione in Terra Santa, spiegando le ragioni che il Governo Israeliano e l’Autorità Palestinese portano per giustificare la barriera o per opporvisi."