Il roveto

Michael

 Applausi e ovazioni alla proiezione ufficiale di A capitalism: a love story di Michael Moore. Il regista: «Non sono un economista: mi baso su ciò che vedo. Negli Usa una famiglia perde la casa ogni sette secondi, è qualcosa di incredibile». Nei regimi comunisti (di Stalin, Mao Zedong, Pol Pot, Ulbricht, Kadar....), ogni quanti secondi una persona perdeva la vita (a scelta: fucilazione, colpo di pistola, lager, manicomio, ecc.; nell'Holomodor pura fame fino al cannibalismo)?. Nei paesi musulmani ogni quanti secondi un cristiano viene massacrato, bruciato o semplicemente ucciso? In particolare, nel Sudan, quanti neri, cristiani e animisti, sono uccisi (gli adulti maschi, le femmine stuprate) dalle milizie arabo-musulmane del genocida al Bashir (prima di al Turabi)? Negli ultimi 5 anni trecentomila morti e la strage continua nel Darfur. Ma all'obeso capitalista di ciccia (e di dollari) Moore, dei cristiani, bianchi, neri o gialli, non gli frega niente. E neppure ai radical chic o sinistriadoltranza che gli tributano ovazioni (magari con milioni e servitori e autisti): dagli Elkann John -che salutava col pugno chiuso accanto a Veltroni-alle Borromeoconsortiesant'orine -da Sant'oro- ai Celentano ai Benigni alle MillyMoratti ai Merloni agli Abete ai Lerner/Mieli/Mafai ai Grillo (in good we trust) ai Mauroconatticopariolinodaduemilionidieuroparteinnero a quellibuttatisiasinistracheguadagnanocentinaiadimigliaiadieurol'anno alle Annunziate ai Lenin Cipputi). Edificante, consolatorio, solare (del sol dell'avvenir, quello di Napoléon, il maiale della "Fattoria degli animali"). Il Bastian contrario Murdoch, lo Squalo stramiliardario, direbbe "Che Skyfo!".