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A. Rimbaud


Sembra che parlare di Rimbaud sia molto facile. Le antologie, le riviste, la cinematografia lo fanno spesso. Parlano. Ma raramente lo lasciano parlare. Non è possibile scindere, in questo caso, l'opera da chi l'ha prodotta (Calvino non me ne vorrà), tuttavia, non serve che le mitologie rimbaldiane (assenzio, omosessualità, visioni, etc.) diano ulteriore forza alle sue parole. Non mi dilungo, non credo di avere l'autorità per farlo, però lascio una traccia, una della tante che mi ha dato l'illusione di poterlo seguire. Sensation Par les soirs bleus d'été, j'irai dans les sentiers, Picoté par les blés, fouler l'herbe menue : Rêveur, j'en sentirai la fraîcheur à mes pieds. Je laisserai le vent baigner ma tête nue. Je ne parlerai pas, je ne penserai rien, Mais l'amour infini me montera dans l'âme ; Et j'irai loin, bien loin, comme un bohémien, Par la Nature, heureux- comme avec une femme. (Mars, 1870) Sensazione Le sere azzurre d'estate, andrò per i sentieri Punzecchiato dal grano, a calpestare erba fina: Trasognato, ne sentirò la freschezza ai piedi. Lascerò che il vento mi bagni il capo nudo. Non parlerò, non penserò a niente: Ma l'amore infinito mi salirà nell'anima, E andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro, Nella Natura, - felice come con una donna