Creato da: ocsurte il 23/05/2012
dopo niente è più lo stesso

 

 

 

 

Ultimi commenti

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 

Area personale

 

Ultime visite al Blog

MidnightPoison18PolvereRugiadaNarcysseLutero_Paganoole170fin_che_ci_sonoocsurtekimtyoscardellestellelubopomakavelikaelektraforliving1963Regina_cretinail_pablo
 

I miei Blog Amici

 

 

 
« Ferro battuto (terzo capitolo)Ferro battuto (quinto capitolo) »

Ferro battuto (quarto capitolo)

Post n°4 pubblicato il 08 Giugno 2012 da ocsurte

 

      La piccola imbarcazione di legno fende il cannellaio che affolla le rive della Dunàrea. L'alba è ancora lontana e Mohamed conduce con destrezza quel guscio di noce attraverso anguste lame d'acqua. Stringe nella mano destra i comandi del fuoribordo da 10 hp. Alcune folaghe residenti, disturbate dalla barca che scuote le acque di quel dedalo di canali naturali, si immergono o spiccano piccoli, goffi voli. Si posano poco dopo, in quell'oscurità avvolgente. Sorride, il ragazzo Bosniaco con la bocca sdentata. Sorride del disagio dei suoi nuovi  padroni, che a prua con il braccio alzato si proteggono il volto dai giunchi che li colpiscono. Ruggero e Martino si stringono nelle giacche di gore-tex, inzuppate di quel sereno che dalle cannelle e dai giunchi si deposita copioso sulla piccola barca di legno, in quella notte senza luna resa gelida da un freddo vento che soffia da oriente. Procedono nell'oscurità totale, Mohamed si orizzonta con la direzione del vento, tiene la prua rivolta ad est, ad incontrare la stella del mattino. Le stelle sono  ben visibili e rese ancora più brillanti da quella brezza gelida che attraversa le steppe aride del nord . Le ravviva come l'aria del mantice fa più rossa la brace. I due passeggeri, a prua, sono preoccupati perche dal frusciare di cannelle in quel dedalo intricato percepiscono la presenza di altre barche che percorrono il canale in direzione opposta. Volgono lo sguardo severo verso Mohamed, come a intimargli di scongiurare una collisione con quei pescatori di ritorno dalla Marea Neagrà. Neanche lo scorgono in volto, il Bosniaco, tanto quella notte è buia. Sono certi che stia ridendo della paura dei suoi padroni, con la sua bocca sdentata. Ruggero si chiede fino a che punto sia stata buona l'idea di acquistare quei 400 ettari di delta dal governo Rumeno.

>Mohamed, diavolo maledetto!<

 Urla  Ruggero cercando con lo sguardo un punto verso poppa dove  immagina si trovi il Bosniaco. Niente, non vede ad un palmo dal suo naso.

>Appena torniamo, se torniamo, se non ci farai ammazzare scontrandoci con una di queste barche che sento sfrecciare da tutte le parti in questo cazzo di buio totale, ti porto in città e ti faccio mettere i denti.  Almeno poi mi accorgerò quando stai ridendo di me.<

Le barche dei pescatori strusciano nel buio in direzione contraria.  Rientrano, quegli uomini, dopo aver affidato le loro reti al mare. Quei pescatori sono ormai tutti uomini di Ruggero e dei suoi amici. Essi gli hanno acquistati, compresi in quei 400 ettari di delta. 400 ettari di terreni affacciati sul fiume al confine tra la Romania e l'Ucraina e due dozzine di famiglie di pescatori e contadini.  Mohamed, che i denti li ha persi da bambino sotto gli anfibi dei patrioti Serbi, è turbato da questa strana minaccia del suo padrone. Riduce il gas, cerca traiettorie dove i giunchi e le cannelle sono più radi. Gli scendono alcune lacrime sul volto di ragazzo invecchiato anzitempo. Le prime da quando urlò di terrore riemergendo dalla fossa comune in cui l'avevano gettato insieme al padre. Le piccole unghie sanguinanti dallo scavare la terra con le mani. Con grande sollievo dei due pisani, sono finalmente giunti al chiaro, una vasta apertura tra i canneti del delta in cui si specchia la poca luce delle stelle. Il chiaro, quando c'è luna, offre a chi vi si affaccia una visione onirica. Un cielo liquido che si staglia dal grigio dei canneti e dei giunchi.  Dalle acque finemente increspate dal vento emergono ciuffi d'erba che formano innumerevoli atolli e isole su cui le prime pavoncelle che scenderanno dal nord si poseranno in pastura. Il fondo del chiaro è tenuto in perfetto ordine  da quegli stessi pescatori locali che durante la stagione secca si immergono fino alla cintura e falciano l'erba creando quella vasta radura a poche centinaia di metri dal mare. I due amici scendono dalla barca che Mohamed ha accostato al capanno, facendo attenzione a non cadere in acqua. Non si vogliono far vedere troppo impacciati da quel diavolo Bosniaco. Il capanno, nonostante sia immerso per tre quarti dentro l'acqua, offre un riparo asciutto e confortevole. Mettono il caffè sul fuoco, in una rudimentale cucina ricavata sotto il livello dell'acqua. Mohamed, compiendo un ampio semicerchio all'interno del chiaro, posiziona le stampe e le anitre vive che estrae dalle ceste stivate sul fondo della barca. Prepara una coreografia che attrarrà qualcuna delle alzavole che dalle steppe nord-orientali strette nella morsa del gelo in quell'alba imminente si sposteranno verso sud. Ruggero e Martino, assieme a pochi altri amici, sono diventati proprietari di quel vasto appezzamento di terre ed acquitrini sul confine tra Romania ed Ucraina, dove la Dunàrea si getta nella Marea Neàgra. Assieme alle terre e alle acque, due dozzine di misere casupole di pescatori e agricoltori e le loro famiglie. Il fabbro toscano, che funge da amministratore di quel sodalizio, ha parlato chiaro con gli abitanti di quelle terre. Aiuterà tutti a rendere le proprie case più confortevoli e salubri, a patto che tutti lo aiutino a mantenere incontaminato quel prezioso lembo di territorio che, da quando lo ha visitato per la prima volta, gli ha scaldato il cuore. Ha chiesto ed offerto  un preciso impegno a quella gente. Potranno continuare a svolgere la vita di sempre e riceveranno un sostanziale aiuto.  Ha fatto già arrivare i primi containers con i materiali per ristrutturare le abitazioni sparse nel delta, vuole che tutti i lavori siano eseguiti rispettando la fisionomia e la tradizione di quei luoghi. I materiali rigorosamente di provenienza locale. Al tempo stesso, generatori e climatizzatori renderanno senz'altro migliore la vita di quella gente. I bambini avranno il sostegno necessario per frequentare la scuola e non mancherà la frutta fresca. Ormai è l'alba e gli uomini nel capanno stanno ottenendo un buon carniere. Squilla il cellulare di Ruggero. Al telefono è Sophìa.

> Buongiorno, sono appena arrivata alla casa di caccia. Volevo solo  mi confermassi il tuo desiderio che io mi fermi qui.<

> Certamente, Sophìa. Sei tu che hai reso possibile che questa avventura si realizzi. Sei tu che hai tenuto tutti i contatti con i governi e le persone interessate. C'è bisogno di te qui, vogliamo che tu resti ad occuparti della casa di caccia e di tutto il resto<.

Il fabbro delle ville toscane e il suo amico architetto si preparano a rientrare. Mohamed raccoglie le stampe e ripone i richiami nelle ceste. Si muovono in direzione della casa di caccia, incrociano nuovamente le barche dei pescatori che vanno stavolta a ritirare le reti. Possono anche vederle , approfittando della luce del sole che disegna la sua traiettoria obliqua sul cielo d'oriente. Preannunciate dal flettersi dei canneti incalzati dalle prue.  Ruggero è turbato, non si spiega il motivo. Tra poco incontrerà  quella ragazza che ha conosciuto per telefono mesi prima contattando una agenzia di viaggi a Bucarest, quando l'avventura sua e dei suoi amici era solo un pensiero remoto. Era stato un parlarsi quotidiano, tanto era complessa l'iniziativa intrapresa. Quel parlarsi era divenuto da subito anche un sottile piacere, per tutti e due. Come se dietro le persone che trattavano affari si fossero subito affacciate due anime curiose. Presagio, forse, di chimiche che si incontrano.   Pian piano quelle due  persone cortesi e premurose si erano affidate.  Aldilà, cosi gli sembrava, di quella che poteva ritenersi una consulenza professionale. Non sa cosa pensare, solo non riesce ad impedirsi di sognare.  Proprio non  riesce. (continua).

                                                                                        Stefano C.

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963