Noi x sempre

Quando una storia finisce...


...è il momento di ritrovare se stessi!Pensare all’amore come nutrimento è un modo per dare significato positivo ad un sentimento denso di pericoli. Dell’amore si finisce per parlare in modo pesante, mettendo nell’amore tanti sentimenti personali, tanti bisogni al limite del desiderio di perdita e disgregazione dell’Io. Di amore si muore quando al sentimento verso un altro si aggiunge l’incapacità di restare dentro se stessi. È questa incapacità che determina il bisogno di essere riconosciuti da quella particolare persona, fuori di noi, perché si è già perduto lo specchio dove incontrare il nostro viso, il suono della nostra voce, il profumo del nostro corpo, perché si è accettata una sostituzione, perché a causa del rapporto con l’altro abbiamo perduto le nostre regole, i nostri punti di riferimento. Dell’amore si certificano solo gli estremi: il batticuore, la dipendenza, la rabbia, la gelosia, la malattia dell’anima che accompagna le delusioni sentimentali. Esiste per le delusioni d’amore un percorso ripetitivo fatto da alcune domande che tornano sempre: spiegazioni, ricerca delle cause, tentativo di giustificare il comportamento dell’altro/a, di assumerne la responsabilità. Spesso è così breve la parte felice, ma nello stesso tempo così intensa, che crea dentro un’immediata nostalgia, forse questa è la componente più importante nelle delusioni sentimentali: essere consapevoli della perdita e assumere per proteggersi un comportamento che invece genera attesa e speranza di riscatto. Forse è l’attesa la parte forte e difficile dell’amore, e accanto la sensazione di avere incontrato una parte di noi misteriosa, ma densa di senso e più forte del nostro precedente rapporto con il mondo e le cose intorno a noi. La delusione, il tradimento dell’altro/a, mette in scacco il nostro valore e la sensazione immediata di sentire forte si trasforma nel sentire male. È in questo momento che bisogna dire il nostro nome, è in questa fase che è utile dire: Io sono, Io voglio, Io penso, Io posso. Come una piccola cantilena che ci ricorda l’unicità del nostro essere e ci propone come primo riconoscimento questa dimensione orgogliosa da lupo solitario. All’inizio è solo un esercizio ripetitivo, ma poi diventa un modo per riportare l’attenzione alla nostra capacità di nutrire l’amore in prima persona. Confrontare le storie familiari può riavvicinare una coppia. Nella consultazione sessuologica si fa fare un test, che si chiama genogramma sessuale, attraverso il quale i due membri della coppia riflettono sui miti delle loro famiglie, sugli ideali, desideri di successo, sul potere e sui sogni che ogni famiglia affida ai propri discendenti. Una parte importante della riflessione è legata ai messaggi sulla corporeità ed intimità che sono stati ricevuti in infanzia e sulla capacità dei genitori di accogliere il piacere e il dolore. Si lavora insieme alla coppia anche sulle informazioni che hanno ricevuto dalla famiglia di origine e dalle famiglie allargate, da nonni, zii, cugini, rispetto ai ruoli maschili e femminili, sul rapporto tra uomini e donne, sulla coppia e la sessualità. Questo test, che viene usato per raccogliere l’anamnesi, cioè le informazioni utili alla identificazione delle cause e alla formulazione della diagnosi, è sempre molto interessante da un punto di vista emotivo e di comprensione. La coppia prende atto delle differenze dei percorsi educativi e delle diverse attese rispetto alle emozioni ed ai sentimenti e entra in modo diretto nella comprensione dei modelli di relazione tra uomo e donna che si sono appresi quasi inconsciamente durante l’infanzia e l’adolescenza. È un test che è bello fare anche su noi stessi: disegnare il proprio albero genealogico, entrare con racconti e fotografie nella propria storia familiare, ricordare quali messaggi ci hanno rassicurato ed impaurito rispetto al nostro essere maschi e femmine e cosa ci permetteva di cercare o di fuggire da un contatto corporeo, o chi traduceva in parole i sentimenti e con quali caratteristiche. È come se aprissimo di fronte ai nostri occhi un affresco allargato della nostra storia e si riuscisse quasi a toccare i perché dei nostri comportamenti, dei nostri modi di valutare lo scambio sessuale, l’amore, il significato della coppia e del matrimonio. Il genogramma diventa uno scambio, un racconto allargato che lo psicoterapeuta usa per dare un significato alle cose che accadono oggi, consapevole che ognuno di noi porta con sé, a volte senza saperlo tanti condizionamenti buoni e cattivi che vanno sciolti per riuscire a costruire un cambiamento nella propria storia di coppia. Voi come l'avete fissuta la fine del vostro rapporto?