Creato da chiaroscuro60 il 18/11/2010

MENTRE CI DISTRAIAMO

DITTATURA MONDIALE

 

 

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PAOLO BARNARD (Citalopram)

Post n°55 pubblicato il 10 Febbraio 2011 da chiaroscuro60

http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=206

Sono in auto, mi chiamo Paolo Barnard, nel settembre del 1989 sognai che il mio mestiere poteva cambiare le cose, e che io sarei stato uno di quelli che lo avrebbero permesso, io, parte del drappello degli attivisti per Un Mondo Migliore. Quello che ho fatto in 22 anni, cioè la quantità di iniziative, non è neppure raccontabile, per il semplice motivo che me ne ricordo un terzo, sono troppe. A metà percorso compresi che il Potere non stava dove tutti credono che stia. Ok, avrei diretto i cittadini al posto giusto. Poco dopo compresi cosa il Potere aveva fatto ai cittadini contemporanei, li aveva tutti paralizzati, veri zombie ambulanti incapaci, primi nella storia dell’umanità, di agire per cambiare il loro tempo. Ok, avrei trovato l’antidoto. Stanotte, nel parcheggio di questo Fini grill sotto la neve bagnata, con il parabrezza che piange lacrime di acqua a rivoli grossi come un dito sullo sfondo di un cielo nero stellato solo dalle luci dei piloni, capisco cosa veramente ci ha battuti e perché io sono del tutto inutile: le cose da sapere per cambiare veramente la nostra storia sono troppe, troppo specialistiche, e la gente non ha il tempo, non ha l’energia, non ha l’abitudine mentale, non può farcela a comprenderle. Ma se non le comprende, perderà sempre, non c’è via d’uscita da questo.

Capisco che dietro al piano nascosto del Vero Potere per annientare Stati, leggi e cittadini partecipativi, e che credevo fosse il muro contro cui finiva il suo cunicolo di intrighi, vi è un’altra idea. Cioè esiste in realtà un altro muro, che forma un’intercapedine ancora più nascosta entro la quale vive quell’idea, e non me n’ero reso conto. Ora la vedo, e mi stordisce talmente che non avvio neppure il motore dell’auto nonostante il gelo. Seguo solo le lacrime d’acqua sul parabrezza.

Mi torna alla mente la frase di Giuliano Amato, quando al Centro per la Riforma Europea di Londra, il 12 luglio del 2007, commentò il Trattato di Lisbona, che è quella Carta-Colpo di Stato che ha sottratto la democrazia a milioni di europei senza che nessuno ne sapesse nulla. Disse il ‘Dottor Sottile’: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile… “. Ecco, questa è l’idea custodita in quell'intercapedine, il fondo del male. Significa che il Vero Potere ha lavorato per rendere impossibile alla quasi totalità degli esseri umani capire come fa ciò che fa, poiché il Potere sa che se non lo capiamo non potremo mai agire per combatterlo. Ovvero: a noi arrivano le conseguenze strazianti del suo volere – l’erosione dei diritti, la massificazione della povertà, la sottrazione totale della nostra autodeterminazione sul lavoro, nella salute, sul nostro destino entro la breve vita che abbiamo – ma ci ha reso di fatto impossibile comprendere da dove ci arrivano quei mali facendoli scaturire da percorsi talmente intricati da essere sia inspiegabili che incomprensibili al 99% di noi. “Fu deciso che il documento fosse illeggibile… “, cioè non l’avrebbero compreso i politici, tanto meno i cittadini, e chiunque si fosse arrangiato per spiegarlo sarebbe stato accolto con incredulità, noia, irritazione, o come un folle, da parte di persone per le quali è tutto troppo specialistico e non possono farcela a comprendere. Punto.

Vorrei accendere il motore della mia auto, veramente vorrei non aver pensato. Fra un’ora sarò a casa, davanti al mio pc, io, uno del gruppo di quelli che voleva Un Mondo Migliore. E adesso? Tu che vivi l’alienazione di questo sistema, tu per cui ho scritto dall’agosto del 2010 Il Più Grande Crimine con questi nove aggiornamenti, tu che sei di quelli della vera Italia del lavoro a rotoli, della sanità opzionale, delle scuole nel burrone… a te cosa dico adesso? Posso forse dirti che con una pinza, un cacciavite e ‘olio di gomito’ potremo cambiare i circuiti dei megaprocessori di Ginevra che ci controllano? Non posso, è impossibile. Dovrei fermarti una sera al ritorno dal tuo lavoro al Fini grill e condurti attraverso le settemila pagine dei manuali informatici necessari a capire e a combattere quella macchina infernale. Tu, stremato dai panini, dalla musica techno di plastica, e dalla sfiducia, mi manderesti a quel paese. E come te i milioni di altri. Eppure senza quello studio non si ferma neppure una lucina di un led in quel mostro di cavi e circuiti.

Hanno vinto loro, lo dico con immensa serietà. Quella intercapedine, quella idea… che incredibili bestie che sono stati. Li ammiro da un certo punto di vista, la perfezione del male suscita ammirazione per la sua immacolata forma senza errori.

Sarò ancora davanti a questo pc a scrivere altri aggiornamenti sul Più Grande Crimine, per due motivi: primo perché l’ho visto, e una volta visto non posso staccarmene. Secondo, perché devo lottare contro la depressione, e il Citalopram non lo prenderò mai più. Non funziona.

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Paolo Barnard, giornalista free-lance e saggista, unisce una meticolosissima ricerca di fonti certe ad una assoluta libertà di espressione, che non a caso gli è costata una plateale emarginazione dai mass media istituzionali. Laureato in psicologia, ha collaborato con le principali testate nazionali, come La Stampa, Il Manifesto, Il Corriere della Sera, Il Mattino, Il Secolo XIX, La Repubblica, La Voce, Il Sabato, Chorus, Oggi, Avvenimenti. Reporter RAI con Samarcanda durante la Guerra del Golfo (1991), è stato co-fondatore ed ha collaborato per oltre dieci anni con il programma Report su Rai3. Attualmente scrive per Micromega, Golem de Il Sole 24 Ore, agenzie di stampa e testate on line.

 

 

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