- Oh madonna, madonna fiorentina
la vedo triste e affranta stamattina
Di grazia, che l'è successo mai
da abbuiar così lo sguardo assai?-
-Messere, a voi che tanto ci tenete
raccontar dovrò le pene mie segrete
Dirolle che a questo desco fui invitata
pe' una cucina strana e osannata
La tavola di tutto punto era imbandita
e intorno al desco non ero intimorita
e dopo libagion di primo piatto
lo scoramento mi prese di soppiatto
Annaffiato dal buon vin lo tristo vanto
M'aspettaa d'uccelli morti un vano pianto
Nudi, spenti, infilato lo bastone nel costato
fra alloro e pane buono, bella mostra facean del loro stato.
Oh messere, che scena, che strazio
gli uccelli tutti m'aveano ammazzato
ed io con la mia gabbia nuova nuova
mi sento affranta, triste e sola ancora.-
-Madonna,
non pianga per l'uccello
che se questo è la cagione del suo male,
un passerotto le posso pur donare
Al piccolo volatile, le giuro
piace cantare e anche svolazzare
sicur si sentirà nella sua gabbia
se soprattutto non tiene coinquilini-
-Messere, ma cosa dite mai
se aveo l'uccello vivo, mi sarei dannata per lo strazio?
Ma voi sareste tanto gentiluomo
che di cotanto affar si priverebbe
per rallegrar e ripienar la gabbia mia?-
-Madonna, vero è che sacrificio non sarebbe
lo privarmi dell'uccello mio
ed esaudir così lo desiderio
d'una madonna affranta pe'la gabbia sua,
che vuota non vorrebbe più vedere
Non s'affanni mia madonna a dubitar invano
le giuro, l'uccello glielo metto in mano
sì che del suo canto e del suo volo
gioisca la sua gabbia e non solo....-
-Messere gentile siete assai
per il dono dell'uccello che mi fate
si che la gabbia mia non sia più vuota
ma gaia, giuliva e con canti e voli a bassa quota-
-Madonna, solo d'inizio è volo a bassa quota
poi s'innalza fino al suo desio...
non dubiti madonna dell'uccello
che tanto e tanto volato ha in vita sua,
ha ali forti e becco duro
e può farsi il nido pure dentro al muro.
Ordunque mia madonna fiorentina,
non pianga e non si dia più tanta pena,
che l'uccello mio le do' con molta lena.-
- E' proprio di gran cuore, mio messere
l'uccello devo dir l'è bello assai
ha l'occhio vispo e lo becco duro duro.
Esaltante lo canto, e lo volo suo alto s'eleva.
Messere, perdoni l'arroganza
che strano passerotto l'è questo uccello suo
da quando vola e canta dentro alla gabbia mia
so' tutta indolenzita e ho pure il mal de' panza.
Irene_enerI
Albatros