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Qui, un circolo vizioso che ripercorre le stesse strade. Un gioco, non sono qui -> qui -> iononsonqui -> qui ecc ecc (ma vaf... ecc)


Potabile, la noia dei contenuti quando tutto è già visto e l'interessante è precluso ai sensi. (e poi che titolo insulso)


Laggiù, c'è solo silenzio, noioso certo ma dipende dai giorni. (il fatto che "posti" a rovescio mi ha sempre fatto affiorare i nervi)


Grigio, praticamente un'inutile frullatore


 

 

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Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 25 Marzo 2008 da IO.OI
 
Tag: Cazzate





Sono quello bianco e tondo in alto a destra
Quello ancora vigile che fiuta sia il terreno sia il tipo scuro e a righe, al centro della scena.
Ma anche quello preoccupato che finge di dormire tra le righe colorate.
Poi notti in cui le corde tese producono incomprensibili suoni
L'anfora e il suo contenuto, così divisa.

E sabbia ovunque.








E blu...







 
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Commenti al Post:
IO.OI
IO.OI il 26/03/08 alle 22:13 via WEB
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(Rispondi)
 
IO.OI
IO.OI il 26/03/08 alle 22:13 via WEB
------------------------------------
(Rispondi)
 
IO.OI
IO.OI il 26/03/08 alle 22:15 via WEB
































































































































Spazio
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 10/04/08 alle 21:37 via WEB
Si può arrivare a capire che cosa significhi pensare solamente quando siamo noi stessi a pensare e per poter arrivare a pensare dobbiamo essere pronti e ben disposti ad immergerci in questa attività che più di ogni altra ci distingue dalle fiere; proprio come loro, anche noi abbiamo un corpo, anche noi proviamo degli impulsi biologici, anche noi viviamo: ma ciò che solo noi possiamo fare e anzi dobbiamo fare, per porci su un gradino incommensurabilmente superiore, è pensare, interrogarci su ciò che ci circonda e, soprattutto, sulla nostra esistenza, che schizza via in ogni istante ed è incontenibile tanto più si cerca di capirla, proprio come l'acqua ci sfugge da ogni parte quando proviamo a stringerla in mano. Nel pensare risiede la dignità degli esseri umani e, a maggior ragione, non dobbiamo far finta di niente, perché come uomini la questione ci riguarda tutti: e il pensiero padre di tutti gli altri è quello filosofico, poiché tenta di interpretare la realtà, nella quale a pieno titolo rientrano tutte le altre forme di pensiero (la matematica, la fisica, la storia, ecc.); la filosofia è al di sopra di ogni altro pensiero perché non si limita al tentativo di illustrare il funzionamento della realtà, ma tenta anche di spiegare perché la realtà proceda in quel modo e nel far ciò fa leva sulla ragione, cioè sulla facoltà che più di ogni altra è tutta nostra: la fisica prova ad interpretare il mondo, la religione prova a motivarlo avvalendosi di espedienti extra-razionali; la filosofia, dal canto suo, prova a interpretarlo e a motivarlo basandosi esclusivamente sulla forza della ragione, poca magari, incapace di gettar luce su ogni cosa, ma tanto più apprezzabile se si tiene in considerazione che è l'unico baluardo conoscitivo di cui disponiamo, l'unico faro a cui far riferimento nel nostro percorso. La filosofia rifugge dai postulati e in ciò risiede la sua grandezza: non accetta nulla per scontato, né che per due punti passi una sola retta né che il mondo esista o sia stato creato da Dio; non solo prova a risolvere problemi, ma ne solleva anche di sempre nuovi, senza mai accontentarsi dei provvisori traguardi cui è pervenuta. Ogni volta che chiarisce un problema, quasi per insoddisfazione, apre nuovi fronti, semina nuovi dubbi e subito si getta a capofitto per risolverli. Ed è proprio nella capacità di seminar dubbi più che di raccogliere certezze che si rivela diversa da ogni altra disciplina: solo partendo dai dubbi e sollevandone di sempre nuovi si potrà giungere a qualche fioca certezza; se si parte da certezze si fanno conquiste che poggiano su fondamenta instabili, poiché come assolutamente certo non bisogna prendere nulla, ma bisogna muoversi con circospezione e con assennatezza, vagliando ogni singola ipotesi con la propria ragione, senza credere, ingenuamente, che la verità stia sempre e solo da una parte. Ma la filosofia ha il dovere di interrogarsi sulla realtà di ogni giorno, per provare a risolvere questioni pratiche, senza avvitarsi su riflessioni sganciate totalmente dal mondo che ci circonda; una filosofia che invece scivolasse nei meandri dell'astrattismo più radicale e si scatenasse in fantasmagoriche descrizioni di realtà che non sono quelle umane andrebbe respinta con impeto, in quanto l'uomo è pensiero calato nella materia e deve pertanto tenere sempre conto del mondo materiale di cui è parte integrante e deve provare a conferirgli una chiave di lettura accessibile a tutti gli altri uomini. Proprio in questo risiede la specificità del pensiero filosofico: nel sollevare dubbi (e nel provare a risolverli) su tutto ciò che riguarda l'uomo e le sue realizzazioni. Pertanto la filosofia non è un sapere autonomo, dotato di suoi oggetti specifici e inaccostabili a quelli delle altre discipline: tutti gli altri saperi sono anzi suoi figli, in quanto tutti mirano, in diversi modi e dietro maschere differenti, a raggiungere un barlume di sapere in diversi campi e la ricerca del sapere è prerogativa peculiare della filosofia. Può poi anche chiarire le altre discipline e i loro oggetti: la matematica lavora coi numeri senza, propriamente, chiedersi che cosa siano; spetta alla filosofia condurre un'indagine sulla loro essenza e sul loro significato, tanto più che se non si provasse filosoficamente ad interpretare il significato dei numeri, che senso avrebbe la matematica? Ma la filosofia può anche essere intesa come un ponte di raccordo tra le altre discipline, come un punto di riferimento costante a cui volgere lo sguardo quando ci si sente disorientati: la fisica legge il mondo in termini matematici, ma è solo la filosofia che può chiarire (o almeno avanzare delle ipotesi) il perché. Proprio per questo lo studio dei vari filosofi va presentato come modello di pensiero a cui ispirarsi, non come verità indiscutibile dalla parte della quale schierarsi fanaticamente e fare il tifo, tanto più che la maggior parte dei sistemi filosofici elaborati nel corso della storia, letti in trasparenza con il senno di poi, risultano rigurgitanti di errori; se un matematico o un fisico commettono un errore nell'elaborazione di un teorema sono destinati ad inabissarsi sui fondali dell'oblio, mentre ancora oggi si continuano a studiare filosofi i cui sistemi sono traboccanti di errori, ma il cui merito risiede appunto nell'essersi sforzati di conferire un senso al mondo intero, spiegandone i motivi e le modalità. Ciascuno di noi, a modo suo, è filosofo e agisce nel mondo ispirato da una propria e personale concezione della realtà.
(Rispondi)
 
IO.OI
IO.OI il 02/05/08 alle 00:54 via WEB


Mi scusi un caffè.


In dettagli è spezzata la realtà. Granelli di sabbia di una spiaggia, gli atomi della materia, d'attimi l'eternità. Non si può conoscerli tutti, ma che importa. Se si è mossi da una paziente curiosità se ne raccoglierà abbastanza da affermare, “vedi, questa è una rosa”. Una piccola bugia, un peccato veniale.



Grazie



Zenone per negare il movimento affermava che la distanza tra due punti è insuperabile, in quanto illimitatamente divisibile per due e costituita quindi, da una serie infinita di segmenti. Non è possibile descrivere completamente ed esaurientemente una sfera, oggetto semplice ed intuitivo, ma il tentare è un viaggio, breve ed inutile forse ma piacevole ginnastica per una mente atrofizzata.



Mi scusi. E lo zucchero?



Credo che il pensiero abbia fatto qualche passo in avanti rispetto a Berkeley, giusta o sbagliata che sia la direzione. Un vescovo anglicano che crede in dio e non che una rosa sia tale mi ha sempre lasciato perplesso. L'incomunicabilità è la mela del fondamentalismo. Il dubbio, le domande irrisolte, la curiosità che ne scaturisce mi spingono ad indagare, le certezze monolitiche al contrario mi sono sempre sembrati spaventapasseri posti a guardia di giardini inviolabili.



Devo essere rimbambito, ma sa il naso è un limite che raramente varco prima di mezzogiorno.



La mera somma algebrica dei frammenti di un tutto è inferiore paradossalmente al suo insieme, nelle persone, negli oggetti come nelle parole. Quella differenza che alberga fra le righe e che divide il giocare a palla in un prato dal farlo in un campo di grano. La prova empirica, la rosa con le sue radici nascoste, l'inutile e illogica risposta alla domanda “che fare con una palla in mano quando sei in mezzo ad un campo di grano” (questione filosofica aspramente dibattuta), l'effimera follia che mi trattiene. I pezzi mancanti del puzzle nascondono una parte del paesaggio, manca quasi tutto il cielo, un petalo, una spina, ma nel tempo un'idea del “tutto” è stata ormai codificata in quel nome dato al fiore, a ciascuno il suo per carità, ma la discussione lo scambio di idee il confronto rimane possibile, l'incomunicabilità che fa rispondere “sto bene grazie” è solo pigra approssimazione. Se si avesse tempo, si potrebbe esporre l'anamnesi completa delle ultime cinque generazioni, ma tra questo e un mugugno distratto vi sono molteplici livelli di conoscenza, che se indagati faranno giungere al quel punto in cui si intuirà la rosa, e dando un'occhiata all'orologio, risponderemo “Ah l'incomunicabiltà, quale problema irrisolto del nostro Tempo. Spero le passi presto, sarà un male di stagione. Scusi ma devo andare sa com'è.”



Quant'è?



Ma le idee acquistano vita con le parole, e queste pareti bianche è il loro mondo. Chiunque passi lasciandone traccia, credo sia disposto a correre il rischio di cambiare le proprie, di scambiarsi pezzi di quel puzzle rosa. L'unico limite dello scritto è che viene assorbito da un unico senso, e quindi ci vuole tempo nel trascrivere anche un solo pensiero. Se posso trarre le mie conclusioni a questo breve viaggio, non credo che il problema risieda nella mancanza d'interesse, la curiosità è una qualità molto diffusa in questa specie, ma piuttosto nella mancanza del tempo. Una dialogo frammentario, che occuperebbe lo spazio di un caffè. La cosa curiosa è che col vicino occasionale al bancone del bar parleresti al massimo di caldo e pioggia, qui d'incomunicabilità, come de niente.



Arrivo... Quei dannati spicci, sempre a nuotare sul fondo.



L'abitare in sfere di cristallo, magnifiche costruzioni certo, ma pur sempre prigioni, illude di poter vedere senza essere contaminati dal vento che spira all'esterno, vento gelido o soffocante a seconda delle stagioni, ma sempre aria nuova ed in movimento che sorregge e rimescola continuamente le idee e i pensieri di chi osi oltrepassare quel confine trasparente e lasciarli liberi. Se poi il varcare quel fragile confine facesse esplodere come una bolla di sapone alcune a forse tutte le nostre certezze, sarebbe solo la prova che erano appunto effimere illusioni.



Arrivederci, e grazie per la chiacchierata.



(Rispondi)
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 02/05/08 alle 01:32 via WEB

Dimenticavo

Naturalmente piove.


(Rispondi)
 
IO.OI
IO.OI il 15/05/08 alle 01:08 via WEB
Non mi avevi detto che ricordavi così bene le linee del mio volto, che per parlarti era necessario passare attraverso il colore delle foglie. Avevi pure scordato che io non ho mano per contare gli anni nei tronchi degli alberi. Eppure quel cielo misto di nuvole e raggi, quel profumo denso di inverno finito, quel silenzio che solo noi riusciamo ad ascoltare a volte quando siamo soli mi hanno fatto ripensare a te. Ai giorni in cui arrancavo cercando di seguirti dentro favole che non conoscevo. Alle notti in cui le storie intorno, non importavano a nessuno. Ai minuti passati ad attendere una pioggia che non si degnava di arrivare. Ai secondi in cui il mio sangue scorreva su batuffoli di cotone fino a diluirsi nello sguardo. Non mi avevi detto che ricordavi così bene il ritmo dei miei respiri, che per guardarti l'anima era necessario oltrepassare una corteccia indurita dalle intemperie. Avevi pure scordato che io non ho gambe per attraversare cespugli di rovi. Eppure quell'aria mista di umido e calore, quel profumo denso di primavera novella, quel passare del vento tra le fronde ormai abbondanti di frutta e fiori e vita mi hanno fatto ripensare a te. Ai giorni in cui ti camminavo affianco legata ad una mano che calma ti aspettava. Alle notti in cui canzoni hanno coronato illusioni credute irrealizzabili. Ai minuti in cui la mia mano volava, in sella ad una penna, nell'immensità del bianco. Ai secondi in cui perdere l'equilibrio era la cosa più logica che la mia pelle potesse fare. Ma perché non mi hai mai detto che insieme si può dimenticare la propria natura e diventare cielo, vento, foglia e silenzio… anche se solo per un attimo?
(Rispondi)
 
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