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Quando avrai trascorso trent’anni della tua vita a mettere a punto dei fini metodi psico-pediatrici, medico-pedagocici, psico-pedo-tecnici, alla vigilia della pensione prenderai una buona carica di dinamite e farai discretamente saltare qualche isolato di un quartiere di catapecchie.

E in un solo istante avrai fatto di più che in trent’anni di lavoro.

 (Fernand Deligny)

 

 

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frammenti

Post n°216 pubblicato il 07 Maggio 2010 da francescodil_3

 

Di quanto sento la mancanza

non ti saprei dire

Ma la domenica mattina,

non essere chiamato e richiamato

dagli amici di sempre

o non sentire l’odore di caffè del bar

con chi hai fatto questi  gesti

per trent’anni di seguito

è dura da sorbire

 

e intanto cammino  in cerca

di qualcuno che

riesca a rendere meno amaro

questo caffè insapore, o

almeno una parvenza di sensazione…

 

 

Perdonami se ti sto vicino, alcune volte anche troppo,

sappi, però,  che è un’illusione,

io non c’entro, non ci sto.

Tu cercami lontano

più lontano che puoi e

mi troverai perso

nei vicoli della città incompresa

Ridente e infelice mentre

assaggio il sapore di niente.

 

Sarò sempre inquieto e deluso

Avrò, per riconoscermi,  

un  grammofono appeso  al

collo che non suona più.

 

Il motivo?

 

È finita la corsa, c’è sciopero

o solo  per  noia.

Scegli tu quale.

 

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GIOVANI E SOCIETÀ

Provate a  dare uno sguardo a come i giovani proletari vengono formati in strada dalla mancanza di riferimenti e di interessi, dall’essenza di dialogo con la società, dalla ghettizzazione rotta solo con la violenza o con la partecipazione al consumo, da quanto si potrebbe fare in termini di spazi, strutture, educazione e cultura e da quanto invece non si fa. (M. Braucci)

 

L O STILE

 

Io sono così. Nei miei libri racconto i fatti, che sono la vera cosa importante. Tutto accade in modo crudo e semplice. Sono le persone che ci ricamano intorno. Certamente questo stile riflette anche il mio modo di essere. Ho faticato molto per trovare il mio stile, quello che meglio mi si adattava. I miei primi scritti erano poesie, ed erano totalmente differenti, meno tristi anche.  Non ne ero soddisfatta però, ritenevo di scrivere come tutti gli altri, che nel mio modo di scrivere non ci fosse niente di originale. Ero anche stanca di quel linguaggio così enfatico e sentimentale. Volevo scrivere in modo più asciutto e più oggettivo. Così sono arrivata a questo stile, meno lirico, più scarno, ma che mi rispecchia anche di più.

(Agota Kristof)

 

PREVÉRT E LA POESIA

L’intelligenza non aiuta affatto a scrivere belle poesie; essa può tuttavia evitare di scriverne di brutte. Se Jacques Prévert è un cattivo poeta è soprattutto perché la sua visione del mondo è piatta, superficiale e falsa. Era già falsa ai suoi tempi; oggi la sua nullità appare lampante, al punto che l’intera opera  sembra lo sviluppo di un gigantesco luogo comune. Sul piano filosofico e politico, Jacques Prévert è innanzitutto un libertario, cioè, fondamentalmente, un imbecille.

 

Michel Houellebecq

 

 
 
 
 

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