Creato da inambiente il 21/08/2006
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Grazie Michele, ho visto il tuo blog, complimenti...
Inviato da: inambiente
il 09/07/2007 alle 11:42
 
complimenti per il blog!Michele.
Inviato da: joiyce
il 29/06/2007 alle 18:11
 
L'ombra dei "mostri" sulle nostre spalle.
Inviato da: joiyce
il 29/06/2007 alle 18:10
 
Ti ringrazio!! Sei gentilissimo. Proprio ieri avevo dato...
Inviato da: inambiente
il 21/05/2007 alle 15:22
 
Bel blog! Riusciremo a risolvere questi problemi? Voglio...
Inviato da: eganz
il 21/05/2007 alle 12:08
 
 

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Il problema energetico italiano e il dilemma dei rigassificatori.

Post n°16 pubblicato il 12 Novembre 2006 da inambiente
 
Foto di inambiente

Dinamiche di produzione ed esportazione dell'energia nel bel paese.

InAmbienTe. Ricordate l’inverno scorso? Una disputa tra Russia e Ucraina sui metri cubi di gas da spartire ha messo in crisi anche il nostro paese. E questo inverno cosa accadrà? Putin sotto la pressione dei nostri politici sembra averci rassicurato sulla fornitura, ma possiamo stare veramente tranquilli? Siamo sicuri che i Russi sacrificheranno le loro riserve per farci riscaldare? Vediamo di capire qualcosa in più sul combustibile più gettonato del momento.

Il gas in Italia è importato da: Libia, Algeria, Russia (tramite Austria e Svizzera), e via nave dalla Nigeria. La quantità maggiore è importata dalla Russia (33 miliardi di metri cubi  rispetto ad un totale di 75) mentre la produzione nazionale concentrata nell’adriatico è di soli 10 miliardi di metri cubi. Il gas alla fonte costa poco, il trasporto incide quasi per il 50% del prezzo, la distribuzione 15-20%. All’aumentare della distanza di trasposto nei gasdotti aumentano i costi e l’impurità del gas, per distanze maggiori di 5000 km è conveniente ridurlo allo stato liquido e in seguito rigassificarlo, ecco che entrano in gioco i rigassificatori.

I rigassificatori presenti in Italia sono a Panigaglia (La Spezia), Brindisi, Rovigo ma non tutti sono attivi (sulle problematiche inerenti ad autorizzazioni e VIA vi consiglio di scaricare dal web la puntata di Report del 29/10/06), inoltre molte amministrazioni  locali temono che la vera volontà politica sia quella di trasformare l’Italia in un vero e proprio hub del gas ( l’hub oltre ad essere il dispositivo di moltiplicazione delle prese usb di un pc, è anche il meccanismo organizzativo di alcune compagnie aeree low-coast le quali hanno un polo principale e aeroporti minori con i quali effettuare i voli) con le conseguenze ambientali che ciò comporta.

Non saprei dire quali sono i danni ambientali che un rigassificatore comporta, penso che l’aliquota maggiore sia dovuta allo scambiatore di calore, magari si potrebbe approfondire questo argomento in seguito in  un forum dedicato. L’ente preposto all’import-export dell’energia in Italia è l’ENI, che viene accusata di avere il predominio del mercato utilizzando il metano per produrre energia elettrica da vendere all’estero. Avete capito bene, il nostro paese rivende energia elettrica all’estero prodotta con metano importato e poi, a caro prezzo, compra energia elettrica dall’estero. L’ENI si difende dicendo che liberalizzando il mercato, nessun piccolo imprenditore potrà mai avere i prezzi di comodo di un grande importatore nazionale. Risultato? Le nostre bollette aumentano, non abbiamo la sicurezza di una fornitura costante, e forse ci ritroveremo con le coste disseminate di rigassificatori in numero superiore rispetto alle esigenze nazionali. A voi le conclusioni.

Interessante: sabato prossimo (18 novembre) ci sarà un approfondimento sui rigassificatori alla trasmissione Ambiente Italia su rai tre, potrebbe essere l'occasione per ulteriori chiarimenti.

Edoardo Farina
edoardo.farina@gmail.com

 
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Vesuvio: La protezione civile propone ”Somma Vesuvies Mesimex”.

Post n°15 pubblicato il 23 Ottobre 2006 da inambiente
 
Foto di inambiente

Napoli. Come promesso abbiamo approfondito la tematica "Vesuvio" in occasione della prossima esercitazione di evacuazione, a tal proposito vi segnaliamo uno speciale sull’argomento di “Ambiente Italia” per sabato 21 su Rai tre. Segue un approfondimento redatto dal Vigile del fuoco Gianluca Plata che partecipera all'esercitazione.


In una moderna visione della protezione civile, enorme rilevanza hanno i concetti di previsione e protezione,infatti, anche quando la natura appare nelle sue forme più devastanti la si può fronteggiare con delle procedure già sperimentate sul campo al fine di ridurre al minimo gli effetti e di salvaguardare vite umane e beni.

Pertanto l’esercitazione rappresenta un valido strumento per poter testare nella maniera più reale possibile quanto si è studiato e messo su carta con il Piano.

Nei prossimi giorni, dal 17 al 23 Ottobre, si terrà un’esercitazione sul rischio Vesuvio, progettata dalla Regione Campania e l’Associazione Amesci. Il progetto è denominato Somma Vesuvies Mesimex – Major Emergency SIMulation EXercise- sul rischio vulcanico, coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile.

L’area interessata dall’esercitazione è quella a sud-est di Napoli ed riguarda i 18 comuni della zona rossa che insistono ai piedi del vulcano, che pur essendo attualmente in quiescenza, rappresenta uno dei vulcani più a rischio al mondo ed anche il più monitorato, grazie all’ottimo lavoro dell’Osservatorio Vesuviano. Una cosa è importante dire, che la sua pericolosità è data anche dalla forte concentrazione abitativa che un tempo si limitava alle pendici ma dall’ultima eruzione del ’44 ha visto negli anni a venire un urbanizzazione selvaggia che si e spinta sempre più verso il cono.

Lo scenario di Mesimex sarà la simulazione dell’evoluzione dell’attività del Vesuvio, dalla dichiarazione del livello di attenzione a quello di allarme, con l’evacuazione di un campione di 2mila abitanti dell’area a rischio. Quindi in questa esercitazione si realizzerà solo l’attività preparatoria in attesa dell’eruzione fino all’evacuazione della popolazione.

Nota importante è che tra tutti gli scenari possibili prospettati, si stima che, in caso di un rapida evoluzione del fenomeno con intensità distruttiva, nessuno di questi sarebbe in grado di garantire la tutela delle persone e dei beni presenti nell’area prossima al Vesuvio.

L’esercitazione si basa su un evento di tipo C (secondo la classificazione dell’art.2 della L.225/92), cioè un evento che per caratteristiche e dimensione, deve essere fronteggiato con l’impiego di mezzi e poteri straordinari con l’intervento del Sistema Protezione Civile Nazionale.

La novità sarà rappresentata dalla collaborazione di squadre VET (Volcano Expert team), provenienti da Francia, Spagna, Portogallo e Svezia che collaboreranno con i tecnici dell’OV (Osservatorio Vesuviano) e dell’ INGV (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia). Collaborazione tesa a mettere in campo il migliore know-how tecnologico ed attuare il più proficuo confronto al fine di poter perfezionare modelli e procedure di intervento. Saranno utilizzate anche squadre FAST (Foreigners Assistance and Support Team) vere e proprie squadre che  avranno l’obbiettivo di verificare le capacità di identificare, assistere ed evacuare i cittadini europei e stranieri. Le squadre FAST sono state messe in crisi durante lo tsunami del Sud-est Asiatico e pertanto vanno migliorate al fine di fornire un più valido supporto alla popolazione non residente, attraverso il collegamento con le strutture diplomatiche e consolari.

Scaricate l'approfondimento completo.

 
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Domande orali esame di stato I sessione 2006 civile-Ambientale Napoli

Post n°14 pubblicato il 23 Ottobre 2006 da inambiente
 

File con alcune delle domande dell'esame di stato tenutosi alla facoltà di ingegneria della Federico II di Napoli. Prima sessione 2006 Civile-Ambientale (VO).

Buon divertimento immagine.

Scarica file.

 
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Smaltire rifiuti in modo pulito. È possibile?

Post n°13 pubblicato il 03 Ottobre 2006 da inambiente
 
Foto di inambiente

InAmbienTe. Smaltire i rifiuti urbani in modo pulito, con un impatto ambientale minimo, producendo eco-energia. Dopo gli esperimenti in Germania e Islanda anche in Italia si sta facendo strada la tecnica del futuro, che dovrebbe sostituire quella degli inceneritori: la pirolisi. A proporre la nuova tecnologia è l'Enea, che sta vagliando le varie ipotesi possibili allo scopo di rendere una questione ambientale ed economica in una risorsa, per trasformare la maggior parte dei rifiuti in energia termica ed elettrica.

È questo l'obiettivo dell'Enea: ottenere la massima resa dal punto di vista energetico con il minor impatto ambientale. ''Penso proprio che possiamo cominciare a pensare che in un futuro molto prossimo i termo-valorizzatori saranno messi al bando perché troppo inquinanti - spiega Angelo Moreno, ricercatore dell'Enea della Casaccia - Una nuova tecnologia, chiamata pirolisi, già in funzione in Germania e in Islanda, sembra avere un futuro molto promettente''.

Secondo Moreno ''con particolari accorgimenti tecnici come l'utilizzo di un particolare tipo di forno (kiln), l'assenza totale di ossigeno, la dissociazione molecolare a 400 °C (contro i 1300 °C degli inceneritori), la pirolisi può raggiungere punti di eccellenza, quali la totale assenza di diossine e furani, oltre ai fumi con le polveri''. Inoltre, con la nuova tecnologia c'é la possibilità di trattare la frazione umida insieme con la frazione secca del rifiuto, con performance che possono toccare punte del 90% di produzione di gas e 10% di residuo inerte in discarica, contro circa il 50% dei termo-valorizzatori.

''In questo modo - precisa Moreno - si consente la minimizzazione dell'impatto ambientale, vale a dire, un minor numero e minore uso delle discariche, che è tra i primi obiettivi ambientali nella gestione rifiuti in Italia. Inquinanti quali i composti dello zolfo, gli ossidi di azoto, il monossido di carbonio diminuiscono fino alla metà mentre quelli pesanti si riducono del 50%. Se poi - prosegue il ricercatore dell'Enea - un tale sistema venisse accoppiato con una tecnologia ad alta efficienza, quali le celle a combustibile ad alta temperatura che possono sfruttare in maniera ottimale il syn-gas prodotto, questa potrebbe rappresentare la soluzione tecnologica ottimale al problema dei rifiuti, dal punto di vista ambientale, energetico, sociale ed economico''.

da ansa.it/ambiente

La Pirolisi è un processo ambientalmente compatibile, consentendo, con un processo puramente termico, la trasformazione dei composti e dei materiali organici complessi in prodotti più semplici. Alla base del processo sta il fatto che ad alta temperatura gli idrocarburi a basso peso molecolare risultano più stabili di quelli ad alto peso molecolare: in tali condizioni l'affinità chimica fra carbonio ed idrogeno per formare i primi è maggiore che per formare i secondi. È utilizzato in numerosi processi ad esempio la rimozione di idrocarburi dai siti contaminati, quindi dal suolo.

Vi segnalo un link molto interessante sul tema, il sito contiene anche una animazione di un impianti pirolitico: http://www.ekoimpianti.com/Pirolitico.asp

da: www.inambiente.it

 
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Dimensionamento Pompa Di Ricircolo Sedimentazione II - Denitrificazione.

Post n°12 pubblicato il 30 Settembre 2006 da inambiente

Abstract:" Ci troviamo nella condizione operativa di dover ricircolare un fango proveniente dalla sedimentazione secondaria in testa alla vasca di denitrificazione. L’operazione è necessaria al fine di fornire, alla fase di denitrificazione, un carico organico sufficiente per portare a termine le reazioni di rimozione degli agenti azotati. "

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