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« Perchè Vogogna è "cara"?Centrale a biomasse. Non... »

Centrale a biomasse. Il mio contributo

Post n°561 pubblicato il 07 Settembre 2013 da miglioriamo.vogogna
 

Lunedi sera, causa altro impegno, non potrò partecipare alla serata sul progetto della centrale a biomasse.
Ho però redatto un contributo a beneficio di chi vorrà leggerlo, e invito tutti, a partecipare.

Non si vuole esser detrattori, però di base, ci sono aspetti che vanno chiariti. E, dalle abitazioni, la centrale va allontanata il più possibile.

Lo leggete sotto, e pure qui http://issuu.com/progetto/docs/biomasse

 

CENTRALE A BIOMASSE

 

Settembre 2013

 

Contributo di FabioIacopino

 

La centrale a biomasse diVogogna viene proposta a ridosso di un plesso scolastico e diabitazioni (a poche decine di metri). Se le fonti di cui avantiriporto hanno una certa credibilità (e sono varie), sarebberosufficienti a contestare fermamente questa decisione, che – perovvi motivi – assumerebbe addirittura connotatidell'irresponsabilità.

 

Prima di esprimere ognimio parere e di riportare le fonti di cui sotto, ritengo siaimportante riportare proprio quanto citato in prima pagina dello“studio di fattibilità” depositato presso il Comune di Vogogna(a beneficio dei residenti di San Rocco, in primis, e poi di tutti ivogognesi):

 

dopo avereanalizzato la possibilità di localizzare tale impianto in un'areaposta in posizione centrale al paese, e verificato che tale sceltapresentava alcuni vantaggi, quale, soprattutto, la vicinanza conalcuni potenziali utilizzatori del calore, come ad esempio: la casadi riposo comunale, il Municipio, l'ex scuola elementare, ilcomplesso ricreatorio. La stessa area poneva anche alcunisvantaggi o possibili criticità emergenti dovuti al posizionamentodi un impianto industriale nel centro abitato quali: il rumoredell'impianto, l'impatto derivante dal traffico di mezzi di trasportolegna, gli odori percettibili, lo stoccaggio della legna.

Sono partito da qui.Ho fatto questo lavoro per cercare di riassumere a beneficio dei mieiconcittadini, alcuni elementi che possano ATTESTARE proprio quantosopra è scritto in neretto. Perchè sono proprio questi gli elementida valutare

Ora mi chiedo, è giustocollocare quest'opera nell'area EX INDUSTRIALE “Morino” a ridossodi “altre” abitazioni? Come giustifichiamo ciò nel confronto diquesti residenti?? Come la mettiamo con i bambini e i ragazzi delplesso scolastico? Basta spostarsi dal centro paese ad una zonaperiferica e cambia l'importanza delle persone residenti?

Perché non si dicechiaramente che quell'area non è un'area industriale?

Leggerete sotto. Neipaesi centroeuropei le biomasse sono utilizzate più che altro perproduzione termica. A Vogogna, pare più una seconda scelta, chedifficilmente – a mio avviso - verrà perseguita: si ipotizzano trereti con lunghezze da 250 a 500 mt l'una. Il costo di realizzazionedi questi tratti vanno a circa 300-400 euro al metro lineare!! Poi,bisogna aggiungere ancora150.000 euro di costi di adattamentoimpianti presso le utenze!!

Ora, vi è un bisogno diriscaldare meglio le nostre case? Si, assolutamente. Ma si ritiene –e parlo da tecnico esperto che gestisce condomini realizzati neglianni 60-70 del secolo scorso – che sia più opportuno “contenere”energeticamente l'energia utilizzata per scaldare: in questo modo,con “minore” chiamata, si può sostenere che vi sia un adeguatorendimento energetico degli stessi. Un edificio opportunamentecoibentato e dotato di impianti moderni e a norma, può ridurrefacilmente fino ad oltre il 50% del proprio fabbisogno energetica (equindi della propria “spesa” in termini di costo), fino adarrivare, negli edifici in classe A, praticamente ad essere autonomo.Adeguare un condominio medio di 20 unità costerebbe 20.000 euro diimpianti (caldaia e contabilizzazione, e molti condomini oggi hannogià speso questa cifra) e altrettanti di coibentazione perinsufflaggio (che ridurrebbe le spese energetiche di un buon 40%).Chi spenderebbe ancora quota parte delle 250.000 euro per allacciarsiall'impianto? E' stata fatta una indagine conoscitiva? No!

L'Amministrazione diVogogna, che da sempre lavora per concetti disordinati, senzapianificazioni serie, in questi anni tinteggia il Municipio e non locoibenta. Poi interviene su di un edificio oggi chiuso (quindi nonriscaldato) quello delle ex scuole elementari, per un intervento dicontenimento energetico. Ora, intende dar via a questo progetto, conun possibile ma onerosissimo costo di allaccio al teleriscaldamento,quando era sufficiente coibentare l'attuale plesso scolastico e nonquello dismesso. Senza rischio inquinamento, senza disagi airesidenti, senza ulteriori costi (acquisizione dell'area, eventualidel teleriscaldamento, ecc..). Se qualcuno individua logiche in tuttociò, me le spieghi, per favore!

Andava interessatamaggiormente la cittadinanza. Va capito maggiormente questo progetto,va sentito un loro parere. Vanno garantiti i residenti.

Ma forse, in questo caso,leggendo le righe sopra riportate in neretto e tratte dallo stessostudio di fattibilità fatto redarre dall'Amministrazione, nonsarebbe nemmeno stato necessario un incontro pubblico: bensì ilcontrario!! Ci sono moltissimi elementi sufficienti a far capire cheall'interno del centro abitato non si deve nemmeno pensare dicostruire un impianto del genere.

Se leggete anche avanti,i contributi che riporto, lasciano serie perplessità.

Ad ogni cittadino spettala valutazione: è indubbio che il tutto andrà pensato bene, dasubito, e soprattutto non sia realizzato in quell'area troppo aridosso delle abitazioni e della scuola!!

Infine ricordo chel'impianto non sarà gestito dal Comune, ma da un imprenditoreprivato. Sarà difficile un controllo dell'operato, e necessiteràaffidarsi ad esso affinché tutto l'impianto stesso sia mantenuto inefficienza, così come le manutenzioni, così come il correttostoccaggio dei materiali e la loro idonea provenienza (che saràgarantita a livello territoriale? Difficilmente, a mio avviso, inquanto la elevata disponibilità di boschi è limitata dalleproprietà private e dalle grosse difficoltà di accesso per iltaglio ed il trasporto a valle. I costi sarebbero troppo elevati,tali da suggerire all'imprenditore di reperirlo all'estero?)

Poi, leggendo avanti,qualche dubbio in più viene. Forse sarebbe meglio orientarsi sualtre idee di sfruttamento del territorio. Idee che non sfruttino gliincentivi statali (che noi tutti paghiamo) e l'ambiente in termininegativi, bensì che riscoprano l'uso della terra secondo canoni cheesistono fino dall'esistenza della razza umana.

Non mi si dia delcontrario alla modernizzazione. Invito cittadini e AmministrazioneComunale ad una serena riflessione. Ed a un ripensamento di questoprogetto, che così come ideato, non può funzionare. Siamo ancora intempo. Una scelta sbagliata, la subiremmo tutti, in particolare inostri figli.

(Questa frase la dissigià 12 anni fa, quando partiva l'iter della strada diarroccamento...)

 

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DOCUMENTAZIONE TRATTADA INTERNET

 

Che cos'è una centrale abiomasse?

Unacentrale a biomasseè una centraleelettrica che utilizza l'energiarinnovabile ricavata dalle biomasse,attraverso diverse tecniche: l'energia può essere estratta siaper combustione diretta delle biomasse, mediante particolariprocedimenti tendenti a migiliorare l'efficienza, sia mediantepirolisi, siamediante estrazione di gasdi sintesi (syngas) tramite gassificazione.Il termine biomassa definisce qualsiasi materiaorganica (cioè derivata dal processo di fotosintesiclorofilliana) con esclusione dei combustibilifossili e delle plastichedi originepetrolchimica**

 

** (fonte Wikipedia)

E' bene innanzituttoverificare se in Italia oggi vi è bisogno di energia elettrica:parrebbe di no – i livelli di consumo energetico in Italia sono indiminuzione - e, in questo caso, che senso potrebbe avere unaattività imprenditoriale volta alla produzione di energia elettrica?

Poi,si impone una secondafacile riflessione: l'incentivazione delle biomasse a scopoenergetico, viene inseguita per l'incentivazione statale sullaproduzione di energia, oppure per un motivo ambientale/energetico?Ovviamente la prima: interessa “produrre” energia elettrica chenon serve, per guadagnare, e solo contestualmente, forse (e conulteriori costi) valutare un discorso ambientale o energetico. Credoche una risposta più completa a questa domanda, serva, da sola, arender inutile tutto il progetto di realizzazione di una centrale abiomassa.

Certificati Verdi nessuno imprenditoreprivato farebbe questa scelta. La verità è che le biomasse sonoun combustibile povero, economicamente ed energeticamenteconveniente, senza sovvenzioni, solo nelle circostanze che siverificano in paesi come la Svezia, dove l'industria del legnoproduce grandi quantità di scarti e la morfologia del territoriopermette il facile taglio e trasporto di questimateriali.
     Inoltre solo lecondizioni climatiche di paesi come la Svezia rendonoparticolarmente economica la cogenerazione da biomasse, in quantola contemporanea produzione di calore e di elettricità avviene perperiodi ampiamente più lunghi di quelli necessari per i climiquali quelli del centro Italia
.”*

 

*(fontehttp://truccobiomasse.altervista.org/ambiente.html)

 

 La nostra aria, ha bisogno di carichiaggiuntivi di prodotti derivanti dalla combustione? Sicuramente no,soprattutto se non vi è alla base una adeguata motivazione!

Osservo, poi, come siasufficiente digitare sul principale motore di ricerca “google” ladue parole “centrale biomassa” che subito viene suggerita unaterza “inquinamento”: è crescente la letteratura scientifica inmateria, con un incremento recente delle pubblicazioni sul tema.

Non bisogna trascurare il fatto che lebiomasse che saranno usate come combustibile, anche dopo depurazionedei fumi prodotti, provocheranno l'immissione nell'ambiente diquantità non trascurabili di numerosi macro e micro inquinanti(polveri sottili ed ultra sottili, ossidi di azoto, idrocarburipoliciclici aromatici, diossine..) con effetti potenzialmentepericolosi per la salute della popolazione esposta. Delle emissionidi polveri fini ed ultrafini [12, 13], di ossidi di azoto, dipoliciclici aromatici di diverse decine di mezzi pesanti al giorno,lungo tutto il percorso che giornalmente dovranno coprire, spesso nonsi trova traccia nei documenti autorizzativi.
     Espesso nulla si dice sul ruolo di queste emissioni prodotte daltraffico e di quelle della centrale, nella formazione di ozono e dipolveri fini ed ultrafini di origine secondaria [13], ovveroinquinanti pericolosi che si formano in atmosfera, a distanza dallafonte, per reazioni chimiche e fotochimiche degli inquinanti primari(ossidi di azoto, idrocarburi).

 

     In questo caso,riteniamo sia doveroso dare il giusto peso alla salute umana,rispetto alla salute dell'atmosfera del Pianeta e, secondo il nostroparere, non si può privilegiare (economicamente) un discutibilecontenimento delle emissioni di gas serra, e un sicuro guadagnodell'impresa, se questa scelta aumenta i rischi sanitari dellapopolazione esposta.

 

Nella progettazione spesso si ignora il fatto chegli inquinanti, immessi direttamente e indirettamente nell'ambientedall'attività della centrale (in particolare ossidi di azoto eozono) possono, in modo rilevante, ridurre la produzione agricola[14-16] e l'accumulo nell'ecosistema di composti persistenti(metalli, policiclici, diossine) [17] [18], prodotti dallacombustione, potrebbe essere incompatibile con gli obiettivi di unaproduzione agricola ed alimentare di alta qualità.
     Anchei consumi di acqua per il raffreddamento dell'impianto termoelettricosi metterebbero in concorrenza con l'uso agricolo di questa risorsa.

 

E ancora

 

   Altroproblema critico è il livello di tossicità delle ceneri ed inparticolare delle ceneri volanti raccolte dagli impianti didepurazione dei fumi. Anche questo specifico argomento non cisembra adeguatamente approfondito nelle relazioni fornite.Ricordiamo che il contenuto di cadmio, cromo, rame, piombo emercurio delle ceneri volanti derivanti dalla combustione dilegname (quercia, faggio, abete) è superiore a quellariscontrabile nelle ceneri volanti prodotte dalla combustione dicarbone [24].
     Questo risultatosegnala la necessità di non sottovalutare la possibilità chequesti metalli tossici siano presenti nelle polveri leggereraccolte dai sistemi di filtrazione dell'aria. Questa evenienza, severificata (e certamente da non escludere a priori) deve farscattare adeguate contromisure a tutela della salute dei lavoratoriche dovranno provvedere allo smaltimento di queste polveri. E lapossibile presenza di cadmio e mercurio nelle biomassetermovalorizzate, comporta anche la necessità di prevedere la loropresenza nelle emissioni gassose prodotte dalla lorocombustione.
     Se la presenza dicadmio e mercurio nei fumi di una centrale a biomasse richiederàuna verifica sperimentale, è certa la presenza negli stessi fumidi idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani.
     Ea riguardo spesso, sia la società proponente che gli Enti pubblicidi controllo, ignorano specifiche e subdole caratteristicheeco-tossiche di queste classi di composti: persistenza, bioaccumulolungo la catena alimentare, effetti genotossici e, con riferimentoa policiclici aromatici, diossine e furani, effetti di interferenzasul sistema endocrino
.

Conclusioni

Nostra conclusionepertanto è che l'inquinamento ambientale indotto dai tantiimpianti a biomasse che si propongono in Italia, pur nel pienorispetto delle norme vigenti, peggiora l'attuale qualitàdell'aria dei territori che dovrebbero ospitarle, con leemissioni da camino e con quelle del traffico veicolare indotto(ossidi di azoto, polveri fini (PM10) ed ultra fini (PM2,5) epeggiora anche la qualità del suolo, e dei prodotti agricoli diquesti stessi suoli, con le ricadute di composti organicipersistenti (diossine, furani, idrocarburi policiclici) eprobabilmente di metalli pesanti.
     Irischi sanitari indotti da questa contaminazione, per quantopiccoli possano essere stimati, non sono giustificati daibenefici collettivi indotti dalla realizzazione dell'impianto, ilcui principale scopo è quello di massimizzare gli utili deiproponenti, in base agli attuali incentivi alla produzione dielettricità da biomasse”**

**(fontehttp://truccobiomasse.altervista.org/ambiente.html)

All'estero usano molto lebiomasse? Vero, ma occorre sapere che:

 

Francesi,svizzeri e austriaci, nostri vicini lungo l’arco alpino, purutilizzando i boschi regolarmente, non si sognano di produrrecorrente elettrica da biomasse forestali, ma si limitano a sfruttareintelligentemente i residui di lavorazione del legno a finitermici.(…)”

 

Vi sono poi altritimori, di cui occorre tener conto

 

Che gliimpianti industriali per biomasse siano il più delle volte un truccoper “far digerire” un inceneritore, lo dimostra il semplice fattodella sovrastima della potenzialità delle biomasse disponibile “afiliera corta”, che dovrebbe avere un raggio massimo di 20Km, ma che è stata poi ampliata a 70 Km.”

Preliminarmentebisogna tener presente l’enorme capacità di corruzione politicadel meccanismo di incentivazione ”ecologica” pubblica,ma pagata dai consumatori mediante una tassa del 7% delle bolletteelettriche, di produzione di energia iniziata nel 1992 con unadelibera interministeriale ( CIP 6) e ridefinita successivamente come“Certificati Verdi”, si tratta di 6 miliardi di eurol’anno, una massa di denaro che ha condizionato, econtinua a condizionare, le scelte politiche a tutti i livelli, daquelli ministeriali, alle regioni, alle amministrazioni locali.L’importante è bruciare, bruciare e bruciare, visto cheoltre il 90% di questi fondi vanno alla combustione delle cose piùsvariate, più di 4 miliardi di euro (4.361 milioni nel2006) vengono destinati agli stessi combustibili fossili ed ai“combustibili di processo o res idui o recuperi di energia”, unadefinizione che molte volte ha coperto lo smaltimento di prodottitossici derivati dalle lavorazioni petrolifere, ribattezzate fonti dienergia “assimilate alle rinnovabili”, ad esclusivovantaggio della potente Lobby petrolifera. Comunque deirestanti fondi, destinati alle “fonti di energia rinnovabili” ben1.136 milioni di euro ( dati sempre del 2006) vanno alle “biomassee rifiuti”.

 

Del resto questiimpianti sono intercambiabili, come bendimostra, in Toscana, il caso dell’inceneritore di Pietrasanta,voluto a tutti i costi dalla Amministrazione regionale, retta allorada Vannino Chiti, che arrivò a commissariare autoritariamente leautorità amministrative locali, tutte contrarie alla suarealizzazione, mediante un dirigente regionale, noto per un contrattocapestro (il contratto “Daviddi”), che impose a tutte leamministrazioni Comunali della Versilia, che prevedeva, e prevede, ilconferimento di una data quantità di rifiuti a questo impianto, penail pagamento di sanzioni pecuniarie in caso di una sua riduzione,sfavorendo quindi politiche “virtuose” di gestione dei rifiutimediante loro riduzione, riciclaggio e recupero: un esempio della“vera”politica ambientale della regione Toscana.

 

In alcune fasi dellasua vita l’inceneritore di Pietrasanta venne ribattezzato “impiantoper biomasse”, per renderlo più “appetibile”, specie nelladelicata fase del suo collaudo; attualmente questo impianto brucia“combustibile da rifiuti” (CDR) , è gestito dalla multinazionalefrancese Veolia, ed ha avuto, anche recentemente, ripetuti episodi diemissioni anomali di diossina.”

Come mai un’attività con tali caratteristichesfavorevoli suscita comunque interesse?

La risposta sta in un sistema di incentivieccessivi, che non ha eguali in altre nazioni europee e non èaccompagnato da un adeguato corollario di limitazioni.Manca la valutazione dei costi ambientali dell’attività, chedovrebbe essere, al contrario, vincolante nei processi decisionali.

Ciò che ci siprepara a fare è una grossa speculazione economica, coneffetti ambientali devastanti. Francesi, svizzeri eaustriaci, nostri vicini lungo l’arco alpino, pur utilizzando iboschi regolarmente, non si sognano di produrre corrente elettrica dabiomasse forestali, ma si limitano a sfruttare intelligentemente iresidui di lavorazione del legno a fini termici.(…)”; fattoquesto però possibile solo con l’uso domestico-familiare o per lachiusura di cicli aziendali agricoli su scala assolutamentelocale.”***

 

***(fonte www.medicinademocratica.orgdal sito www.movimento.asti.it)

Non mancano infine,vere e proprie preoccupazioni:

 

Ancora un contributoliberamente tratto:

Un esercito di tecnici, intermediari,professionisti (ingegneri ma anche avvocati) pronto a scendere incampo e che, dopo aver individuato i siti idonei (sulla base dellapresenza di cabine elettriche preesistenti e di eventualistrutture riciclabili alla nuova funzione) procede a spron battutoalla presentazione dei progetti e alla loro difesa dalleosservazioni, prescrizioni, richieste di compensazioni. Nonimporta se a pochi metri dalle progettate centrali si trovinodelle abitazioni, se nel raggio di poche centinaia di metri visiano siti sensibili agli impatti delle emissioni (scuole, asilinido, centri sportivi, ambulatori, case di cura). Non importa senel cono paesistico delle progettate centrali si trovino emergenzedi carattere storico-monumentale ed artistico, se a ridosso dellecentrali corra il perimetro di siti di rilevanza ambientale. Varicordato che le centrali a combustione producono emissionisuperiori anche alle stesse centrali a carbone mentre non sonoesenti da emissioni neppure centrali a biogas specie sotto ilprofilo delle nanopolveri. Eppure questi impianti non vengonoclassificati quali impianti insalubri e la loro potenzialitàinquinante è considerata “modesta”.”

 

Agli effetti delleemissioni di inquinanti dell’aria vanno spesso sommate leemissioni maleodoranti degli impianti (legate allo stoccaggio dimatrici organiche, ma anche ad altre fasi di funzionamento dellecentrali), quelle del rumore dei motori, dei trasporti dellebiomasse, delle ceneri, dei digestati con transiti di autocarri emezzi agricoli che la sovraccaricano la rete viaria ruraledeterminando deterioramento della rete stessa e condizioni diinsicurezza per gli altri utenti”.

Ecco allora che lalobby ha già pronta la soluzione: di fronte alla crescita deiprezzi di cippato, oli vegetali, mais e alle crescenticontestazioni contro la distruzione di alimenti per produrre unpo’ di elettricità, essa propone l’uso di “vari generi disubstrati, Rifiuti solidi urbani, fanghi). Si sono già registraticasi di plastica mescolata a cippati, di rifiuti speciali prontiad essere digeriti. Mentre il Sistri, il sistema messo in piedidal Ministero dell’ambiente per la tracciabilità dei rifiutinon decolla (tanto che le imprese di rifiutano di versare icontributi), mentre le Arpa non riescono a controllare neppure ciòche esiste si propone di realizzare migliaia di centrali abiomasse solide e liquide e di utilizzare i rifiuti peralimentarle. Il disegno a questo punto è chiaro: prima simoltiplicano le centrali utilizzando livelli di incentivazione“irresistibili”. Poi, di fronte alla inevitabile riduzionedegli incentivi e alla lievitazione dei costi delle biomasse sipropone all’ “agricoltore” gestore delle centrali didiventare uno speculatore di rifiuti che rischia di trarre ilmaggior utile da forme di smaltimento illegale. Un piano inclinatoche porta diritta l’agricoltura a smarrire il senso stesso delproprio ruolo “avvelenando” in profondo il tessuto delleimprese, destrutturando le filiere, esponendola alle peggiori mirespeculative e criminali.”****

**** (fonte prof MicheleCorti, tratto dal sitohttp://informatimantova.wordpress.com/2012/03/29/documento-di-approfondimento-sulle-centrali-biomasse-un-intreccio-di-inquinamento-speculazione-e-distruzione/)

 
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