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Post n°38 pubblicato il 14 Maggio 2009 da scrittore79
CIT: IMMAGINE PRESA DALLA RETE LA TORRE NERA
“La paura del buio , dell’oscurità totale, del non sentir mai più l’aria circolare nei polmoni. La sensazione di esser senza più sensi. Ecco di cosa ho paura.” La torre era nera. Nera come il mistero che avvolge la vita, come gli scranni ove siedono le speranze dissolte. C’era silenzio e un sottofondo di archi antichi che mai avevo ascoltato prima. Osservavo il cielo e del Blu non c’era traccia. Quella sinfonia mozartiana scuoteva i miei timpani, e nonostante fosse blanda, aveva lo stesso effetto di un violento uragano di follia. Vedevo solo Corvi zigzagare nel cielo plumbeo e disorientante senza appigli per la fantasia. La Pietra, di cui la torre era composta, era fredda al tatto. Non vi era via di scampo. Nessuna Scala, nessuna porta. Un tetro edificio tondeggiante dal diametro di pochi metri immerso nella solitudine più cupa e tagliente. Era viva in me la speranza di trovare il coraggio di gettarmi dalla torre. Non sentivo fame, sete ed altre fisiologie umane. -“Maledetta mente! Lei si che funziona!”- Un angelo cadde dal cielo, anch’Egli sulla Torre. Guardavo i suoi occhi azzurri che stonavano diabolicamente con il contesto. Le ali bianche sopraffine, candide come un bimbo in fasciatoio, erano attaccate ad un corpo leggiadro e lindo. Emanava speranza. Speravo che fosse qui per prendermi con se. Mi avvicinai senza timore. “Prendimi con te, portami via da qui” dissi guardandolo negli occhi. “Non posso” rispose “Dove Siamo?” chiesi “Questo è il regno dove i miei poteri non servono a nulla e le mie ali non spiccheranno mai più il volo..” rispose con aria sconsolata. “tu sei un angelo di Dio” dissi , ribadendo la mia richiesta di aiuto. “Ogni tanto succede che anche noi perdiamo..” si rivolse a me guardandomi con dispiacere “succede cosa? Cosa Perdete!” “Cosa hai fatto nella tua misera vita?” mi chiese con evidente imbarazzo “Nulla di che…beh..in fondo sono un uomo..ma se c’è un Dio..” “Questo non ti basta?” disse indicandomi il truce paesaggio. Apparve come uno schermo gigante, un estrema olografia proiettata da chissà quale attrezzo o macchina infernale. Scorrevano immagini crude che mi facevano male. C’erano dentro i miei silenzi davanti ad una richiesta di aiuto. C’era il sangue di un cane che avevo abbandonato. C’erano gli occhi di mio padre a cui ho mancato l’ultimo saluto.. Chiusi gli occhi , ma le palpebre sembravano non fare il loro dovere. Più cercavo di non guardare e più le immagini olografiche erano più intense. “vedi” disse l’angelo. “Io ero accanto a te. La mia occasione di redimermi per l’eternità” Le ali scomparvero. Insieme parlammo a lungo. Capì certamente allora , che di tempo ce ne sarebbe stato in eterno….
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