Il roveto

Post N° 827

L'art. 75 della Costituzione recita: 1° comma: "È indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali"; 4° comma: "La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi".
Propongo di aggiungere il comma 4-bis "Qualora il quorum non sia raggiunto, le spese del referendum gravano sui richiedenti".
Raccogliere 500.000 firme sarà difficile nella Repubblica di San Marino, ma in Italia si raccolgono anche 5 milioni di firme, come nelle primarie del Pd.
Il referendum è sì uno "strumento" di democrazia diretta, ma deve considerarsi uno Stradivario, che può suonare solo per grande musica. Chi vuole suonare nelle fiere di paese userà il "ddu botte" (piccola fisarmonica o organetto abruzzese).
Negli ultimi tempi tanti sono stati i referendum andati "a vuoto", ciascuno dei quali è costato centinaia di milioni di euro. E giusto, pertanto, che paghino, anziché Pantalone, cioé gli italiani infastiditi dai quesiti referendari inopportuni, anzi importuni, coloro che hanno "dato fastidio". Insomma, chi rompe...paga.

Post N° 826

Massimo Franco sul Corsera, nell'editoriale "In difesa dell'Europa", conclude che si sbaglia "se (si) risponde ad un'immagine falsata dell'Italia con luoghi comuni speculari" (di reazione ostile all'Europa).
Egli ammette che "A volte, le critiche (dell'Europa: Parlamento, Commissione, Corte dei diritti dell'uomo: ndr) riflettono un buon tasso di pregiudizio, vengono suggerite e gonfiate da alcuni settori della sinistra, che brandiscono l'antiberlusconismo come una bandiera della libertà",
Franco ritiene, comunque, che "conviene ancorarsi all'Ue nonostante le difficoltà vistose".
Insomma, dobbiamo imparare a ingoiare rospi come "Paese sorvegliato speciale" e "a basso livello di democrazia". Cercando di tagliare le radici di siffatti pregiudizi, non di rinfocolarle.

Post N° 825

Eluana qui, Eluana lì...Povera ragazza sfortunata al centro dell'attenzione dei media. 
Ogni giorno muoiono nel mondo, di uccisione, di fame, di stenti (in particolare nel Darfur) migliaia di bambini, sani e vitali. Nessuno ne parla: lontani dagli occhi, lontani dal "cuore", dalla pietà e dall'orrore.
Parafrasando una frase di Gesù, lasciate che i moribondi seppelliscano i moribondi.

Post N° 824

Gian Carlo Caselli, replicando su La Stampa a una replica a un suo articolo, scrive: "La divisione dei poteri significa che il Parlamento fa le leggi e i magistrati devono applicarle lealmente, non che questi ultimi non possano esprimere un parere sui provvedimenti in discussione o approvati, diritto che spetta a tutti i cittadini". Chiaro e limpido, senza una grinza.
Il cuore del problema sta nell'avverbio "lealmente" che deriva da leale, che vuol dir che "rifugge da menzogne e tradimenti, onesto, schietto". I magistrati possono esprimere pareri, anche critici, sulle leggi approvande o approvate (de iure condendo o de iure condito), fuori delle aule di giustizia, non entro le stesse e vie più nelle sentenze. Non possono "disapplicare" leggi a loro sgradite o interpretarle, volutamente (errare humanum est), in modo da snaturarne la "ratio", lettera e spirito (c.d. volontà del legislatore), creando magari un nuovo diritto ("vivente", ma ad arbitrio del singolo, non della Cassazione o della Consulta).

Post N° 823

Vignetta di Altan su la Repubblica. Ci sono due anziani: uno dice "Questi ce lo mettono nel didietro a noi vecchi indigenti"; l'altro osserva "Stanno a raschià il fondo del barile".
Quelle délicatesse! Specie nei confronti dei "vecchi indigenti". Tra i quali non 'è il multimilionario (in euro) EuGenio Scalfari, padre e proprietario della testata che vendette  -certo non "nummo uno"- a tale Carlo De Benedetti, altro vecchio non indigente. Vecchio non indigente è pure Bertinotti, proprietario di una villa con piscina a Massa Martana e di due appartamenti di cui uno a Roma, oltre che "gaudente" una pensione di 10.000 euro al mese (più autoblu con autista, più ufficio con segretario alla Camera dei deputati). Umberto Eco, lui aussi vecchio indigente, nel 2005 ha dichiarato 2.128.419 euro. 
Roberto Benigni (reddito 2005 3.580.995 euro), Beppe Grillo (4.274.000 euro), Claudio Bisio (2.299.611), Luciana Littizzetto (1.824.084), Fabio Fazio (616.131), per tacer di tanti altri di sinistra, non solo non sono indigenti, ma neppure vecchi. A chi "lo mettono nel didietro, raschiando il fondo del barile" costoro? Sono più uguali degli altri, vecchi indigenti compresi, vero Altan?