(...)

Capanna Como


Difficile raccontarsi. Più difficile ancora farlo a chi non ti conosce. Probabilmente parlano meglio per noi le “cose” che ci piacciono, che ci affascinano, le “cose” per cui siamo sempre disposti a trovare qualche minuto durante la giornata (nonostante pigrizia, stress e impegni). Per ciò, per provare a parlare di me, proverò a parlare di ciò che mi piace. Luoghi – Capanna Como (m.1790) La prima volta che ho sentito parlare di Capanna Como, è stato dallo “zio Maurizio”, che mio zio non è ma l’abbreviazione è naturale, un giorno in cui, coincidenza avevo nella testa un gran bisogno di una fuga. E’ vero che, come racconta Freccia nel film di Ligabue “Radiofreccia”, - credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso – tuttavia sono molti i giorni in cui le gambe e la testa non ne vogliono sapere di restare fermi e la tua voglia di vagabondaggio esplode naturale. Bene, in uno di quei giorni, mentre osservavo i pioppi dalla finestra della mia camera flettersi al vento primaverile, mia madre mi urla che c’è una lettera per me (premetto : non credo nel destino, ma credo fortemente nelle coincidenze e nell’ energia dei nostri pensieri/desideri). Riconosco la calligrafia : lo Zio (in un altro momento parlerò anche di lui, ma per ora questo tags è “luoghi”). La lettera cominciava con - ti è mai capitato di desiderare di fuggire? – “Ennesima coincidenza” ho pensato, e mi aspettavo di trovare qualche citazione da H. Hesse o H.D. Thoreau, oppure qualche proposta per aprire il famoso “bar a Cuba”. Invece il buon zio mi proponeva una “semplice” escursione di trekking per raggiungere questa fantomatica “Capanna Como”. La foto che mi allegava e che ho messo ad inizio post è bastata a farmi preparare lo zaino, prendere il treno e partire alla volta di Milano (dove lo zio abita). Non mi sono neanche curato di finire la lettera con i dettagli di altitudine, lunghezza percorso e difficoltà (e qui, lo ammetto, sono stato alquanto incauto!). Adesso un altro momento difficile, descrivere le sensazioni. Proverò parlando dei colori : verde smeraldo, l’erba; grigio azzurro, il cielo; verde scuro, rosso acceso e arancione, la vegetazione; ghiaccio, il lago; Bianco, la neve. Ora mi affido ai profumi : pungente, i primi fiori di primavera e il sottobosco; erba bagnata, il faggeto; libertà, il profumo del viaggio; formaggio, il pasto veloce seduti su una roccia del torrente. Molto ha fatto il vento leggero “che bagnava la testa nuda” e il silenzio. Molto ha fatto il desiderio e la voglia di sentire i miei pensieri liberi dalle troppe sovrastrutture del quotidiano. E molto ha fatto la compagnia, anche silenziosa, di un amico. A Capanna Como son tornato altre volte da solo con lo zio, tuttavia credo che la volta che più mi è rimasta nel cuore sia la volta in cui siamo riusciti a portare con noi alcune persone che mi stanno a cuore, con alcune delle quali condivido le monotonie della nostra pianure, le nebbie, i venerdì persi in qualche pub, le litigate, ma anche i sorrisi, il ridere per il gusto di farlo, un abbraccio, i mille progetti mai realizzati, qualche sogno ma soprattutto la certezza che comunque vada, conosciamo la strada. Se a qualcuno mai venisse voglia di staccare per un po’ la spina, vi lascio un paio di siti che parlano di capanna Como più approfonditamente : www.climbers.it; digilander.libero.it/felice/Darengo.htm. Ma niente sarà mai come affrontarla, arrivare stanchi alla meta, guardarsi in faccia e ridere bestemmiando chi ce l’ha fatto fare, entrare, bere un goccio di rosso e preparare la polenta.