FERNANDO ZORZELLA

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TERRA AMORE ED UNIFORMI : IL ROMANZO : 3° PUNTATA

Post n°6558 pubblicato il 21 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Questo è un  romanzo scritto interamente da Zorzella Fernando e presentato a puntate qui sul blog.

Le puntate usciranno in maniera casuale.

IMPORTANTE : RIBADISCO IN MODO CONVINTO E PRESSANTE CHE i nomi di persona, gli edifici, le vicende, le situazioni, tutto il romanzo è frutto di PURA PURA PURA fantasia e non ha nessuna nessuna nessuna attinenza con la realtà.

I luoghi sono reali, ma le storie no.

TESTO DELLA PUNTATA

Arrivati in ditta, andarono tutti e due per le loro strade, ovvero Martina a portare la domanda di lavoro in un ufficio preposto e Massimo a salutare suo padre e suo zio.

Martina lo avrebbe aspettato successivamente al bar della ditta.

Massimo in realtà aveva perso tempo perchè era andato a recuperare la domanda di lavoro appena depositata, rimanendo sbalordito per le competenze che aveva in matteria di ingegneria ottica, così subito convocò il padre e lo zio per sponsorizzarla e farla assumere.

Dopo un’ora e mezza Massimo arrivò al bar.

Massimo: “Scusami Martina se ti ho fatto aspettare è che in questo modo ti ho sbrigato alcune cose burocratiche personalmente.”

Martina: “Scusa cosa mi hai sbrigato?”

Massimo: “Non mi avevi detto che eri un ingegnere Ottico cosi specializzato come c’è scritto nel curriculum.”

Martina: “Non me lo avevi chiesto. Ma scusa cosa dovevei sbrigare per me?”

Massimo: “Tutti gli incartamenti per l’assunzione. Sono andato da mio Padre e mio Zio e ho fatto vedere il tuo curriculum a loro che sono rimasti a bocca aperta e hanno ordinato di assumerti immediatamente.”

Martina: “Cavoli, non pensavo così in fretta.”

Massimo: “Bè guarda, non pensare che io ti abbia fatto questo grande piacere, è che professionalità come le tue non bisogna farsele scappare e la signorina dei curriculum li riceve e li archivia, ma non sa giudicare quale sia la persona giusta da inviare subito nella scrivania di mio padre. Il grosso lo hai fatto tu studiando e preparandoti per bene.””

Tra loro due era chiaro che c’era un’intesa, perchè tutti e due erano comunque persone semplici e tutti e due amanti della natura.

Massimo era esperto in green economy, amante della bici, del tempo libero all’aria aperta.

Si diressero poi a casa di lei, dove fece lei questa volta gli onori di casa, facendogli vedere l’azienda e presentandogli le sorelle.

Nel momento di salutarsi i due si guardarono negli occhi e lei, così di impeto lo baciò.

Una volta staccatisi, lui rimasto di stucco le disse: “Spero di averti fatto piacere oggi se questo è il saluto di fine giornata.”

Martina: “E’ stata la più bella giornata della mia vita.”

Massimo: “Anche per me e spero che ci rivediamo ancora, fuori dall’azienda.”

Martina: “Sono venuta via dalla Germania molto amareggiata dalle vicende che sono successe la e quelle successe qui che mi ci voleva molto una giornata come questa.”

Massimo: “Tamponamento compreso?”

Martina: “Come hai detto tu il tamponamento lo risolverà l’assicuazione ma quello che è successo dopo ……..”

Massimo: “Ricordati che io non ti ho aiutato in azienda, per quello hai fatto tutto da sola, spero che tu non mi parli solo con fare di gratitudine.”

Martina: “Ci rivredemo ancora, dobbiamo preparare la costatazione amichevole, scegliere il carrozziere dove portare la macchina …………..”

Massimo: “Assistere i micini che abbiamo salvato …….”

Martina: “Ne abbiamo di cose da fare assieme allora.”

Massimo: “Si tante ancora.”

Martina: “Cose che si possono discutere anche seduti al tavolo di un locale con un drink davanti, con calma.”

Massimo: “Magari parlando anche di altro, che ne dici?”

Martina: “Ok, buona serata, allora. Pensa agli argomenti di cui vorresti discutere con me la prossima volta.”

Massimo: “Buona serata, lo farò.”

Una volta lasciatisi, Martina rientrò e dovette raccontare tutto per filo e per segno alle sorelle.

Nel frattempo, Moreno, si stava rilassando e trascorreva le ore nella sua casa, rifugio.

Aveva venduto tutti I terreni annessi al casolare, che comunque era circondato da un buon appezzamento coltivato a parco.

Non aveva tempo di lavorare la terra o dedicarsi agli animali da stalla, ma passava molto tempo alla cura del suo corpo.

Proprio in questo momento, stava facendo palestra all’esterno.

Aveva da tempo comperato un gazebo da sagra, sufficiente grande da permetterci di mettere sotto all’ombra vari attrezzi, in modo da fare esercizi all’aria aperta senza sentire la calura.

Aveva posizionato li sotto un divanetto, per riposarsi tra un esercizio e l’altro e un frighetto per tenerci le bevande giuste.

Un mobiletto solido fungeva da supporto per una tv 32 pollici.

Insomma un vero angolo dove perdersi nei propri pensieri.

Con il suo Mp3 all’orecchio ascoltava la musica a palla e non sentì arrivare l’auto dell’assistente sociale del comando dei carabinieri.

Assistente sociale di nome Serena Minozzi, 35 anni, bella presenza, ragazza asciutta, non prosperosa, sempre vestita elegante con I tacchi a spillo.

Aveva un debole per Moreno, poco condiviso, perchè sinceramente non era propri il tipo da storie complicate e troppo impegnative.

Arrivata vicino a dove, il suo supereroe si stava allenando, lei lo guardò in silenzio e appena lui se ne accorse smise e disse: “Mi piace un casino guardardi fin che fai I tuoi esercizi, se non ti disturbo puoi pure continuare.”

Moreno: “Dottoressa Serena, quale buon vento? Non si preoccupi, non mi ha disturbato e non oso farle perdere tempo, guardandomi mentre mi alleno……… Anche perchè non c’è proprio niente di bello da vedere in un uomo che si da troppe arie con la palestra.”

Serena: “Bè ma tu non sei quel tipo di uomini.”

Moreno: “Grazie, come mai sei qui ci sono problemi? Non vieni mai.”

Serena: “Ci sono dei problemi, è vero! Non vengo mai perchè tra noi due sembra che ci sia sempre un qualcosa che ci impedisce di parlare e comportarci liberamente.”

Moreno: “Non c’è niente fra noi, c’è il fatto che io non mi reputo la persona giusta con la quale iniziare una relazione seria e duratura.”

Serena: “Questo lo dovresti lasciar giudicare alla donna che ti vorrebbe stare vicino.”

Moreno: “Dai, dimmi che problema c’è?”

Serena: “I bambini che hai salvato sono il problema Moreno.”

Moreno: “Stanno male? Sono fuggiti? Occorre cercarli?”

Serena: “Niente di tutto questo, il problema è più serio.”

Moreno: “Dimmi allora non farmi stare sulle spine, lo sai che per i bambini io farei tutto.”

Serena: “C’è che non si trova nessuna casa famiglia disponibile ad accoglierli tutti insieme, ci sono famiglie che ne vogliono uno, e molti sono fratelli tra loro sono diventati una difficoltà. Non si può separarli.”

Moreno: “Prova a vedere in qualche comunità di preti o suore, loro capiranno.”

Serena: “Non si può, e l’ordine dei miei superiori o tutti in una casa famiglia o tutti in adozione anche separati. Loro dicono che tra fratelli si cercheranno dopo.”

Moreno: “No non si può, ma sono fuori di testa?”

Serena: “Non so più cosa fare.”

Moreno: “Dai provaci ancora, fai altre telefonate.”

Serena: “Ho provato varie strade, te lo assicuro, io voglio che tutti rimangano assieme per ora.”

Moreno: “Cavoli non ci sono posti in giro?”

Serena: “I divorzi e le separazioni delle persone normali hanno messo in strada molto giovani che non hanno veri e propri problemi, così rubano posti a questi.”

Moreno: “Ma i posti non è la regione a darli?”

Serena: “Si ma è troppo lenta, occorre sistemare i ragazzi il prima possibile e il più velocemente possibile.”

Moreno: “Hai provato anche comunità più lontane?”

Serena: “Si tutte, sono troppi i bimbi per tenerli uniti.”

Moreno: “Deve esserci una soluzione, vado in casa e ti preparo qualcosa fino a che ci pensiamo ok?”

Serena: “Si! Dai mi serve qualcosa di caldo per piacere.”

Entrarono tutti e due in casa.

In casa bevettero tutti e due un thè e cercarono di sviscerare meglio la cosa, ma poche erano veramente le soluzioni che si potevano prendere.

Una volta che Serena uscì per tornarsene a casa, Moreno, proseguì i suoi allenamenti, ma fu fermato come da una forza esterna, da una forza non naturale che lo bloccò per un attimo e lo mise davanti ad una profonda realtà.

Toltosi le cuffiette dell’Mp3, rimase in silenzio fermo e si accorse che tutto il suo podere era pieno solo di una cosa: IL SILENZIO.

Si, è vero, era la sua casa rifugio, la sua batcaverna, la sua tana, li portava le donne di una notte, le storie da marinaio, ma niente di più, era solo circondato dal silenzio.

Una casa che un tempo era abitata da minimo 15 persone: i bis nonni, i nonni, i genitori, lui e suo fretello, zii, cugini, operai e quant’altro, dentro a quelle mura un tempo trovavi un paese.

Persone che non abitavano li era come lo fossero, lui chiamava zii tutti, anche l’ultimo degli operai e ora c’era il vuoto.

Il rumore più forte che si sentiva era quello del frigo che pur essendo in classe energetica AAA+++ quindi economico e silenziosissimo, si sentiva lo stesso da quanto silenzio c’era.

Se ne andò al computer e cominciò a fare delle ricerche e ad informarsi.

Birra sul lato sinistro della tastiera e fogli con gli appunti sulla destra.

La stampante quasi a tempo prefissato stampava una decida di fogli che poi leggeva e poi via un’altra ricerca.

Finchè decise.

Era ora di invitare fuori a cena Serena, ma questa volta seriamente.

Moreno: “Pronto Serena, posso disturbarti?”

Serena: “Si! Come mai cosa è successo in queste ore?”

Moreno: “Vorrei uscire a cena con te stasera.”

Serena: “Non so Moreno, domani è una giornata pesante e non so che dire. Poi lo sai che io non voglio più essere una delle tante.”

Moreno: “Ascolta ho pensato molto a quello che ci siamo detti oggi pomeriggio, ho fatto delle ricerche e vorrei parlartene.”

Serena: “Delle ricerche? Non so che dire.”

Moreno: “Dai, per piacere, lo so che non merito un tuo si per come mi sono comportato in passato, ma vorrei parlare con te seduti ad un tavolo.”

Serena: “Ok allora mi hai convinta, ma mi raccomando.”

Moreno: “Ci divertiremo seriamente.”

Serena: “Ti aspetto alle 20.”

Moreno: “Facciamo per le 19 perché ti voglio portare in un posto lontano da Verona, così avremmo modo strada facendo di parlare, sia in andata che in ritorno.”

Serena: “OK per le 19 va bene.”

 
 
 
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