Creato da il_nuovo_profeta il 06/12/2007

Il Nuovo Profeta

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INCIPIT (I giorno)

Post n°1 pubblicato il 06 Dicembre 2007 da il_nuovo_profeta

Calogero, lo scelto e diletto, alba del proprio giorno, aveva atteso ventun'anni nella città di Ficarazzi, il pulmino che doveva tornare e riportarlo nella nativa Termini Imerese. E nel ventunesimo anno, nel settimo giorno del Signore, il mese delle prime creme solari, uscì dal bar di Totò Panella e guardò verso la fine della strada; e vide il pulmino arrivare, nella calorìa del mezzogiorno.

Allora le porte del suo cuore si spalancarono, e una lacrima solcò la soglia dei suoi grandi occhi saraceni. Li chiuse lentamente e pregò nel silenzio della sua anima, chiedendosi:

Come faccio ad andarmene in pace e senza dolore? Come faccio a lasciare le persone con cui ho condiviso tanti anni? Chi glielo dice a mia madre che non torno per cena?

E asciugandosi le prime lacrime si disse:

No, non lascerò il quartiere senza una ferita nell'animo. Tutto il dolore che ho patito non sarebbe nulla in confronto a ciò che patirei se me ne andassi. Ho sparso troppo denaro, e troppi sono i debiti che ho accumulato in queste strade, eppure, non posso ritirarmi da loro senza un rimpianto o una sofferenza.

 

Lasciare il luogo dove si è cresciuti è come strapparsi i peli dalle vergogne con pinzette.

E' come mettere il sale nel caffè al posto dello zucchero.

Non posso indugiare oltre.

Sento una voce che mi chiama, perciò devo salire su quel pulmino.

 

E il pulmino intanto si avvicinava, e sopra di esso vi era una comitiva di svedesi in bikini diretta al mare.

Egli le vide, e la sua anima era sul punto di scoppiare, e con gli occhi illuminati e con la grazia che solo lui sapeva disse:

Minchia.

E mentre quello era sul punto di fermarsi, un attimo prima di avvicinarsi al portello dell'entrata, sentì delle voci conosciute che invocavano il suo nome, mentre gridando si riferivano l'un l'altro la notizia dell'arrivo del pulmino.

Ed egli disse fra sè:

Bih, e che palle..

E quelli una volta arrivati gli dissero:

Maestro, ma che sta succedendo? Forse che pensava di abbandonarci alle nostre anime? Non facciamo che è ancora offeso per la storia della macchina, quella si ripara..

Ma egli non guardava, pareva veramente offeso.

Maestro, sono quattro graffi, è cosa da poco..

Ma lui niente, non ne voleva sapere.

E allora quelli insistettero:

Dai Maestro, lo sappiamo come sia profondo il tuo desiderio di tornare alla terra dei tuoi ricordi. E il nostro rispetto e la nostra venerazione, non ti vincoleranno, nè i nostri desideri ti fermeranno. Ma prima di lasciarci ti chiediamo di parlarci, di comunicarci il tuo credo, affinchè noi, gente di Ficarazzi, possiamo vivere nel benessere e in armonia con il volere di Dio. Così noi lo trasmetteremo ai nostri figli, e i nostri figli ai loro figli, e i loro figli ai loro figli ancora, e questi qui a quelli che verranno, ed esso non perirà. Sono tante le cose che vorremmo chiederti, tanti i quesiti che ci attanagliano. Per esempio: perchè la carta igienica finisce sempre quando uno ha bisogno? perchè non possiamo mettere i bianchi coi colorati? perchè deve piovere sempre di sabato? perchè tutto attaccato si scrive staccato, e staccato invece si scrive tutto attaccato? e perchè..

Ma quelli li interruppe e disse:

Gente di Ficarazzi, e che è? una cosa alla volta. Non è che sono un robot che posso rispondere tutt'insieme a queste domande, e che Caspio..

Allora quelli dissero:

Maestro, noi vogliamo soltanto che ci sveli noi stessi e le nostre esistenze. Vogliamo che ci comunichi tutto ciò che ti si è rivelato di ciò che sta tra la nascita e la morte, passando per la Prima Comunione.

E a tal richiesta egli, sbuffando seccatamente, rispose:

Allora, visto che insistete tanto, comincerei a parlare della cosa che sta agitando i vostri animi, vabbè?

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Commenti al Post:
orsomalindi
orsomalindi il 07/12/07 alle 13:39 via WEB
che idea grandiosa.... poi gibran è il mio scrittore preferito!!!! CONTINUA!!!!!
 
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