lettere d'amore

N. 7 


Cara A.vengo intimamente da Voi con questa mia poichè so che mi accogliete anche nei momenti in cui io non ho il pudore e la riservatezza di non mettere a nudo il mio malessere.Sono da Voi nonostante tutto.Mi annichilisce la dignità il problema economico,mi deturpa la mente lo sforzo continuo di volermi credere anche altro dal corpo,mi sevizia il corpo l'assenza del Vostro,mi intristisce l'anima una creatività mediocre,mi impoverisce il pensiero la mancanza di relazioni interessantied eccomi qui, a vomitarVi addosso, da bieco carcerato, da manovale rozzo e ignorante della vita, la mia pochezza, la mia disperazione, forse, la mia banalità.Voi che conoscete i meandri umani e non Vi stupide e non giudicate e non Vi allarmate, datemi una parola di consolazione.Ieri, domenica, i soliti convenevoli, il solito torpore della routine familiare con i suoi impegni sociali e io, che non trovo spazio il quel vivere, mi son perso lontano da Voi.Orsù, signora, volgete la Vostra lieve mano con una carezza ristoratrice alla mia mente, alla mia anima che senza di Voi, perde la luce e la strada.Unico orizzonte i meandri desolati e desolanti della mia mente.Perfino il corpo si sente stropicciato, fiacco, secco come una foglia d'autunno.Oh, mia cara, come un cencio sono ai Vostri piedi, consolatemi...neppure un Vostro delizioso marzapane ad addolcirmi questa mattinata che si appresta ad essere plumbea.Eccomi, risollevatemi.Con infinita speranza. C.