The Celtic Spirit

A vincere non saranno coloro che infliggono la sofferenza maggiore, bensì coloro che la sopportano. Terence Macswiney

 

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« RebellionQuesto triste mondo malato... »

L' untimo respiro del mare

Post n°20 pubblicato il 14 Luglio 2008 da lunastorta75

L'ultimo respiro del mare

 

  Lo guardo mentre si distende, assopito, e mette piano in movimento le sue

  membra intorpidite,

  lo guardo quando infuria, quando le sue mani vorrebbero distruggere tutto

  quello che è loro vicino,

  lo guardo quando è indeciso se dormire o restare ancora un po' sveglio.

  Lo guardo e mi avvicino,

  ma non tanto da farmi vedere.

  Ogni sera lui mi aspetta, aspetta che torni a vivere lì, dove vivevo prima,

  e ogni sera, quando non può vedermi, mando le mie lacrime a chi non può

  riconoscerle,

  perché nessuno sappia del mio dolore.

  Nessuno le riconoscerà, perché lì nessuno le ha mai conosciute,

  nessuno lì sente il bisogno di coprirsi il volto, come fanno qui, con le mani.

  Ogni cosa lì è priva di dolore,

  persino i sentimenti sono ovattati, quasi filtrati dal mare, privi di reale

  intensità.

  Ma non c'era lui,

  e ho sacrificato quel mondo per lui,

  ho dato la mia voce, credendo di poter parlare con la sua,

  ho dato la mia anima, illudendomi di poter  vivere in eterno grazie alla sua.

  E lei mi aveva detto ogni cosa,

  mi aveva detto che al posto del mio mondo ovattato ci sarebbe stato questo di

  suoni e luci che stordiscono,

  che al posto della voce avrei avuto il pianto,

  e per colmare lo spazio lasciato vuoto dalla mia anima, lei avrebbe messo il

  dolore,

  questo dolore.

  E gli occhi che non ho dato continuano a farmi vedere quello che non avrei mai

  voluto vedere,

  e le orecchie che lei non ha voluto, non cessano di farmi sentire che l'alba

  giungerà presto.

  Tutto intorno a me si fa impalpabile quando scende la sera, e la sua brezza dà

  sollievo alle anime,

  ai miei piedi, ai miei pensieri.

  Preferirei prima perdere coscienza di me, perdere coscienza di ogni cosa, del

  mio dolore, del mio destino,

  e giungere all'alba priva di sensi,

  priva di memoria per non rimpiangere niente,

  priva di sensibilità per non avvertire niente,

  priva di conoscenza per non riconoscere i suoi occhi.

  Restavo stordita sulla spiaggia e tutto quello che percepivo era il suono del

  vento, il palpito affannato delle onde, e il mio dolore.

  Questo ora è tutto quello che ho, che mi resta di lui,

  di lui che, sorridendo, ora giace abbracciando la sua forza,

  ora che lusinga la sua bellezza riflessa nell'acqua, ora che ha ritrovato la

  sua anima, la sua mente.

  Le aveva smarrite, in un attimo passato in fretta,

  tanto velocemente da non farmi capire se mi fossi mai addormentata,

  tanto lentamente da fargli credere che si fosse già svegliato.

  Eppure erano proprio qui, vicino a me, tra i miei capelli, tra le mie mani:

  le avrebbe trovate subito, se solo si fosse avvicinato;

  le rifrazioni della luce, da lontano, gli avevano sussurrato che quello che

  stava cercando era dietro di me,

  nascosto da me, e che per raggiungerlo sarei dovuta scomparire,

  o essere lei.

  E ho tinto i miei capelli con il colore dei suoi, ho fatto crescere le mie

  unghie, come le sue,

  ho imparato a camminare come lei,

  ho sognato i suoi sogni.

  Ogni notte spiavamo i diversi passi che conducevano le sue donne alla sua

  soglia,

  attendevamo, in silenzio, le loro parole, le sue frasi sempre uguali, le loro

  voci sempre diverse.

  Avrei potuto ucciderlo, ma avrei ucciso la mia stessa anima,

  avrei versato il suo sangue per riscattare i lunghi capelli delle mie sorelle,

  il mio corpo salvo e il mio spirito seppellito insieme a lui.

  Sapevo ogni cosa ma ho sperato, fino alla fine,

  ora che le stelle cominciano a sbiadire, ora che il mare comincia a brillare.

  I brividi che colano giù per la mia schiena sono i brividi del mare alla

  carezza della lama del coltello che avrebbe dovuto penetrare le sue carni

  e rubargli la vita.

 

  Rallenta il tuo corso, notte, perché io possa guardarlo ancora una volta,

  ferma il tuo passo e riposa, perché io possa sentirlo respirare,

  perché io possa contemplarlo mentre dorme, placido, la notte che mi porterà

  via,

  mentre è immerso nei sogni che mi consegneranno all'alba.

  Stai quieta, e lascialo riposare: è stanco.

  E che non senta il mio spirito aleggiargli accanto per proteggerlo,

  e che non mi veda mai nella schiuma del mare che ogni giorno, ogni notte, gli

  accarezzerà i piedi.

  Per sempre.

 
 
 
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Un blog di: lunastorta75
Data di creazione: 09/09/2006
 

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