Creato da dinilu il 24/12/2007
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Messaggi del 24/02/2008

Post N° 348

Post n°348 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da dinilu
 

L'attrice Francesca Romana Rivelli, conosciuta da tutti come Ornella Muti, aveva trasferito la residenza a Montecarlo. Una decisione che non ha convinto l'Agenzia delle Entrate e neanche la Commissione tributaria di Roma che - confermando gli accertamenti del fisco - l'ha condannata, in primo grado, a pagare circa 1 milione di euro. Ma l'attrice risulterebbe recidiva, tanto che da accertamenti fiscali di queste settimane risulterebbe un nuovo debito con l'erario, tra imposte evase e sanzioni, di ulteriori 1,3 milioni.
L'attrice è rimasta....Muta, ma non in mutande.

 
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Post N° 347

Post n°347 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da dinilu
 

Nei bilanci di Celentano e del suo gruppo si scopre che il conduttore di Rockpolitik in tre anni ha consegnato all'Erario appena il 14,92% delle somme guadagnate. Gli anni che sono stati presi in esame da Il Tempo sono quelli dei bilanci depositati presso il registro della Camera di commercio di Milano: 2002, 2003 e 2004, quest'ultimo approvato dall'assemblea del 27 maggio 2005, poco dopo la prima firma del contratto per Rockpolitik. Nel triennio di regime la società dei Celentano ha incassato come fatturato 12 milioni e 623 mila euro.

L'utile prima delle imposte è stato di 4 milioni e 787 mila euro. Le tasse finali sono ammontate in tutto a 714.590 euro, equivalenti appunto al 14,92 per cento del guadagno realizzato. Per quanto riguarda i bilanci della Melampo cinematografica srl (la società di produzione dei film di Benigni) negli anni 2001-2004, ci sono giri di affari di tutto rispetto, e utili di conseguenza (salvo nel 2003). Perché in quel periodo, che parte ancora con lo sfruttamento de «La vita è bella», passa attraverso la maxiproduzione di «Pinocchio», e approda a «La tigre e la neve», il fatturato dei Benigni ha sfondato il tetto dei cento milioni di euro. I ricavi complessivi nell'era berlusconiana sono stati infatti di circa 107 milioni di euro, e l'utile, è ammontato comunque a 10,2 milioni di euro, qualcosa come venti miliardi di vecchie lire. Secondo le relazioni di bilancio firmate dal cognato di Benigni, Gianluigi Braschi (fratello di Nicoletta), al fisco nello stesso periodo sono stati versati in tutto 458.535 euro, pari appunto al 4,49%. I Celentano e i Benigni nel loro piccolo, quindi, non hanno avuto comportamenti fiscali diversi dai Ricucci, dai Coppola e dagli Statuto. Eppure sono diventati bandiere viventi del centro-sinistra.

Per Adriano e Roberto, insomma, la vita (fiscale) è bella, è sempre rock e, come per Fabio Fazio con i suoi 20 miliardi di lire di risarcimento avuti da mamma Rai, il tempo sempre "sereno è". Alla faccia del compagno Cipputi e dei quinquenariciuti, cioé di quelli con cinque narici (Guareschi ignorava che abbiamo tutti non solo due, ma quattro narici, due esterne e due interne, in gola, a memoria della nostra origine dai pesci).

 
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Post N° 346

Post n°346 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da dinilu
 

Il ministro Antonio Di Pietro è indagato per appropriazione indebita, falso in atto pubblico e soprattutto per truffa aggravata ai danni dello Stato finalizzata al conseguimento dell’erogazione di fondi pubblici. L’inchiesta della procura di Roma verte su presunte irregolarità commesse dall’ex pm nella gestione delle finanze nell’Italia dei Valori. Sotto osservazione le spese elettorali, le movimentazioni dei conti del suo partito, l’utilizzazione dei finanziamenti pubblici incassati e delle somme ricevute dai simpatizzanti: in tutto, oltre 20 milioni di euro. Nelle carte c’è anche la storiella di un assegno «non trasferibile» da 50mila euro destinato al partito ma ugualmente incassato da Di Pietro, oggi alleato di Veltroni. Nel mirino dell’autorità giudiziaria, dunque, finisce la presunta gestione «privatistica» e «familiarletterae» del partito da parte del suo presidente, di cui hanno parlato pubblicamente parecchi ex compagni di viaggio (vedi Giulietto Chiesa, Elio Veltri e Beniamino Donnici) e su cui si dilunga, nel 2006, l’esposto-bomba presentato all’autorità giudiziaria romana dall’avvocato Mario Di Domenico, uno che dell’Italia dei Valori conosce ogni dettaglio essendo stato tra i soci fondatori ed avendo ricoperto l’incarico di segretario. È lui, l’uomo-ombra del Tonino nazionale, la gola profonda dell’inchiesta che preoccupa Di Pietro e i suoi alleati.
Il prossimo 27 febbraio, infatti, il gip Carla Santese deciderà che cosa fare del fascicolo 4620/07 che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati del ministro delle Infrastrutture. Tre gli esiti possibili nell’udienza in camera di consiglio fissata per quella data. Il primo: il gip accoglie la richiesta di archiviazione presentata il 10 gennaio 2007 dal pm Giancarlo Amato, motivata sull’obiettiva inesistenza di una legge specifica che regolamenti la vita dei partiti (tra le righe si fa comunque riferimento ad una eventuale «negativa ricaduta di immagine personale e politica - per Di Pietro, ndr - che la notorietà del fatto potrebbe determinare nell’opinione pubblica»). Il secondo: il gip opta per un supplemento di indagine invitando, così, il pm a svolgere nuovi e più approfonditi accertamenti alla luce anche delle ulteriori memorie presentate dalla parte offesa. Il terzo: il gip, alla luce del contraddittorio in udienza e delle risultanze investigative depositate, decide di rinviare a giudizio Antonio Di Pietro e in subordine la deputata-tesoriera dell’Idv, Silvana Mura, indagata anch’essa. Capitolo delicato quello del conto in banca nel quale sarebbero passati i circa due milioni di euro che sarebbero stati stornati dal bilancio dell’IdV per essere poi utilizzati in personali campagne elettorali senza il nulla osta previsto nello statuto del partito. Buona parte della documentazione esaminata dalla Gdf è dedicata al complicato intreccio politico finanziario dell’Italia dei Valori diviso tra «partito-movimento» e «associazione». In entrambi i casi presiede Di Pietro, la tesoriera è sempre la Mura, la poltrona di segretario dal 2006 è ricoperta da Susanna Mazzoleni, già signora Di Pietro. Chi fa da sé, all’Idv, fa per tre.
CHI E' SENZA PECCATO SCAGLI IL PRIMO......DI PIETRO.

 
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Post N° 345

Post n°345 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da dinilu
 

Film di guerra (non a colori, ma) in bianco e nero.
Se nei giorni scorsi la ex first lady si era detta "onorata" di concorrere alla Casa Bianca con un avversario come Obama, oggi ha usato toni completamente diversi.
"Vergognati, Barack Obama!" ha detto Hillary parlando a Cincinnati e presentandosi sul palco esibendo una serie di messaggi elettorali distribuiti dalla campagna di Obama e riguardanti appunto le proposte di Hillary in materia di sanità. Quella posta secondo Hillary, è "completamente fuorviante".
A' la guerre comme à la guerre: Hillary si incavolerà nera e Barack diventerà bianco-livido per la rabbia.

 
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Post N° 344

Post n°344 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da dinilu
 
Tag: Sogni

Scrive Scalfari, l'EuGenio del giornalismo: "Sin d'ora comunque si va diffondendo nella pubblica opinione e nei "media" la sensazione del dinamismo di Veltroni e della staticità del suo avversario....un capovolgimento di tutti i pronostici che fin qui sembravano certi: il Partito democratico, già ora, non ha più come obiettivo massimo quello di pareggiare al Senato, ma addirittura quello di vincere nelle elezioni per la Camera incassando così il premio di maggioranza che la legge elettorale prevede. Chi l'avrebbe mai immaginato appena un mese fa? Naturalmente questi ragionamenti simulano una realtà virtuale e vanno quindi presi con molta cautela".
Oniricità di Eugenio: i sogni ad occhi aperti (i maligni direbbero vaneggiamenti) suoi e della "pubblica opinione", che poi è quella degli ex comunisti (rivoltati a socialdemocratici: Saragat si rivolta nella tomba) & degli ex cattocomunisti, sogni che a Napoli (consultando la Smorfia) si giocherebbero subito al lotto, diventano "realtà virtuale simulata", come dire, appunto, sogni stupefacenti (non da droghe per molti).

 
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Post N° 342

Post n°342 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da dinilu
 

Da  Panorama. "Il 27 febbraio, al tribunale di Roma, il gip Carla Santese dovrà solo decidere se approfondire le indagini, archiviare l’inchiesta (come ha chiesto il pm Giancarlo Amato) o rinviare a giudizio gli indagati. Ipotesi di reato: articoli 476, 479, 640 bis e 646 del Codice penale. Traduzione: falso in atti pubblici, appropriazione indebita e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. La notizia che nel fascicolo 4620/07 c’è il nome di Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture, rischia di abbattersi sulla campagna elettorale del Partito democratico. Con Di Pietro è indagata Silvana Mura, deputata e tesoriere dell’Italia dei valori.
Come già ricostruito da Panorama nei numeri scorsi, i parlamentari Di Pietro e Mura sono l’anima dell’Italia dei valori fin dalla fondazione, il 26 novembre 2000, nello studio del notaio Bruno Cesarini di Roma. Giuridicamente si tratta di un’associazione non riconosciuta, senza fini di lucro, che per statuto “intende contribuire a contrastare abusi e ogni tipo di reato contro la pubblica amministrazione”.
Per farne parte ci vuole però un atto notarile e l’espressa accettazione del presidente. Un movimento ermetico al punto che dal 26 novembre 2000 a oggi i soci non hanno mai superato l’esorbitante numero di… tre. Chi sono? Il presidente è sempre lui: Di Pietro, l’ex pm di Mani pulite poi passato alla politica. Il tesoriere è Silvana Mura, un’ex commerciante di accessori e abbigliamento a Chiari (Brescia) che nelle interviste si racconta “amica di famiglia” di Tonino. L’unico incarico mobile è quello del segretario: inizialmente era Mario Di Domenico, amico e avvocato personale di Di Pietro. Poi qualcosa è andato storto, Di Domenico nel 2003 si è dimesso (”Dopo aver constatato irregolarità notevoli nella gestione economica” come ha fatto mettere a verbale davanti al magistrato) e da collaboratore di Di Pietro è diventato collaboratore della giustizia, da per Tonino a contro Tonino.
A fare da segretario, il 26 luglio 2004, è così arrivata Susanna Mazzoleni, moglie di Di Pietro e madre dei suoi figli Anna e Antonio. All’Idv si fa tutto in famiglia. Di Pietro, il presidente, nomina il tesoriere. Silvana Mura, l’amica di famiglia, in qualità di tesoriere prepara i bilanci. Di Pietro li approva. L’ultima parola spetta all’assemblea dei soci, ossia a Tonino, a Mura e a Mazzoleni.
E il partito? Il partito si chiama sempre Italia dei valori, ha lo stesso presidente dell’associazione, Antonio Di Pietro, e lo stesso tesoriere, Silvana Mura; ma giuridicamente è una cosa ben diversa dall’associazione Idv che prende i soldi. Un essere giuridico a due teste. Al partito infatti può iscriversi chiunque, ora anche via internet, ma in base allo statuto diventa un semplice “aderente”. A decidere su linea politica, candidature, alleanze, e soprattutto sui bilanci, è solo ed esclusivamente il presidente, Di Pietro.
Un presidente con poteri assoluti, tanto che nello scorso ottobre Giuseppe Tarantola, presidente della prima sezione del tribunale civile di Milano, ne era rimasto stupefatto: lo statuto “consente al fondatore di approvare i rendiconti preventivi e consuntivi per milioni di euro” senza praticamente alcun controllo. “Una società personale” l’ha definita Marco Pannella dai microfoni di Radio radicale. Il marchio è fondamentale, proprietà di Di Pietro: registrato a Genova il 1° agosto 2000, numero Ge2000C000346, con classe di protezione numero 38, 41 e 42, ossia come “marchio d’impresa personale”. Grazie a quel simbolo, dal 2001 a oggi all’associazione Idv, coi suoi tre soci, sono stati attribuiti 22 milioni e mezzo di euro. I giudici decideranno, se mai si arriverà al processo, se c’è stata truffa o appropriazione indebita".
Tonino, comunque, è stato sempre amato dai suoi colleghi per la sua pervicacia e santificato dal popolo per la sua adamantina onestà. Sono sicuro che l'inchiesta sarà archiviata, per insussistenza delle accuse, dal Gip Santese, come richiesto dal pm Amato.

 
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