Creato da Paracarroemigrato il 22/02/2007

L'inferno del Nord

Storie di un ciclista agonista italiano nel cuore delle Fiandre

 

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Granfondo Shimano Fietschallenge (Olanda) - 6/05/07 

Post n°14 pubblicato il 16 Maggio 2007 da Paracarroemigrato
Foto di Paracarroemigrato

La gara di oggi è una GranFondo, finalmente affronto un po’ di salita.  Tanto per cambiare questa volta inizio dalle considerazioni finali: uno schifo nel modo più assoluto.

A dire il vero non sono nemmeno andato troppo male ma la mia prestazione è stata fortemente influenzata dall’incredibilmente pessima organizzazione della gara. Cosa non è andato? Tutto.  Qui in Belgio, come in Olanda, sono TUTTI furiosi contro chi ha gestito la Granfondo.  La partenza è stata fatta in un piccolo paesino dove si affrontava immediatamente la prima ascesa dalle strade talmente strette da far salire tutti troppo alla spicciolata.  Eravamo in 2000 alla corsa e prima che sono partiti tutti ci sono voluti dieci minuti.  Dopo mille richieste non mi hanno fatto partire davanti e così, pur essendomi iscritto a febbraio e essere arrivato con i primi nell’ultima edizione, ho il numero 562 in 4° griglia.

Al via ci sono tre corridori della Rabobank tra i quali Leon Van Bon (più volte campione olandese e corridore di gran classe pronto per il prossimo Giro d’Italia) e altri tre della “domestica” Skil Shimano con Veneberg che è stato il primo olandese all’ultima Parigi-Roubaix.  Tra gli “amatori” anche Bert Dekker, una bestia capace di arrivare sempre sul podio nelle ultime 6/7 edizioni della leggendaria Marmotte.

Quando danno il via vedo subito i tre della Rabobank scattare prendendo a forte andatura la prima rampa... e io ho il piede a terra. Tutti fermi.  Dopo due interminabili minuti (forse qualche secondo di meno) riesco a transitare sul tappeto elettronico del via.  Salita a tutta zigzagando per evitare i concorrenti più lenti che sono partiti davanti a me.  Ovviamente nessuno a controllato la disposizione delle griglie e raggiungo moltissimi corridori con numeri altissimi che stando al pseudo-regolamento (che non esisteva da nessuna parte) sarebbero dovuti essere ancora alla partenza. Tutto mondo è paese...

Arrivo in cima alla prima ascesa, discesa a tutta ma niente da fare, il primo gruppo non si vede nemmeno all’orizzonte. Corsa finita.  A dire il vero avremmo ancora da fare 140km e 24 salite dei 150 in totale ma ho una gran voglia di girare la bici e ritornare alla macchina.  Non ho idea in quanti siano davanti, ma sicuramente più di trenta o quaranta.

Noi siamo in parecchi, direi un centinaio ma non c’è molto da fare, all’inizio tiro un po’ ma poi capisco che è meglio lasciar perdere.  Dopo 30km troviamo un Rabobank che ha forato e riesce ad aggregarsi a noi subito dopo la riparazione. Tutti a ridere e a prenderlo in giro... brutta mossa perché il tipo l’ha presa male e inizia a menare come un pazzo per una quindicina di chilometri.  Mi piazzo alla sua ruota per cercare di non farlo andare via, ma se continua cosi’ mi ricoverano. 

Non ha continuato così perché dopo 50km di corsa lo vedo mettere il 39 e accostare a bordo strada decidendo di ritirarsi salendo in una macchina amica. Chi ci capisce qualcosa è bravo.

Intanto noto la pericolosità della corsa, non abbiamo nessuna moto che ci apre la strada, non andiamo fortissimo ma nemmeno piano e tutti gli incroci sono aperti. Per trovare, ripeto TROVARE, la strada dobbiamo stare attenti a delle invisibili frecce blu disegnate sull’asfalto.  Un paio di volte i primi del gruppone hanno ceffato la strada.  Mai fatto nulla del genere.

Intorno al 55esimo km decido che almeno mi devo allenare per bene e su una salita me ne vado via.  Metto il “cruise control” su una buona velocità e via, il più regolare possibile.  So che non potrò mai riprendere il gruppo davanti, ma intanto spero di evitarmi la selezione sulle prossime salite.  Sto bene e già che ci sono mi metto alla prova per capire se la prossima GF (il 17 maggio) posso fare bene.  Raggiungo uno in mountain-bike che va a 20km/h in pseudo-pianura con il numero 60 sulla schiena (prima griglia alla partenza), che rabbia!  Faccio due salite e in tutto 20km scarsi quando, ovviamente, arrivo in un mega incrocio senza frecce. Dove vado? Mi fermo, mi guardo intorno, decido di salire. Passa poco e dico “no, no, torna indietro finché sei in tempo”. Detto, fatto e fortuna vuole che rientro sul percorso proprio quando il mio exgruppo sta passando, scegliendo un’altra strada, tra l’altro.

I chilometri passano come le salite, mai troppo impegnative e mai veramente a tutta.  Non si fa selezione, ma sento che piano piano le mie gambe si stanno affaticando.

Quando passiamo i 100km il ritmo cambia decisamente. I tratti pianeggianti li percorriamo in fila indiana e le salite con un passo leggermente superiore.  Mi tengo sempre nelle prime posizioni perché noto che dopo ogni ascesa siamo sempre meno.

Mancano due salite all’arrivo e siamo in Olanda.  Il traffico è insostenibile e i rischi che corriamo sono veramente troppi.  Sono stanco ma è quasi finita.  Il ritmo imposto sull’ultima salita percorsa è stata una mazzata per le mie gambe e per quelle di tutti visto che siamo rimasti una ventina.

Ormai sembra una gara in circuito vista l’andatura.  Ma proprio quando siamo vicini alla penultima salita, durante l’attraversamento di un paese il traffico ci blocca. Un camper procede a velocità ridotta nel nostro senso di marcia e alcuni riescono a sorpassarlo, altri passano sul marciapiede e altri tre, tra cui il sottoscritto rimangono bloccati.  Siamo in discesa e quando riesco a levarmi di torno l’impaccio il gruppetto è scomparso.  Mi lancio a tutta all’inseguimento senza ricevere aiuti.  Arrivato nella pianura spingo con tutto quello che mi è rimasto ma proprio mentre sto per rientrare ecco che inizia la salita. Una dura salita. BUM... ho fatto il botto.  Salgo piano e con le gambe di ghisa.  Purtroppo è anche lunghetta e così perdo troppo.  Davanti si sono ulteriormente selezionati e sono rimasto al palo.  

Ho anche fame, mi sono alimentato bene, ma in questo tipo di gare consumo come una Ferrari.  Però manca veramente poco, con l’arrivo è in cima all’ultima salita e ormai sono arrivato ai suoi piedi.  Salgo tranquillo ma nemmeno troppo.  Un po’ mi sono ripreso, evidentemente è stato un momento storto.  Purtroppo tutto è andato a ramengo e anche le motivazioni non sono granché.  Taglio il traguardo in 4 ore e 21 minuti alla media di quasi 35 km/h.  Il dislivello complessivo era di 2350 metri (dati Polar).  Niente di eccezionale ma nemmeno troppo malvagio considerato che i miei allenamenti si fermano tutti o quasi intorno ai 75/80 km massimo.

Posizione all’arrivo? Non ne ho assolutamente idea.  Il giorno sono disponibili le classifiche e mi danno al 102° posto.  Accidenti, proprio non credevo che davanti ci fossero così tante persone.  Da un giro sui forum olandesi vengo a conoscenza che un nutrito gruppo di 40/50 persone hanno tagliato involontariamente il percorso e sono arrivati con 133km. Questo gruppo è arrivato tra noi e quello dei primi.  Ecco spiegato l’arcano.

Purtroppo è stato un casino tale a livello organizzativo che non ci si è capito nulla.  Il percorso lungo e il corto si sono intrecciati almeno 3 volte e così nella seconda metà c’era sempre gente che raggiungevamo senza capire chi fossero.  Per rendere meglio l’idea dell’assurdità mi hanno raccontato che i primi tre assoluti sono arrivati all’arrivo al contrario, dalla parte sbagliata!  I professionisti hanno preso una bella legnata comunque, Leon Van Bon è stato staccato sull’ultima salita e ha fatto secondo, un altro Rabobank ha chiuso “solo” nei dieci e gli altri Skil Shimano lontani dalle posizioni che contano.

Deluso ma rassegnato, più di così proprio non potevo fare.  

 
 
 
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