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Il vecchio, la palla e la morte. - Racconto -

Post n°34 pubblicato il 21 Aprile 2009 da scrittore79
 

L’oscurità avvolge ciò che la luce abbandona.

Le entropie vitali si azzerano, come se una grande forza sospinga il tutto verso il nulla.

La vita è una sola.

La stanza è priva di arredamento, aspra e silenziosa. L’uomo disteso nel proprio giaciglio , ritrova se stesso, sconfigge l’embolia spirituale che lo ha confinato nella più cupa solitudine.

E’ vecchio. Nella vita ha dato tanto. Proprio come un pezzo di ferraglia arrugginita, tra non molto verrà gettato al macero biologico, dopo che nella vita pezzi d’oro ha seminato. Non importa, non conta ciò che sei stato.

Bussa alla porta un piccolo bimbo che abita sotto. Non trova risposta, egli non può rispondere.

La palla, con la quale giocava, è volata al secondo piano nel terrazzo di quel vecchio solo, dallapelle solcata da rughe profonde quanto l’oceano.

Adesso serve che Lui apra la porta per tornare a giocare. Una sola Palla. Una sola Vita.

Bussa ancora una volta, chiama timoroso il suo nome di battesimo. Quel nome che per anni non lo ha mai abbandonato. Quel nome sacro, che i suoi genitori gli diedero in un estasi religiosa , alla luce di un aspide, unto di acqua santa, glabro finalmente  da peccati.

Il bimbo non sa perché la porta è chiusa. Non sa cos’è la morte. Per Lui è importante recuperare quella palla fondamentale per continuare la sua attività.

Crede che Lui non vuole aprire. Crede nella cattiveria, nella ostilità che i moderni schemi gli hanno insegnato.

Il bimbo ora scende le scale. Ritorna in cortile. Osserva la palla ingabbiata tra quelle misere ferriate del vecchio terrazzo. Un modesto alito di vento la smuove ben poco. Egli spera che possa spiccare un salto e tornare da Lui. Non può essere.

Ritorna a casa. Chiede alla mamma di poter intercedere, presso il vecchio per avere indietro quella palla.

Ella ascolta il figlio, si arrabbia e pensa al vecchio. Va per le scale, sale al secondo piano, bussa alla porta.

Nulla. Nessuna risposta, nessun segno vitale.

Eppure lo ha visto entrare due ore prima. E’ sicura. Sicurissima.

Il figlio la osserva senza fiatare, in silenzio. E’ come se avesse adesso un presagio , una sensazione. Ma non sa cosa. Il pensiero è la palla. Ritornare a giocare.

L’odore del sugo di pomodori, della signora che abita di fronte, invade le scale. E’ stuzzicante. Il bimbo immagina la pasta immersa in esso, scalfita ad arte da neve di grana.

La mamma chiama qualcuno al telefono.

Arrivano quelli colla tuta arancione. Il bimbo li osserva incuriosito. Forse sono arrivati a liberare il suo pallone, forse scaleranno le mura del condominio e prenderanno quella palla, liberandola da quella prigione occasionale. Forse.

Riescono ad aprire la porta. La mamma non osa entrare. Esce subito dopo uno come gli altri. Parla con la mamma. Ella si fa il segno della Croce. Il bimbo lo ha riconosciuto, glielo ha insegnato Don Roberto. Gli aveva detto che è una cosa bella. Si tranquillizza. Qualcuno avrà smesso di pregare.

Sfugge agli occhi della mamma, entra dentro. Gli uomini arancio sono nel piccolo soggiorno. Parlottano tra loro. 

Il vecchio è immobile. Il letto è proprio di fronte all’accesso al terrazzo. Il bimbo deve prendere il pallone, chiede scusa al vecchio immobile e pallido, apre con delicatezza il finestrone, per non svegliarlo. Esce in terrazzo e finalmente prende la sua palla.

Appena rientra, richiude il finestrone. Con la palla tra le mani si avvicina al vecchio. Il profumo del sugo adesso è anche in questo misero appartamento, sbatte tra le pareti, irretisce i sensi del gusto. La palla tra le mani. La vita tra le mani. Si avvicina ancora. Lo tocca. E’ freddo.

Scappa fuori dall’appartamento.

Ritorna da sua mamma. e Le dice:

“Mamma? Sai cos’è la morte?”- la mamma lo osserva intimorita pronta a non rispondere.

“io lo so!” - continua il bimbo;

“E’ quella cosa che ti fa riprendere il pallone e ricominciare a giocare quando non riesci farlo da solo o quando gli altri non vogliono..”.

 Scrittore 79 copyright

Fine.

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