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Ormai la necessità di dimagrire è divenuta una guerra; e chi ha accumulato copiosi strati di grasso ad onta di tutte le diete in voga, non ha che da sperimentare l'ultima novità: la dieta del cavernicolo. La predicano i dietologi di una nuova scuola americana che si divide tra la medicina e l'antropologia. A sentire questi nuovi santoni pare che il nostro apparato digerente non sia molto cambiato negli ultimi diecimila anni, e che quindi l'evoluzione biologica non abbia tenuto il passo con quella tecnologica; per cui non siamo affatto preparati ad assimilare l'enorme quantità di grassi, latticini e carboidrati che ingeriamo ogni giorno.
La quadratura del problema, sempre a sentire quei dietologi, è tornare alle origini. Cioè cacciare, pescasre, raccogliere, proprio come facevano i nostri antidiluviani nonni, E proviamoci allora ad immaginare il menù che si potrebbe ricavare: tanta carne magra (lucertole, rane, cavallette, qualche cane inselvatichito e, sulle coste, gabbiani gonfi di spazzatura; la caccia non offre altro); poi tanto pesce (ovvero mercurio e metalli pesanti vari, altri scarichi industriali, rifiuti di ogni tipo sparsi nei mari, nei fiumi e nei laghi); ed infine frutta, verdura, tuberi, radici e bacche (cioè pesticidi, anticrittogamici, erbicidi e altri veleni assortiti). Ed eccoci pronti per l'ennesimo tentativo anticiccia.
Una cosa è sicura: la chiamano dieta del cavernicolo, ma perfino l'uomo del paleolitico preferirebbe affrontare l'orso delle caverne, piuttosto che nutrirsi con quella roba.
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