Creato da Paracarroemigrato il 22/02/2007

L'inferno del Nord

Storie di un ciclista agonista italiano nel cuore delle Fiandre

 

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Steenhuize 01/04/07

Post n°7 pubblicato il 02 Aprile 2007 da Paracarroemigrato

In settimana ho fatto tanti chilometri perché a maggio ci saranno un paio di granfondo locali a cui voglio ben figurare.  Tutto secondo i piani ma venerdì e sabato non sono stato molto bene.  Soprattutto sabato ho avuto parecchi problemi intestinali che hanno un po’ indebolito il mio fisico.  La corsa di oggi viene annunciata dal tam-tam su internet come avente un percorso molto impegnativo.  Perfetto, più dura è meglio è.  La giornata è stupenda, un po’ di vento ma tanto sole. La temperatura è vicino ai venti gradi.  Durante il sopralluogo vedo che la salita impressionate di cui ho sentito parlare è solo uno strappo di 300 metri, anche se piuttosto ripidi . Il resto del percorso è composto da saliscendi ma soprattutto da stradine strettissime in cemento ricche di pericolosissime curve a novanta gradi (vedi percorso: http://img180.imageshack.us/img180/2923/steenhuizeex4.jpg )

Dovremo fare 10 giri e per allungare un po’ prima della corsa me ne faccio altri tre.  Alla partenza ci presentiamo in 60/70 corridori.  La mia tattica è semplice: devo stare il più avanti possibile nei lunghi tratti pieni di curve e cercare di attaccare sulla salita.

Primo giro come al solito a tutta.  Mi sento discretamente bene tanto che già sulla prima ascesa non levo il 53 e do una prima accelerata.  Ma niente da fare, alla fine della discesa sono tutti a ruota. Gli attacchi si susseguono ed è difficile riuscire a rispondere a tutti.  Una squadra soprattutto sembra aver preso le redini della corsa grazie a continui attacchi di almeno due corridori per volta.  Al terzo giro tra un buco e l’altro va via la fuga ed io rimango al palo.  Non mi sento brillantissimo e, seppure sia sempre presente nelle prime posizioni, sento che mi manca qualcosa. Purtroppo in fuga vanno via ben 5 corridori della sopraccitata squadra insieme ad altri due.  Dietro non molliamo ma piano piano, giro dopo giro, perdiamo sempre qualcosa.

Già che non sono al 100% faccio anche un altro errore: salto lo strappetto sempre con il 53x19, mentre quasi tutti vanno di 39.  Vado meglio degli altri ma senza andare da nessuna parte e questo mi sta demolendo le gambe.  Ma quando lo capisco ormai è troppo tardi.  Non si finisce mai di imparare.

Oggi anche la fortuna non è delle migliori e tutti i miei tentativi di sfuggire al gruppo vanno a vuoto per una ragione o per l’altra.

All’ultimo giro provo per l’ultima volta sulla salita ma le gambe fanno un male allucinante e non riesco a prendere più di pochissimi metri di vantaggio. Arrivati alla volata per l’ottavo posto mi defilo verso le ultime posizioni e lì taglio il traguardo.

Che dire... non è sempre “domenica”!  Purtroppo queste corse non sono facilissime da leggere e soprattutto da “pedalare”.  Abbiamo fatto quasi due ore stando perennemente in fila indiana e sono arrivato a casa molto stanco.   La salitella come quasi sempre accade non ha assolutamente influito se non a stancarci tutti un po’ di più.  In Italia una rampetta del genere sarebbe stato un perfetto trampolino di lancio per le fughe... ma non qui.  Puoi scattare quanto vuoi, ma ti lasciano sfogare per poi chiudere il buco e scattarti in faccia.

Sabato prossimo ci sarà una novità.  Da Genova verrà un mio carissimo amico a trovarmi e starà da noi per 6 giorni.  Inutile dire che da buon accanito ciclista, ed ex compagno ai tempi del dilettantismo, verrà armato di bicicletta e pronto per correre.  Almeno ci potremo aiutare a vicenda.

 
 
 
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