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Postiamo volentieri un articolo dell'amico Prof. Gilberto Muraro, Presidente onorario AMI Padova. Articolo già pubblicato su alcuni quotidiani locali.
"Si sa che le Regioni a statuto ordinario hanno sempre provato una forte invidia verso i privilegi di quelle a statuto speciale. L’opinione pubblica di quelle Regioni sperava vivamente che il federalismo fosse l’occasione per ripartire su un piede di parità: tutte speciali o tutte ordinarie, ma tutte uguali. Naturalmente nulla di tutto ciò è accolto nel disegno di legge delega che sta ora all’esame della Camera, per il semplice motivo che una legge ordinaria non può eliminare le difese costituzionali della “specialità”. Di riflesso questo spiega perché le Regioni a statuto speciale hanno prestato poca attenzione all’argomento. Ma è ora di interessarsene, perché anch’esse saranno coinvolte.
Il disegno di legge, infatti, chiama tali Regioni, “nel rispetto degli statuti speciali, a concorrere al conseguimento degli obiettivi di perequazione e solidarietà e all’esercizio dei diritti e doveri da essa derivanti”. Le norme di attuazione dovranno tener conto “delle funzioni da esse effettivamente esercitate e dei relativi oneri, considerando anche gli svantaggi strutturali permanenti, ove ricorrano, e dei livelli di reddito pro capite”. In pratica ciò significa che , in nome della perequazione e della solidarietà, una parte del gettito tributario ottenuto nelle Regioni ricche deve essere girato dallo Stato alle Regioni povere e che tra queste ci saranno anche alcune Regioni a statuto speciale. Ma quanto e come e a chi? Questo si vedrà nei decreti delegati che entro due anni dall’approvazione della delega, probabilmente entro l’autunno 2011, dovranno precisare i criteri operativi e i numeri in gioco. Dovranno anche definire i costi standard dei servizi regionali, in modo che i flussi perequativi finanzino i bisogni soddisfatti in modo efficiente, non gli sprechi che si annidano nella spesa storica.
Per le ricche Regioni a statuto speciale del Nord il disegno di legge prevede tuttavia anche una soluzione alternativa. Anziché dare risorse all’esterno, esse possono concorrere indirettamente alla solidarietà interregionale e ad aiutare il bilancio dello Stato assumendo a proprio carico nuove funzioni sin qui svolte dallo Stato. E pare che almeno il Trentino Alto Adige si sia chiaramente espresso per questa soluzione. Ma anche qui , tutto da precisare. Perché in questa ulteriore devoluzione di funzioni, fino a un certo punto paga la regione in nome della perequazione; oltre un certo punto le Regioni avranno diritto a “un finanziamento aggiuntivo attraverso forme di compartecipazione a tributi erariali e alle accise, salvo quanto previsto dalle leggi costituzionali in vigore”. Naturalmente, nessuna idea su quali potranno essere le funzioni nuove né sulla linea di confine tra il dare e il ricevere né sulle forme del dare e del ricevere.
L’intero disegno di legge contiene concetti generali in attesa di precisazioni. Ma l’art. 25 , dedicato alle Regioni a statuto speciale, supera tutto il resto per livello di indeterminazione. I giochi sono quindi tutti aperti e si svolgeranno in sede di definizione dei decreti delegati, da qui al 2011. L’unica cosa per ora sicura è che con il federalismo fiscale anche queste Regioni si giocano il futuro delle loro competenze e dei loro bilanci. E allora è bene cominciare a discuterne a fondo."
MURARO Gilberto
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