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Lezione n° 1 , come funziona una macchina fotografica

Post n°2 pubblicato il 08 Luglio 2008 da il_fotografo64

Cominciamo con le basi della fotografia, e cioè come funziona un apparecchio fotografico dagli albori delle camere “obscure” fino ad arrivare ai giorni nostri con le più moderne e sofisticate reflex o compatte digitali.

La conoscenza della fisica della “camera obscura”  affonda le radici negli studi ottici degli antichi greci, tuttavia rimase inapplicata fino al rinascimento, quando gli artisti avvertirono la necessità di una rappresentazione più fedele della realtà.
In questo contesto Filippo Brunelleschi fu il primo a dettare le regole per una corretta costruzione prospettica ed egli stesso utilizzò uno strano marchingegno che aveva molte caratteristiche tipiche della camera obscura nel corso della costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze.
L'invenzione della camera obscura avvenne quindi in funzione degli studi sulla prospettiva e per molto tempo rimase uno strumento "meccanico" ( non certo artistico.. ) indispensabile per architetti e pittori, come ad esempio Canaletto, che usava la camera obscura per "vedere" i paesaggi di Venezia.

Nel corso del tempo la camera obscura assunse molte forme diverse: poteva essere una carrozza oscurata, una tenda o una scatola.
 Fondamentalmente però era uno strumento di semplice osservazione o di "ripresa", cioè di forma tale da consentire il ricalco dell'immagine.
 La versione fotografica della camera obscura è la fotocamera stenopeica, che differisce dalla camera obscura solo per il fatto di essere predisposta per contenere un supporto sensibile alla luce, su cui si forma l'immagine.

Queste fotocamere furono l’anticamera dei moderni apparecchi che tutti noi utilizziamo oggigiorno.

Le fotocamere a cassette scorrevoli non sono altro che la camera oscura di Kaspar Schott modificata per accogliere un supporto sensibile al posto del vetro su cui viene proiettata l'mmagine. Le due cassette, scorrevoli una dentro l'altra, permettono di variare la distanza fra la lente e il piano su cui si forma l'immagine, e quindi di mettere a fuoco la camera. Niépce, Daguerre e Talbot utilizzarono tutti fotocamere di questo tipo, magari con qualche curiosa variante: ad esempio quelle utilizzate da Talbot per i primi esperimenti ad annerimento diretto avevano un foro di ispezione, chiuso da un tappo, nella parte anteriore: i tempi di esposizione erano così lunghi che una sbirciata di verifica di tanto in tanto  non arrecava nessun danno all'immagine.

A questo punto possiamo concludere affermando che un apparecchio fotografico è composto da: Un corpo dove risiedono la maggior parte dei meccanismi che lo compongono, un obbiettivo che permette di focalizzare l'immagine da riprodurre prima di imprimere la fotografia sulla pellicola o sul sensore CCD o C-mos digitale. Nel corpo macchina risiedono i meccanismi principali che sono: L'otturatore e la scala dei tempi che lo regolano, la tendina che permette con l'apertura della stessa alla luce di impressionare la pellicola o il sensore, il diaframma che è quasi sempre contenuto nell'obbiettivo e che permette la regolazione della quantità di luce che entra, l'obbiettivo che attraverso le lenti permette di regolare la messa a fuoco delle immagini prima di scattare una fotografia, uno specchio e un pentaprisma ( nel caso di una reflex ) che raddrizzano e trasportano le immagini fino al mirino dove noi costruiamo l'immagine che vogliamo imprimere e infine un esposimetro che, leggendo la luce sul soggetto da fotografare, ci permetterà di utilizzare il corretto abbinamento tempo-diaframma in base alla luce esistente in una data situazione.

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Commenti al Post:
JoyMusette
JoyMusette il 09/07/08 alle 15:08 via WEB
io ho visto un dagherrotipo originale. L'avevo tra le mani e non riuscivo a staccare lo sguardo. C'è qualcosa di magico in tutto questo... (che bella la prima lezione!!.-))
 
 
il_fotografo64
il_fotografo64 il 10/07/08 alle 10:14 via WEB
Io ne possiedo un paio di famiglia, sono pezzi unici e di un valore inestimabile, non tanto per la mera valuta ma proprio per ciò che rappresentano in termini storici. ( grazie, troppo buona.. )
 
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