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« con gli occhi verdi ed i... | vacuo d'impermanenza, d... » |
se scrivo ancora è per sorte
di promemoria all'esistere
perché del fottere ormai me ne strafotto
e il gioco frivolo dell'eros da gargotta
- il déjà-vu del corpo stuzzicato -
mi tedia l'iride
forse è persino il kaos che affattura
la pantomima effimera dell'ego
d'estasi quotidiana civettuola
dentro un bicchiere trovo
la dissonanza
e sul giaciglio
una femmina succhia
ciò che m'avanza
il clown metafisico che sono
sull'asta in bilico di frasi spudorate
saltella divertito sulla corda
un po' poetica
e se capita scovo
nella memoria incerta
versi di pietra lavica
tolti all'esistere
d'inesattezza oscena
sopra l'uscio
e sotto una lanterna
di luce fioca
digito a caso lemmi
che m'assomigliano
e più non curo in me
le cianfrusaglie dell'io
sparso sugli occhi
e tra le mani steso di sembianza
quasi gocciato al muro
o sul soffitto
né mi raccolgo a capo
dello specchio
a rimirare gli angoli
dell'apparire carne
tra carne e seme
con un pensiero vago
schizzato d'anima al tocco
muto di un dio ideale
o d'una dea discinta
di incompiutezza
quando il sole declina
in fondo al mare
socchiudo gli occhi e recito
un mantra approssimato
d'inconsistenza
e mi riscopro mistico imperfetto
epifenomeno all'essere
nel mucchio di sinonimi azzoppati
d'eros e thanatos
che nella mente ammonticchio
come cavicchi rossi
fino al tuo altrove
e del reale osceno
che fu l'esistere
resta solo l'immagine
di un'ennesima femmina
fatta nel corpo sfatto
dopo l'amplesso
nudo di schiena nuda
sciolta nell'alveo giallo
di un rhum ciarliero
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