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Post N° 164

Post n°164 pubblicato il 14 Maggio 2006 da irlandese76dgl



L'Ospedale delle bambole


C'era una volta in un piccolo paese, un uomo che si chiamava Barbarino. Era conosciuto da tutti, perché aveva un laboratorio dove aggiustava le bambole rotte; e per questo motivo, era soprannominato "L'ospedale delle Bambole". Quando ad un bambino si ammalava la sua bambola, sapeva che Barbarino poteva guarirla. Infatti, nel suo laboratorio, l'uomo aveva la sala operatoria che serviva per riattare gambe, braccia e teste; la sala trucco per dare colore alle bambole che erano diventate pallide; ed infine la sala acconciature dove si rimettevano a nuovo le pettinature che nel tempo avevano perso forma. Barbarino, non era solo nel suo lavoro; oltre a lui c'erano anche Mariuccia, addetta ai capelli ed al trucco, Carletto che era il dottore ed operava, ingessava e faceva radiografie; e per finire Rosetta addetta alla riparazione dei loro vestiti. Un giorno, entrò nel laboratorio, una signora in lacrime, che teneva in braccio una bellissima bambola dai lunghi capelli biondi. "Buongiorno signora; in cosa posso esserle utile?" chiese Barbarino. "Ohhhh, sapesse, sono disperata. La bambola più cara alla mia bambina, non vuole più aprire gli occhi, e si rifiuta di mangiare." Mormorò, ed aggiunse: "Mia figlia piange di continuo; é stata proprio lei a mandarmi qui." Barbarino prese in mano la bambola e, dopo averla osservata un po', chiamò Carletto. I due andarono in un'altra stanza per un consulto e, dopo qualche minuto, uscirono e dissero: "Cara signora, dovremo ricoverare per alcuni giorni la bambola; ci sembra un caso piuttosto grave; la cura sarà lunga, e non sappiamo se servirà." Conclusero i due. La signora accettò di lasciare la bambola, raccomandandosi che avessero fatto il possibile per guarirla, ed uscì. Poiché ormai si era fatto sera, Barbarino preparò il lettino alla bambola; l'adagiò lentamente su lenzuola di raso azzurro, e le accese una lucina affinché non avesse paura della notte. L'indomani Barbarino, quando entrò nella stanzetta della bambola, si accorse che dagli occhi, le era scesa una lacrima. "Povera piccola; cosa mai ti avranno fatto? Sei così dolce e tenera." E tenendola tra le braccia, si avviò in sala operatoria. Lì si trovava Carletto, che iniziò a visitarla; le ascoltò il cuore e i polmoni, le toccò il pancino ma vide che era tutto normale. Provò a visitarle gli occhi; ma non voleva aprirsi e continuavano a lacrimare. Subito ebbe una strana sensazione, e volle telefonare alla bambina proprietaria della bambola, invitandola ad andare in laboratorio. Poco dopo suonarono il campanello, e Barbarino corse ad aprire. "Ciao. Ti aspettavamo. Accomodati pure in sala d'attesa, ti raggiungo tra un po'." e si allontanò. La bambina cominciò a guardarsi in torno e con grande stupore, ammirò i trucchi e le parrucche. C'erano i rossetti dai colori brillanti, gli smalti perlati, ed uno era persino color oro; poi posò lo sguardo sulle parrucche; erano bionde, brune, rosse; dai capelli ricci, lisci, corti, lunghi; una vera meraviglia per gli occhi della bambina. "Eccoci qua" esclamarono entrando Barbarino, Mariuccia, Carletto e Rosetta. Iniziò a parlare Mariuccia: "La tua bambola non apre gli occhi ed io non riesco a truccarla." Fu la volta di Carletto "L' ho visitata accuratamente e per me gode di ottima salute; sinceramente non capisco perché non voglia mangiare. " Rosetta non disse nulla, perché gli abiti erano in perfetto stato. Barbarino concluse: "Penso, per mia esperienza, che solo tu possa spiegarci cosa sia successo veramente alla tua bambola. Pensaci bene." La bambina stette un po' lì a rifletterci; poi scoppiò a piangere. Prese dalla tasca il fazzoletto, si asciugò il viso e, con un filo di voce, iniziò a parlare: "Forse ho capito perché la mia bambola si comporta così." Barbarino e i suoi collaboratori si guardarono sbalorditi; erano curiosi di sentire cosa avesse detto la bambina. "Alcuni giorni fa, ho sgridato e dato un ceffone alla mia bambola, perché si era sporcata il vestito nuovo; allora, dalla rabbia, l' ho messa in disparte e non l' ho più guardata." Mariuccia, sentito il racconto, andò nella cameretta dove riposava la bambola, e la portò alla bambina. La piccola, appena vide la bambola, esclamò: "Sono la mamminaa! Vieni tra le mie braccia; ti riporterò a casa e non ti sgriderò mai più. Ti voglio tanto bene." e la strinse forte a sé. Come d'incanto, la bambola aprì gli occhi e la sua carnagione divenne rosea. La bambina salutò ringraziando ad uno ad uno Barbarino, Mariuccia, Rosetta e Carletto. Aveva capito che l'amore é l'unica medicina che guarisce da tutti i mali e che non doveva più arrabbiarsi, soprattutto con le persone che amava e che l'amavano.

 
 
 
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