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Post N° 250

Post n°250 pubblicato il 02 Febbraio 2008 da dinilu
 

Viaggiando sull'Orient Espress(o).
Sul primo vagone Giorgio Bocca, preso da conati, vomita contro Berlusconi ed Andreotti, associandoli a Mastella e Cuffaro. Cita persino "la saggezza padana: non dire quattro se non l'hai nel sacco". Io sapevo del gatto, non del "quattro" (quattro che? le stagioni? i quattro cavalieri dell'Apocalisse? i quattro punti cardinali?). Paese che vai... 
Nel vagone successivo trovo Edmondo Berselli, il quale, con in mano una bottiglia di wodka staliniana d'annata (1932/33, gli anni dell'Holomodor: lo sterminio, mediante carestia pianificata di 5 milioni di contadini ucraini) cerca di darmi a bere ("Partita tutta da giocare") che "d'ora innanzi i sondaggi vedranno Berlusconi in calo".
Edmund suona la tromba della riscossa: "non conviene cedere alla disperazione" e "qualcuno lo ricordi alla destra, non sta bene cantare vittoria prima di aver disputato la partita". Una partita, aggiungo io, il cui arbitro è Napolitano, più bravo e integerrimo di Collina, direi che è (la) Montagna, anzi l'Everest degli arbitri. Napolitano, in passato (specie nel 1956 e nel 1968) non orientato a sinistra, oggi neutrale e super partes, tetragono ad ogni sollecitazione, come i predecessori Ciampi e vieppù Scalfaro (il Vestale della "pav condicio").
Edmund poi esalta Walter Veltroni (Wave), il quale
<>. Manca di aggiungere, oltre "alle nipoti", che Valtere (così lo chiameno er Piotta e Romoletto), prolifico scrittore (memorabile "Aspettando l'alba", non la Parietti però), piace un po' meno ai grammatici, perchè ama dire (giovedi 31 gennaio u.s.): "Abbiamo sceso un altro gradino..".
Walter, soprannominato Flabby Cheeck (guance cascanti), invocato dai suoi fans del Testaccio e del Quarticciolo con un  "A Flacce, facce sognà!", sicuramente "buca" la tv molto più del Cavaliere.
G.D.F. (sembra Guardia di Finanza) rivela orripilato ("orrooore", avrebbe detto il povero Enzo Tortora, figlio della culla del diritto) che sulla fiancata di una jeep delle forze speciali italiane in Afghanistan era dipinta una palma simile a quella dell'Afrika Korps. G.D.F. preferirebbe che vi fosse dipinta la "stella" dell'Armata Rossa, che ricorderebbe qualcosa ai talebani.
Marco Travaglio, l'Ulisside "polutropon", cioè dal multiforme ingegno, detto anche per l'ubiquità Travprezzemolo, titola "Unione Brancaleone", il cui incipit è "L'eterno ritorno di Silvio Berlusconi...ricorda i film horror sui morti viventi". Invece Prodi, fino a ieri il dead man walking della politica italiana, potrà tornare tranquillamente tutte le volte che lo vorrà. Fidiamoci di Marco, dal fiuto infallibile (più di quello di Snasaculo, il personaggio del Gargantua e Pantagruele), soprattuto per i soldi, degli altri, comunque solo di quelli destra, giammai quelli dell'editore del gruppo Repubblica-L'Espresso, l' Ingegnere Carlo De Benedetti, mai condannato e solo poco meno miliardario del Cavaliere, ma di denaro immacolato ed inodore, anzi profumato d'incenso e mirra.
Sul vagone che reca ritratta la maschera ridente della satira incontro MMS, cioè il Maestro Michele Serra, lo Spigolatore di SA(tira)PRE(ventiva), che questa volta prende di mira (Luca Giurato avrebbe detto mirra), oltre l'Udeur, la Cosa Rossa ed Antonio Di Pietro, i sudtirolesi, ma solo per lodarne la fedeltà a Prodi "la sola vera certezza per la sinistra italiana, l'unico alleato affidabile". I sudtirolesi -guai chiamarli altoatesini: si offendono a morte- mi auguro abbiano dal prossimo governo di centrodestra il trattamento che "meritano", anzi l'Anschluss all'amata Patria Austria.
Passo nell'altro vagone dove Marco Damilano (fino al 1989 DaMosca) tratta il tema della situazione politica attuale "Il Quirinale tenta la carta Marini. Ma le elezioni sembrano inevitabili": una volta tanto Marco, che si è tolto gli occhiali rossi, vede la realtà.
Altro vagone/zoo, riservato al Bestiario di Giampaolo Pansa. Gipì titola "Ma Silvio non è Benito" e scrive "Spero che la sinistra non ripeta l'errore di gridare al ritorno dei fascisti". Certo, Silvio non solo non è ben ito, ma sta ben arrivando!
Nell'ultimo vagone, last but not least, arredato come una suite di albergo a 8 stelle, c'è assiso, su un trono aureo, Eugenio Scalfari, il re dei giornalisti, il quale, nel suo "Vetro soffiato" (con quale orifizio?), ci erudisce sul "complesso della mazzafionda", di cui sono affetti tanti politici (da Turigliatto a Rotondi, da Pecorario Scanio a Diliberto) ed intellettuali (Ferrara e Galli della Loggia). Tutti, tranne Lui, il Genio, anzi l'EuGenio del giornalismo, filosofo, glottologo, politologo, insomma tuttologo. The end (l'anglista Tonino Di Pietro direbbe "tenda" e, nel senso di tela che cala, sbagliando ci azzeccherebbe).

 
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