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Calcio Totale e Rinus Michels

Post n°239 pubblicato il 01 Giugno 2011 da as_scacciapensieri

Calcio totale

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Calcio totale è l’espressione con cui nel calcio si definisce quello stile di gioco per cui ogni calciatore che si sposta dalla propria posizione è subito sostituito da un compagno, permettendo così alla squadra di mantenere inalterata la propria disposizione tattica. Secondo questo schema di gioco nessun giocatore è ancorato al proprio ruolo e nel corso della partita chiunque può operare indifferentemente come attaccante, centrocampista o difensore.

Il calcio totale è stato anche il primo stile di gioco ad applicare sistematicamente il pressing e la tattica del fuorigioco.

Storia

Per quanto la Nazionale austriaca degli anni trenta giocasse già una forma primitiva di calcio totale, le fondamenta di questo stile di gioco furono gettate da Jack Reynolds, allenatore dell'Ajax dal 1915 al 1925 e poi ancora dal 1945 al 1947. Rinus Michels giocò agli ordini di Reynolds e nel 1965 divenne lui stesso allenatore dell'Ajax, definendo il concetto di calcio totale così come lo conosciamo oggi e diventandone a tutti gli effetti il padre, applicandolo sia nell'Ajax sia nella Nazionale olandese. Quando nell'estate del 1971 Michels passò sulla panchina del Barcellona, il calcio totale fu portato avanti dal rumeno Stefan Kovács e anche in altri paesi europei si cominciò a giocare secondo questo modulo. Altra squadra anticipatrice del calcio totale fu la mitica Aranycsapat ungherese.

L'espressione più alta del Calcio Totale comprende un arco di tempo che va dal 1971 al 1974. In quegli anni il Calcio Totale trovo attuabilità grazie alla consacrazione del fuoriclasse olandese Johan Cruijff che, benché venisse schierato solitamente come centravanti, si muoveva in ogni gara a tutto campo a seconda dello sviluppo delle singole azioni, cercando sempre la posizione dove avrebbe potuto essere più pericoloso. I compagni si adattavano ai suoi movimenti, scambiandosi di posizione in maniera regolare in modo che i ruoli fossero comunque tutti coperti, anche se non sempre dalla stessa persona.

Subito dopo aver vinto la Liga spagnola con il Barcellona, Michels guidò la Nazionale Olandese ai Mondiali del 1974, portando in Germania una squadra divisa in due blocchi (Ajax e Feyenoord) e scossa al suo interno da mille frizioni e invidie, figlie anche delle contestazioni giovanili di pochi anni prima. In più, il CT decise di affidare il ruolo di titolare ad un portiere trentaquattrenne non professionista, Jan Jongbloed. Nonostante i mille problemi, l'Olanda passò il primo turno e demolì l'Argentina 4-0, poi la Germania dell'Est 2-0 sotto il diluvio e quindi il Brasile anch'esso per 2-0.

Nella finale con la Germania Ovest, l'Olanda passò in vantaggio su rigore concesso alla fine della prima azione di gioco e senza che i padroni di casa fossero ancora riusciti a toccare il pallone, ma di lì in poi la pericolosità di Cruijff fu fortemente limitata dall'efficace marcatura di Berti Vogts. Franz Beckenbauer, Uli Hoeness e Wolfgang Overath dominarono il centrocampo e permisero alla Germania Ovest di ribaltare il risultato e vincere la partita con il punteggio di 2-1.

Probabilmente anche a seguito di questa sconfitta, così come di quella con l'Argentina quattro anni dopo, si ritiene ancora oggi che il calcio totale sia uno stile di gioco bello ma perdente. In realtà, l'Ajax di Michels vinse 4 titoli nazionali e tre Coppe d'Olanda, e nei primi anni settanta il calcio olandese (anche il Feyenoord giocava con lo stesso modulo) vinse quattro Coppe dei Campioni consecutive.

In seguito, la Dinamo Kiev di Valeri Lobanovski vinse due Coppe delle Coppe (1975 e 1986) e il Belgio del 1980 arrivò fino alla Finale dei Campionati Europei. E lo stesso Michels era seduto sulla panchina dell'Olanda che vinse l’Europeo del 1988.

Nel calcio italiano la maggiore espressione del calcio totale fu il Napoli di Vinicio, il Lanerossi Vicenza allenato da Giovan Battista Fabbri, secondo nella Serie A 1977-1978. Ma anche la Ternana di Corrado Viciani negli anni settanta, e gli allenatori Luis Vinicio sempre nei settanta, Luigi Maifredi, Giovanni Galeone, Corrado Orrico, Giuseppe Marchioro e il più vincente Arrigo Sacchi negli anni ottanta, praticarono un tipo di gioco simile al calcio totale anche se in forme diverse e personali.

Senza ombra di dubbio, l'espressione più pura del calcio totale in Italia è stata rappresentata dal Foggia di Zdeněk Zeman nella prima metà degli anni novanta, capace di sbancare il campionato 1990-1991 di Serie B a suon di goal (70, dei quali 50 realizzati dal tridente offensivo composto da Roberto Rambaudi, Francesco Baiano e Giuseppe Signori), di concludere a metà classifica l'anno successivo in Serie A, e di confermarsi nei campionati seguenti, anche con giocatori sconosciuti provenienti dalle serie minori, sfiorando la qualificazione in Coppa Uefa; il tutto condito da assoluta velocità e spettacolo (talvolta ritenuto troppo spregiudicato) in ogni campo di gioco e contro qualunque avversario.

Tattica e tecnica

La buona riuscita del calcio totale dipende in larga parte dall’adattabilità di ogni membro della squadra a ricoprire più ruoli. I giocatori devono avere una grande capacità di analizzare le diverse situazioni tattiche per potersi scambiare con efficacia la posizione in campo, e sono necessarie una buona tecnica e un’ottima preparazione fisica.

Mentre centrocampisti e attaccanti pressano a tutto campo e spesso in maniera selvaggia i portatori di palla avversari, i difensori difendono a zona applicando il fuorigioco. Non è infrequente che i terzini si spingano sulla fascia palla al piede per arrivare sul fondo e crossare, così come spesso gli attaccanti tornano in difesa per aiutare a coprire. La differenza del calcio totale rispetto ai moduli a zona successivi è che i giocatori si muovono in relazione alla posizione dei compagni invece che a quella della palla, perché la copertura degli spazi è una condizione primaria di questo stile di gioco, secondo cui la squadra in campo deve sempre mantenere la stessa disposizione tattica (solitamente un 4–3–3).

La creazione degli spazi quando la squadra è in possesso di palla è un’altra condizione necessaria per poter giocare il calcio totale, e solo la capacità di creare e riempire gli spazi da parte dei giocatori rende possibile la buona riuscita di questo stile di gioco. In caso contrario, sarebbe impossibile imbastire azioni d’attacco efficaci perché verrebbero a mancare tutti i corridoi di passaggio. Invece, i movimenti continui e perfettamente sincronizzati dei giocatori in campo, e le insistenti sovrapposizioni degli uomini senza palla, mettono in difficoltà le difese bloccate nella marcatura a uomo, mentre la circolazione del pallone per vie orizzontali permette ai giocatori in attacco di avere il tempo di liberarsi e rendersi pericolosi.

Il pressing a tutto campo ha anche l’effetto di mantenere la squadra corta, cosa che favorisce gli inserimenti offensivi così come i ripiegamenti difensivi. Questo influisce però anche sul gioco del portiere, che opera ora quasi come un libero, controllando l’area di rigore sia nelle uscite sia giocando il pallone con i piedi.

Differenza tra Calcio Totale e Tiki Taka

Il calcio totale si è evoluto in vari modi: uno di essi è il Tiki Taka uno schema di gioco spesso considerato l'evoluzione latina del calcio totale olandese; la differenza più evidente di questi due schemi di gioco è che, mentre il calcio totale è basato su una completa mobilità e libertà dei giocatori in campo, grazie anche alla loro potenza fisica, il Tiki Taka invece si adatta alla natura fine del calcio spagnolo, di conseguenza, per sopperire a questa carenza fisica il gioco viene incentrato su transizioni lente, passaggi corti e possesso costante del pallone, tutto ciò per limitare il tempo a disposizione che può avere l'avversario per creare azioni, obbligando quindi quest'ultimo a fare pressing costante con conseguente dispendio di energia.

Secondo Raphael Honigstein,il Tiki-Taka è un importante evoluzione del calcio totale ma se ne differenzia principalmente perché si concentra sui continui movimenti rasoterra del pallone piuttosto che sui giocatori. Controllare la palla con calma per lungo tempo significa infatti controllare anche l'avversario, poiché quest'ultimo è impossibilitato a giocare.

 
 
 
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