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Post N° 68

Post n°68 pubblicato il 25 Dicembre 2007 da dinilu
 

Assaporando l'Espresso n. 51 del 26.12.2007 ovvero satira successiva.
Oltrepasso (come si fa con una fatta canina fresca) Altan, Bocca, persino Berselli (che la dà a bere a tutti i compagni, ma non a me), per approdare (non a Romano Prodi, ma) all'ingenioso, come l'hidalgo don Quijote de la Mancha, Serra Michele (sesto, al pari di Dante, dopo l'Arcangelo, Bongiorno, Sant'oro, Cucuzza e Placido).
L'impareggiabile (come la terra di Quasimodo) Michael titola la sua sublime (come la Porta dei sultani turchi) satira preventiva (come la guerra in Iraq: dies Iraq) "Un barbone di nome Silvio" (non un cagnoletto come il noto politico macho, con tre teste al pari di Oreste e di Cerbero). Scrive, anzi "verga" il finissimo Autore satirico, sempre sesto dopo Fo, Benigni, Luttazzi, Crozza e Paolo Rossi (per tacere dei fratelli Bandiera Rossa, cioè i Guzzanti, dall'ingegno Aguzzo): "Dice da anni (Berlusconi) le stesse quattro cazzate -spiega Ron Hathaway, il guru delle campagne politiche americane- tipo <<La magistratura mi perseguita>>".
Questo Ron (non dei Primitives), che Grillo manderebbe a fare in guru, appunto, presta attenzione alle "cazzate" del Cavaliere, ma non a quelle che il Professore, tra una seduta spiritica e l'altra, snocciola agli italiani, cui promette felicità e benessere, mentre il suo ministro Padoa-Schioppa, tra una cazzata (Petroni) e l'altra (Speciale) aumenta le tasse, alleggerisce le tredicesime e vaneggia che "Le tasse sono belle", forse memore di quanto esclamava, nella dannunziana "La figlia di Iorio", Mila di Codro, offrendosi al supplizio cui era stata ingiustamente condannata: "La fiamma è bella, la fiamma è bella". 
Insiste Michel nel beffeggiare Berlusconi che ripete monotonamente "sono perseguitato dalla magistratura". Le centinaia di ispezioni ed indagini, le decine di processi o di inquisizioni (anzi Inquisizioni, come quella dei moderni Torquemada di destra), congegnati ad orologeria, non esistono, ma sono frutto della mania di persecuzione di Silvio, della sua inguaribile paranoia, della sua fissazione monomaniacale.
Mastella, D'Alema, Latorre, Fassino, non sono perseguitati dal alcun magistrato. E' forle, anzi folle, solo pensarlo. Cose da piccoli folli, da follini. Del resto, Mike, la storia, direbbe Tonino Di Pietro, è de magistris vitae.
Rivoltare la verità, come le frittate e le pizze, è un'arte in cui eccellono i comunisti, mistificatori sopraffini ed inveterati. Pensate al detto "i comunisti mangiano i bambini". Quanti sberleffi, quanti, sghignazzi, quante risate. Due-tre anni fa ci fu una riunione cui partecipava anche Napolitano, che aveva ad oggetto questa abissale sciocchezza (come la vita di Massimo Gorki) paragonabile a quella del Protocollo dei Saggi di Sion. Miriam Mafai, che partecipava al simposio, ebbe a dire sorridendo "Ancora oggi mangio i bambini ogni tanto".
La verità orrenda e tragica è che i bambini venivano mangiati negli anni trenta nell'Urss, ma non dai comunisti, bensì da coloro che erano considerati nemici della rivoluzione e dei Soviet, come i kulaki ed i cosacchi, o da coloro che erano invisi al Piccolo Padre Stalin, come gli ucraini, ridotti alla fame e costretti a cibarsi di cadaveri. Ecco l'elenco dei misfatti del marxismo-leninismo in Russia (dal Libro nero del comunismo): 
*carestia del 1922, che ha provocato la morte di 5 milioni di persone.
*deportazione ed eliminazione dei cosacchi del Don nel 1920.
*assassinio di decine di migliaia di persone nei campi di concentramento nel periodo 1918-30.
*eliminazione di quasi 690.000 persone durante la grande purga del 1937-38.
*deportazione di 2 milioni di kulak (o presunti tali) nel 1930-32.
*sterminio di 6 milioni di ucraini nel 1932-33 per carestia indotta e non soccorsa.
Oggi, in Italia, i comunisti (anche finti ex) sono i promotori della moratoria e dell'abolizione della pena capitale nel mondo. Sempre dalla parte di Caino (che nel recente passato, oltre Hitler, era Stalin, Mao Zedong, Pol Pot, Kim il Sung, Ulbricht, Kadar, ecc. : 100 milioni di morti in nome del sol dell'avvenir).
Di lato G. Mast. (Mastella?) titola "Diabolico Benigni", informandoci che al Vate (senza "r" finale e senza "l" intermedia, per non confonderlo con Veltroni), per l'interpretazione del quinto canto dell'Inferno, sono pervenute dalla Chiesa anche critiche per aver "attribuito (una) frase a sant'Agostino, ma essa non è di Agostino santo; è di Agostino ancora peccatore, prima della conversione". Ignorante non è Roberto, ma chi gli scrive i commenti che egli impara a memoria. Benigni, non maligni.
Più oltre, Emiliano Fittipaldi (vavavoooommm di formula 1) e Peter Gomez, ci parlano de "La banda Rai" Gli uomini voluti da Silvio Berlusconi". Ma allora si tratta della bandana di Berlusconi.
Segue "Alì Saccà story" dello stesso Peter Gomez (unendo i due "pezzi" si ha un Peter Gominter) e di Marco Travaglio, il finissimo fiutatore (con la narice destra) di soldi (di destra), come Snasaculo (il personaggio del rabelesiano Gargantua e Pantagruele), facondissimo e fecondissimo scrittore (persino su riviste femminili: "A" di Latella), presenzialista qui e là (da Anno zero ad Anno millemiliardi) e per questo ribattezzato Travprezzemolo. I due rivelano che "sono i giorni del diktat bulgaro, di cui don Agostino è l'esecutore materiale. Via <<Il fatto>> di Biagi e <<Sciuscià>> di Santoro". Sant'oro e Biagi, maestri di giornalismo indipendente e super partes. Biagi, Enzo, affetto da varie patologie e morto per le stesse (non "ucciso", come ritenuto dal vegliardo card. Tonini, che lo ha confuso con il povero Marco, ucciso vilmente, alle spalle, dalle Brigate Rosse), ricevette nel 2003 una buonuscita di 1,5 milioni di euro, della quale si disse soddisfatto (e te credo, direbbe er Piotta, anche se a Fabio Fazio la Rai ha scucito un risarcimento di 20 miliardi di vecchie lire). Di ciò non ha colpa Alì. Penso alla autonoma indipendenza di Alì Zaccà(ria), di Alì Cellì/Minolì/Curzì/Rizzò Nervò/Annunziatà/Di Bellà/Riottà/Kappòn, ecc.
In Primo Piano mi imbatto ne "Un Paese in cerca di eroi", colloquio con Mario Cuomo, notabile americano del partito democratico, di Enrico Pedemonte. Si parla dei possibili candidati alle presidenziali Usa Hillary Clinton, Barack Obama, Rudolph Giuliani e Ron Huckabee. Leggo: "La grande forza di Giuliani è di essere diventato una icona dopo l'11 settembre. L'America ama i suoi miti". Unicuique suum, ognuno ha i suoi miti: gli Usa hanno Rudolph Giuliani, un uomo di polso, forte e onesto. L'Italia ha Carlo Giuliani, assuntore di metadone, il quale voleva aggredire, con un estintore ed a volto coperto, un carabiniere in servizio d'ordine pubblico, già minacciato da altri facinorosi (uno dei quali, con una trave di legno, identificato, è stato condannato).
Subito dopo Gianni Perrelli titola "Diario di una vittoria", quella della moratoria sulla pena di morte. Vittoria, certo, ma di Caino su Abele. 
L'approvazione della risoluzione per la moratoria contro la pena di morte, che di fatto significa la «sospensione» di tutte le esecuzioni già programmate e il divieto di infliggerne di nuove da parte dei tribunali, dà l'opportunità di aprire un dibattito «anche in vista dell'abolizione». Lo ha detto il ministro degli esteri Massimo D'Alema pochi istanti dopo il sì dell'Onu. Alleluja, si risparmia la vita a qualche migliaio di assassini, spesso massacratori e pliriomicidi (penso, in Italkia, a Brusca, a Ericaina, a Mailat, a Chiatti, ecc.). Caino è salvo.
Nessuna moratoria, né tanto meno abolizione, per le centinaia di migliaia di innocenti uccisi ogni anno, di cui molte migliaia sono cristiani uccisi da musulmani. Nel Sudan, ad esempio, infuriano, impunemente, i Janjaweed, milizie arabo-musulmane: sinora sono stati massacrati (maschi di ogni età, mentre le donne sono anche stuprate) due milioni di neri cristiani ed animisti e la strage continua nel Darfur. Abele è senza scampo.
Primo Di Nicola (e secondo chi?) scopre "Il governo ombra" e ci rivela che "il Tar del Lazio è diventato un contropotere...tra cordate e intrecci istituzionali, ma sempre gelosi della loro forza che condiziona lo Stato". Ohibò! Questi magistrati amministrativi "potenti e sconosciuti. Quasi un governo ombra che crea e distrugge carriere, appalti, enti, aziende...". Come se i giudici ordinari non distruggessero partiti e persone, togliendo loro (giustizia penale) anche la libertà e/o l'onore e talora la vita (si ricordano i suicidi, almeno delle persone eccellenti). Questi giudici del Tar Lazio che reintegrano Petroni e Speciale! Dalli e dalli ("che belle carriere", "conflitti e interessi", ecc.).
Finalmente appare un viso simpatico (anche se "Berlusconi sostiene che sembra un salumiere"): è Fabio Mussi, il mezzo toscano (come Fanfani), intervistato da Stefania Rossini (Rossini? Rossoni!). Modesto, Fabio: "Io leggo, mi informo, sono curioso. E precedo gli altri (mizzeca! direbbe Turiddu). Primo in tutto...tutti nove e dieci al liceo, terza pagella alla maturit. Non ho mai capito chi fossero gli altri due". Erano Fabio Mossi e Fabio Massi. Fabio cita Camus per il quale "il rifrimento mitico del socialismo non era Prometeo (ma) Sisifo, costretto a riportare sempre la pietra in cima alla montagna". CaMussi. Osserva Fabius "C'è un'evaporazione culturale e morale impressionante". Certo, Fabietto, dal 1968...
Infine Berselli rileva che "Luttazzi fa autogol". Daniele, tra lutti e azzi. Ma, secondo Busi, suo amico, sono molti di più gli azzi.

 
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