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Le Regioni a statuto speciale nel federalismo fiscale

Post n°56 pubblicato il 29 Aprile 2009 da italiarepubblicana
 

 Postiamo volentieri un articolo dell'amico Prof. Gilberto Muraro, Presidente onorario AMI Padova. Articolo già pubblicato su alcuni quotidiani locali. 

 

 "Si sa che le Regioni a statuto ordinario hanno sempre provato una forte invidia verso i privilegi di quelle a statuto speciale. L’opinione pubblica di quelle Regioni sperava vivamente che   il federalismo fosse l’occasione per ripartire su un piede di parità: tutte speciali o tutte ordinarie, ma tutte uguali. Naturalmente nulla di tutto ciò è accolto nel disegno di legge delega che sta ora all’esame della Camera, per il semplice motivo che una legge ordinaria non può eliminare le difese costituzionali della “specialità”. Di riflesso questo spiega perché le Regioni a statuto speciale hanno   prestato poca attenzione all’argomento. Ma è ora di interessarsene, perché anch’esse saranno coinvolte.

Il disegno di legge, infatti, chiama tali Regioni, “nel rispetto degli statuti speciali, a concorrere al conseguimento degli obiettivi di perequazione e solidarietà e all’esercizio dei diritti e doveri da essa derivanti”. Le norme di attuazione dovranno tener conto “delle funzioni da esse  effettivamente esercitate e dei relativi oneri, considerando anche gli svantaggi strutturali permanenti, ove ricorrano, e dei livelli di reddito pro capite”.  In pratica ciò significa che  , in nome della perequazione e della solidarietà, una parte del gettito  tributario ottenuto nelle Regioni ricche deve essere girato dallo Stato alle Regioni povere e che tra queste ci saranno anche alcune Regioni a statuto speciale. Ma quanto  e come e a chi? Questo si vedrà nei decreti delegati  che entro  due anni dall’approvazione della delega, probabilmente entro l’autunno 2011, dovranno precisare i criteri operativi  e i numeri in gioco. Dovranno anche definire i costi standard dei servizi  regionali, in modo che i flussi perequativi finanzino i bisogni soddisfatti in modo efficiente, non gli sprechi che si annidano nella  spesa storica. 

Per le ricche Regioni a statuto speciale del Nord il disegno di legge prevede tuttavia  anche una soluzione alternativa. Anziché dare  risorse all’esterno, esse possono  concorrere indirettamente alla solidarietà interregionale e ad aiutare  il bilancio dello Stato  assumendo a proprio carico nuove funzioni  sin qui svolte dallo Stato. E pare che almeno il Trentino Alto Adige si sia chiaramente espresso per questa soluzione. Ma anche qui , tutto da precisare. Perché in questa ulteriore devoluzione di funzioni, fino a un certo punto  paga la regione in nome della perequazione; oltre un certo punto le Regioni avranno diritto a “un finanziamento aggiuntivo attraverso forme di compartecipazione a tributi erariali e alle accise, salvo quanto previsto dalle leggi costituzionali in vigore”. Naturalmente, nessuna idea su quali potranno essere le funzioni nuove né sulla linea di confine  tra il dare e il ricevere  né sulle forme del dare e del ricevere.

L’intero disegno di legge contiene concetti generali  in attesa di precisazioni. Ma l’art. 25 , dedicato alle Regioni a statuto speciale, supera tutto il resto per livello di indeterminazione.  I giochi sono quindi tutti aperti e si svolgeranno in sede di definizione dei decreti delegati, da qui al 2011. L’unica cosa per ora sicura è che con il federalismo fiscale anche queste Regioni si giocano il futuro delle loro competenze e dei loro bilanci. E allora è bene cominciare a discuterne a fondo."

MURARO  Gilberto                                                  

 

 

 
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