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mani sagaci al dire
d'occhi cerulei all'essere
ingarbugliato in terra
ma non più a fare
di questa crosta stolta
faccenda di poesia
e questa musica
traccia frusciata al cingolo
del mio abitare il mondo
da straniero
lasciar fluire in calice
rosso corposo e sacro
tutto ciò che mi accade
tra le mie dita piene
di immaginario e sogno
ed in custodia dare
all'occhio ed alle mani
le movenze di un corpo
nudo sul mio giaciglio
con un gesto arricciato
che ricompone al tocco
la parvenza del dire
in forma di scrittura
oscena al tatto
e mi riscrive il tempo
questo dubbioso vuoto
nella memoria a togliere
d'impermanenza rossa
spire dolci di brezza
strisce schierate al mare
in un crescendo d'oasi
e di salsedine
fluire verso il largo
sguardi quieti di sabbia
ed alla fine scorgere
ondine inquiete all'iride
che in questo kaos d'eros
t'assomigliano
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