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Pd, tutto fa brodo?

Post n°297 pubblicato il 20 Settembre 2007 da monari

Veltroni
Stamani su «Repubblica» Mario Pirani ha scritto un editoriale sulla nascita del Partito democratico, che comincia così: «Non prendiamoci in giro. La nascita del Partito democratico non sta maturando attraverso una "fusione calda", malgrado le speranze suscitate e che erano sembrate coagularsi in due momenti: i congressi di scioglimento di Ds-Margherita e la presentazione della candidatura Veltroni. Dopo quei passaggi ci si attendeva un rilancio che aprisse subito le porte del costituendo partito a forze sociali fin qui mortificate, a intelligenze creative fin qui messe ai margini, a spiriti liberi pronti a impegnarsi. La delusione è, per contro, palpabile. Il timore che la perigliosa iniziativa sfuggisse di mano alle due nomenclature di riferimento ha prodotto un macchinario selettivo barocco e antidemocratico. Il suo funzionamento è difficilmente comprensibile, di nessuna attrattiva, dissuasivo nei confronti di ogni desiderio di partecipazione. Lo spezzatino delle liste per circoscrizione, la duplicazione delle medesime (più di una per candidato), la designazione delle candidature ad opera di piccoli gruppi di vertice addetti alla bisogna, il rifiuto di permettere le preferenze, così da controllare e gestire rigidamente l'ordine di ogni lista dei designati, (ricalcando l'aborrita - a parole - legge elettorale vigente): questi gli aspetti salienti del marchingegno messo in piedi».

Nelle parole di Pirani si rispecchia la sensazione che provo leggendo le liste riminesi. Non ditemi che parlo di cose periferiche. Il quadro complessivo del mosaico nazionale risulta dalle singole tessere locali. La mia città è una tessera, ma assieme contribuisce a fornire l'immagine generale, che è quella delineabile con le prime parole di Pirani: «Non prendiamoci in giro».

La lista a sostegno di Walter Veltroni nel collegio Nord è guidata da un assessore del Comune di Rimini, Elisa Marchioni, che l'anno scorso entrando in carica disse: «Non sono mai stata iscritta né vicina ad alcun partito, e più che interrogarmi sul centro-destra o sul centro-sinistra, alla proposta di un impegno in giunta, mi sono chiesta se mi sentivo di tirarmi indietro davanti all’opportunità di operare, da un altro punto di vista rispetto a prima, per le persone e la città».

Orbene, adesso a questo assessore verrebbe da chiedere se si è nel frattempo interrogata «sul centro-destra o sul centro-sinistra», per non definirsi più soltanto votata al bene comune della gente.
Ora si tratta di creare un nuovo partito (di centro-sinistra, se non ho io le visioni), per cui sarebbe opportuno sapere se è divenuta consapevole delle differenze fra destra e sinistra, o se per lei ancora tutto fa brodo.

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