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« la scrittura è un buco n...in compendio essenziale,... »

il mio blues dissonante sulle tracce del ricominciamento

Post n°51 pubblicato il 30 Maggio 2011 da imagomentis

 

all’alba sulla mia scrivania le cose si affastellano indisturbate

e il vetro della finestra in ferro nero è una lastra appannata

dagli avanzi feroci di una pioggia furiosa caduta ieri dal cielo

che è bianco e nei paraggi scaglia una luce di marmo cristallino

che incanutisce l’iride sdraiata su un negativo schizzato di salgemma

 

 

uno spiraglio s’apre tra i lineamenti di una frase che scorre

zigzagando eretica tra labirinti con le facciate di pietra lavica

in un vuoto sterrato da un lessico nocchiere schiuso improvviso

come la corolla di un bocciolo nottambulo dai petali di rena

che una luna a ridosso del suo gambo divertita punzecchia

 

 

e più che il vero rimasticato all’ombra è il verosimile dello stupore

che conta i passi e getta chicchi di grano duro sul selciato gremito

della scrittura nella speranza di ritornare indietro fino all’ultimo bivio

quando il sentiero interrotto da troppe mani sul corpo disatteso

è una barriera sugli occhi che titillano i sogni ancora caldi tra le ciglia

 

 

per questo le mie parole tornano ad essere un terrapieno addensato

da sinonimi che raggranellano immagini sbiadite nella memoria in cocci

come se fossero avanzi diroccati di un vecchio baluardo o di un bastione

su un faraglione cinto dal mare e pieno di conchiglie bianche e rosse

e il suono antico del farsi a pezzi sulla roccia marina del sale e l’acqua

 

 

il sole tarda a spuntare dalla fessura stretta di una nuvola intatta

sul firmamento che ha lo spessore rarefatto di una boccata di fumo

in questa mattinata da sbriciolare negli spazi vuoti di un corpo nudo

con le dita pungenti e gesti blandi e indolenti in una congiunzione

assottigliata dalla sorpresa di essere ancora vivi e di sfiorarsi l’anima

 

 

il reale del già fatto affonda nella gazzarra di un saccheggio ventoso

e i ciuffi aggrovigliati si accatastano come balle di fieno nel cortile

di una casa colonica sommersa dai frammenti del tempo saltimbanco

che se la ride col ghigno impiastricciato dalla biacca sdolcinata dell’essere

mentre intono il mio blues dissonante sulle tracce del ricominciamento

 

 
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