Creato da ballalaluna il 10/09/2008

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Una serata "qualsiasi"

Post n°31 pubblicato il 03 Maggio 2009 da fraglo2009

È sera, le luci delle strade si sono appena accese e si sente il crepitio delle auto sull’asfalto bagnato creare piccole nuvole cittadine. Le persone sono goffe figure piene di sacchetti della spesa, corrono verso i portoni guardando nervosamente l’orologio preoccupate dei rimbrotti che subiranno appena solcheranno l’uscio di casa.

E’ stata una giornata buia, piena di pioggia e di malinconia, per tutti gli altri.

“Tesoro è pronto”, mi ero appena appisolato su quel divano compagno di mille avventure.

Con gli occhi ancora mezzi chiusi ti vedo arrivare dalla cucina: hai apparecchiato la tavola senza che io me ne accorgessi,  è perfetta, tovaglia di lino, piatti delle grandi occasioni e bicchieri scelti in funzione della bottiglia di vino che vuoi propormi.

L’assaggio, un rosso corposo, dalle fragranze intense che riportano ai sapori della tua terra, quella terra da te così amata e dalla quale non ti  allontanerai mai.

Sei davanti a me, mi soffermo a guardare quel filo di trucco appena messo su, sei fantastica quando ti metti in testa di curare ogni particolare del mondo che ti circonda, anche il più piccolo dettaglio è al suo giusto posto: la tavola imbandita rischiarata dalla candela che hai messo come centro tavola, le luci tenui della stanza ma soprattutto te, con quella sobria acconciatura dei capelli, con gli abiti che indossi che non sono quelli che usi abitualmente a casa, il tuo volto curato con il fondotinta e le tue labbra……disegnate alla perfezione dal rossetto, l’unica nota stonata il rumore della televisione che, sbadato, non ho ancora spento da quando mi sono alzato.

Me ne accorgo , la spengo e tu col tuo fare solito arricci il naso stringendo le palpebre e abbozzi un sorriso per farmi capire che hai apprezza il mio gesto da orso redento.

“Assaggia questa pasta, è la solita con le erbette e i pomodorini ma oggi c’ho messo un pizzico d’amore in più vediamo se si sente” la voce riempie la stanza ma ha delle sfumature di dolcezza che solo io  so carpire.

Mi sento un re, mi fai sentire un re perché sai che sei la mia regina, mi sento a casa mia, anche se ancora non lo è, ma fai di tutto per farmi sentire a mio agio non solo con te ma con tutto quel modo che ti circonda.

Ancora non è passato quel momento d’imbarazzo  provocato  dalla mia presenza e io con la mia perfidia che adori ogni tanto te lo faccio notare con quelle frasi stupide ma che per qualche motivo strano ti fanno tanto star bene nell’imbarazzo che provocano.

Allungo la mano sul tavolo alla ricerca della tua, ne accarezzo il dorso e mi accorgo che indossi quell’anellino semplice e di nessun valore venale ma che per te vale più di un diamante, questo adoro di te, il non trascurare nessun dettaglio, ma per te non è una fatica far ciò ma solo un aspetto della tua personalità.

Mi pare di percepire un leggero fremito sotto i polpastrelli come un brivido che dalle estremità più remote del corpo arriva fino al cervello per posarsi per infine sull’anima.

La cena continua, dovrei essere abituato al tuo modo di cucinare, ai tuoi sapori che sai così bene fondere insieme, ma ogni volta per me è una sensazione diversa, sempre unica e irripetibile, forse è proprio quel pizzico di amore che metti in ogni cosa che fai il valore aggiunto che solamente tu sai far uscire fuori.

Ti racconto del mio lavoro, dell’ultimo incontro col cliente di turno ma non sei infastidita dal discorso, anche questo fa parte di me e come tale ti interessa, cerchi di consigliarmi la via migliore per risolvere il problema, mi chiedo spesso come sarebbe la mia vita senza di te, ma certo non lo dirò mai così apertamente, troppo orgoglioso del mio essere maschio……che sciocco!

Sei assorta nei miei racconti, sembra come se volessi essere tu al mio posto, o meglio cosa avresti fatto al mio fianco in una situazione del genere; ne discutiamo, cerchi di farmi capire che forse potevo comportarmi diversamente,il tuo punto di vista di donna però non collima quasi mai con il mio modo di fare, dovrei ascoltarti ed imparare anche a pensare non solo con la mia testa ma ormai è impresa titanica modificare i mei modi, in fondo, mi piaccio così e tu lo sai.

“Quelle parole che sento cercano dentro di me, mi fa morire cantand,o mi fa morire cantando e la mia vita che ascolto mi fa morire, e lo sa.” Ma che canzone è”  chiedo io  “mi sembra una vecchia canzone rifatta, sbaglio? “È killing me softly te la ricordi?”  rispondi, “l’ho sentita per sbaglio oggi alla radio mentre tornavo a casa  la cantava Ornella Vanoni, sò che ti piace quella tipa là, le parole  mi hanno colpito e te la volevo far ascoltare adesso”. I suoni riempiono la stanza, un accompagnamento musicale di sottofondo che mi rilassa ma che comunque non attenua la voglia che non si è  mai sopita.

Mi sembra di sentire il tuo sguardo sotto la pelle, così intenso, scrutare ogni angolo della mia mente, sono imbarazzato al solo pensiero che tu possa leggere le mie fantasie, in questo momento inenarrabili.

Leggi dai mie occhi il desiderio che ho,  farei volar via ogni cosa che c’è sulla tavola per prenderti in questo istante, le tue mani che stringono la tovaglia mentre con la violenza maschia ti strappo di dosso tutto quello che hai pazientemente scelto di indossare.

Mi ricompongo, non voglio fare ciò che già immagini e che desidereresti più di ogni cosa, non voglio essere così banale da prenderti adesso.

La tua bocca diventa stretta, serri il labbro tra i denti, vedo il desiderio  che ti assale ma, impassibile continuo a mangiare, ho deciso che ora non è il momento.

L’attesa, è la terrificante e maledetta posta in palio con  cui voglio giocare stasera, so che ormai  sono il signore dei tuoi sogni.

Si accende la luce dalla finestra di fronte la solita coppia clandestina che da tempo si incontra in quell’appartamento di fronte al tuo.

Stasera si sono dimenticati di abbassare le tapparelle, quelle  sagome dietro le tende  assomigliano ad ombre cinesi e rapiscono la mia attenzione.

Loro non ci possono vedere tanto è fioca la luce della nostra candela e nemmeno ne avrebbero motivo per quanto è forte la loro morbosa e clandestina frenesia di fare all’amore.

Mi accorgo che hai scoperto cosa sto guardando anche se non volevo che lo sapessi, stranamente non ti senti messa da parte, anzi per qualche oscuro motivo la cosa ti suscita una strana eccitazione e prendi in mano l’iniziativa.

Sei scesa sotto il tavolo, sento le mani accarezzarmi le cosce, slacci ad uno ad uno i bottoni e con il palmo della mano inizi un massaggio che dire eccitante è come non dire nulla.

La mia eccitazione prende forma, la senti crescere da sotto gli slip, un sottile strato di stoffa divide la tua pelle dalla mia,  mi aspetto da un momento all’altro un movimento ancora più ardito ma hai deciso che stavolta sarai tu a farmi soffrire per un po’, forse per vendicarti dell’indifferenza apparente di prima.

Quanto ti piace sentirti donna, la signora snob e la più femmina delle femmine, sei qui sotto, inginocchiata ai mie piedi ed io che impassibile continuo a mangiare e a guardare quei due: che spreco di energie, noto la loro foga, il loro fare che ha solo il sapore dell’animale e con la coda dell’occhio osservo te, accucciata li sotto come in adorazione di un totem indiano; ora è il tuo idolo da venerare, da bramare da difendere sopra la tua vita, ora è più importante anche della  tua stessa vita.

Sento in te la voglia di morderlo, come una mamma che per estremo amore vorrebbe prende a morsi il proprio figlio come per mangiarlo, è dentro di te sento il caldo umido delle labbra, della bocca, se ne fossi capace ingoieresti tutto il mio corpo insieme a lui, sei tu adesso il vero animale, in questi momenti, non hai più alcun controllo di te, fiera in questo momento di essere troia, la mia troia………e io li, a sbocconcellare come se nulla stesse accadendo, sempre con lo sguardo a quelle ombre ormai stanche che affannosamente cercano l’impresa estrema, poveri cristi, quanto ancora devono crescere per capire che soprattutto si scopa con la mente.

 

 

 

 

 
 
 
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