FERNANDO ZORZELLA

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TERRA AMORE ED UNIFORMI : IL ROMANZO : 2° PUNTATA

Post n°6547 pubblicato il 11 Febbraio 2021 da FernandoIR

 

Questo è un  romanzo scritto interamente da Zorzella Fernando e presentato a puntate qui sul blog.

Le puntate usciranno in maniera casuale.

IMPORTANTE : RIBADISCO IN MODO CONVINTO E PRESSANTE CHE i nomi di persona, gli edifici, le vicende, le situazioni, tutto il romanzo è frutto di PURA PURA PURA fantasia e non ha nessuna nessuna nessuna attinenza con la realtà.

I luoghi sono reali, ma le storie no.

TESTO DELLA PUNTATA

Ritornati tutti al comando il Generale, pretese subito un rapporto di tutta l’operazione e Moreno vi si fiondò subito come era giusto che fosse.

Entrato nello studio del Generale, Fantoni Giuseppe, si mise sull’attenti e attese ordini.

Lo studio era ben arredato con moquet per terra, mobili in legno, non i tipici mobili da ufficio, alcune piante vive che il generale si divertiva a curare come se fosse in una piccola serra e una lunga tavola da conferenza. Sulle pareti erano appese foto delle missioni dei suoi ragazzi, perché li considerava dei figli.

Si alzò dalla sua sedia, perchè comunque voleva farsi una chiacchierata serena e rilassata con il suo pezzo forte, e cominciò proprio con un bel: “Riposo Capitano!”

Generale: “2 anni e mezzo di intenso lavoro, senza riposi e senza ferie. Hai cercato quel mafioso in tutto il nord d’Italia e alla fine ce l’hai fatta!”

Moreno: “Mi dispiace capitano se alla fine abbiamo dovuto rischiare un po’ troppo in autostrada, ma non ce la facevo a pensare di chiudere la giornata senza prenderlo.”

Generale: “Non è stata imprudenza, è stata la tua capacità e la tua dote di riuscire a farti ascoltare dal tuo gruppo in modo di farlo girare all’unisono. Le tue operazioni, non sono operazioni militari, ma delle sinfonie in cui il suono delle pallottole, eventualmente sono i pezzi più forti, i pezzi diciamo più rocketari.”

Moreno: “Grazie Generale!”

Generale: “Ascolta, hai maturato 60 giorni di ferie, che ne dici, hai voglia di staccare un attimo?”

Moreno: “E’ un ordine o un consiglio Generale?”

Generale: “E’ un ordine detto con il tono sbagliato. Da domani tu te ne stai a casa:”

Moreno: “Siamo sicuri che posso Generale?”

Generale: “Metti in dubbio il tuo Generale?”

Moreno: “No è che sono sicuro che da domani, lei troverà il sistema per farmi ritornare.”

Generale: “Su questo ci puoi credere, quindi è meglio che raccogli le tue cose e te ne vai via subito.”

Moreno, uscì dall’ufficio del generale e si diresse verso la zona ristoro, dove trovò i suoi colleghi e amici a ridere e scherzare e poi se ne andò a casa per godersi delle meritate ferie.

Viveva in un casolare che per la sua posizione ed ubicazione, era stato mira più volte di offerte economiche per trasformare l’area in zona industriale, perchè seppur isolato, era comunque vicino a grosse vie di percorrenza, ma Moreno aveva desistito.

Lo aveva avuto in eredità dai suoi genitori, morti per malattia.

Michele, suo fratello, aveva ricevuto in eredità soldi, che aveva investito in appartamenti, uno dei quali era nel centro di Verona, dove viveva.

Il rapporto tra i due era buonissimo, si sentivano regolarmente e se c’era un bisogno, subito si prendeva la moto e si raggiungeva l’altro.

Nel frattempo, in un paesino del Rovigotto, esattamente a Trecenta, tre sorelle, gestivano un agriturismo di tutto rispetto.

Il nome dell’agriturismo era: “Il sapore della terra.”

Produceva di tutto, era ristorante, albergo, fattoria didattica, aveva frutteti, vigneti, un maneggio e molta molta terra.

Era un paradiso piantato in terra.

Elisa, la più grande, 32 anni, alta un metro e 75, capelli castani mossi e lunghi quasi al sedere, fisico sodo, perchè lavorava quasi sempre in campagna e seguiva gli operai.

Cinzia, la mezzana, 30 anni, alta un metro e 74 anche lei, capelli biondi e lisci lunghi che si raccoglieva spesso in una coda, fisico ben tenuto, ma non in forma come Elisa, perchè lavorava spesso al ristornate e all’albergo.

Martina, la più piccola, 27 anni, il scienziato delle tre, alta un metro e 75, capelli neri tutti riccioluti, fisico da segretaria ben tenuta. Era la signora delle tre, perchè era fresca di libri ed era appena tornata da uno stage in Germania. Era un ingegnere ottico, l’unica che aveva studiato delle tre sorelle e si era specializzata in qualcosa di diverso.

Erano le 14 e 30, il ristorante si stava svuotando e si stava avvicinando un momento di relax per le tre.

Martina ritornò in cucina con un pò di piatti.

Martina: “Ecco qui sorellone, se al tavolo 5 si decidessero a bere il liquore che gli ho servito e se ne andassero finalmente potremmo chiudere fino a cena tutto quanto.”

Cinzia : “E’ andata bene oggi! Tutta gente abbastanza facoltosa, hanno ordinato molto e vini costosi, oggi possiamo essere contente.”

Elisa: “Contente un cavolo, io sarò contenta quando vedrò le stanze dell’albergo tutte occupate fino a fine estate.”

Cinzia : “La solita lagnona! Sembra che stiamo facendo fallimento da un momento all’altro. Sembra che non abbiamo neanche i soldi per vivere.”

Elisa: “Senti chi parla, se continuiamo così andremo a vendere la passera in statale.”

Martina: “Ma scusate è da una settimana che sono tornata e vi assicuro che il ristorante è stato talmente pieno che io ho già bruciato un paio di scarpe. Le metto sul conto vostro, brutte tirchie.”

Cinzia : “No sorellina, la qui presente Capitana d’Azienda, vorrebbe guadagnare non so cosa, quindi ogni tanto fa le sue sparate da melodramma, è abbastanza che tu la stia ad ascoltare fino a che non si sgonfia da sola. Vuol andare a vendere la passera lei che non vede uomo da chissà quanto tempo! Non saprà neanche come è fatto un cazzo.”

Elisa: “Grazie mille sorelle, io mi cercherò un uomo quando avrò il tempo e quando sarò serena e tranquilla qui all’azienda. Tu invece Martina, non sei andata a studiare in Germania per fare la cameriera, da domani te ne vai a cercare un lavoro e non torni finchè non l’hai trovato. Anzi nel paese qui vicino c’è quell’azienda che produce lenti di tutti I tipi, vai la e li implori di assumerti.”

Si misero a ridere tutte e tre, perchè Francesca, effettivamente aveva un carattere un pò burbero, ma si rendeva ridicola a volte ed era divertentissimo starla ad ascoltare.

Anche le nostre tre amiche erano senza genitori, morti in un incidente stradale qualche anno prima.

Da sole si erano tirate su le maniche e avevano cominciato a gestire l’azienda di famiglia a pieno regime, ricercando sempre ottimi sbocchi di mercato.

Effettivamente non andava proprio così male economicamente come Elisaprospettava, perchè I prodotti che vendevano erano ricercati e di buna qualità.

Il ristorante era frequentato da gente di un certo spessore economico, perchè pur essendo un agriturismo era molto curato.

La sala ristorante era arredata come un grande cantina, con attrezzi vecchi in esposizione, bottiglie di vino, botti sistemate in modo da sembrare veramente una scenetta particolare, quasi un mondo surreale.

Sulle pareti erano appese molte foto del padre in tenuta da caccia.

Al centro della stanza campeggiava una tavola a 4 posti, ben apparecchiata e con sempre fiori freschi.

Era la tavola in cui il padre delle tre ragazze si sedeva sempre, e si intratteneva con gli amici.

Dopo la morte le tre ragazze l’avevano sistemata così bene da sembrare un altare e non l’avevano mai più usata in suo ricordo e in segno di buon auspicio.

La vita dell’agriturismo cominciava sempre presto, una vita dura e pesante per tre ragazze, che avevano cercato e selezionato solo manodopera super fidata.

Si lavorava duramente ma si lavorava serenamente in modo che il lavorare all’interno di questo paradiso fosse il meno faticoso possibile.

3 ragazze, imprenditrici, comunque godevano di molti aiuti europei, quindi riuscivano sempre ad essere vanti con la tecnologia e l’innovazione, era un agriturismo molto conosciuto a Rovigo.

Per Martina, comunque il giorno non si doveva svolgere in azienda, ma alla ricerca di un vero posto di lavoro.

La sua esperienza e competenza super specializzata, nel campo dell’ingegneria ottica e nella capacità di tagliare e conformare le lenti la rendeva forse unica e preziosa nel suo campo, tanto da sembrare un pesce fuor d’acqua a Rovigo.

C’era una ditta sola a cui poteva fare veramente comodo, ovvero la Optical System Rovigo, le altre possibilità di lavoro erano quelle a portata di un qualunque laureato.

Così fiera del suo bagaglio culturale si mise sulla strada per Rovigo, quando ad un tratto una serie di gattini piccoli appena nati invasero la carreggiata, tanto che lei fu costretta a frenare di colpo e bruscamente per non ucciderli.

L’auto che la seguiva non riuscì a frenare in tempo e la tamponò.

Sulla macchina che tamponò Martina c’era Massimo, un giovanotto della stessa età, che scese subito e da buon cavalliere andò subito a sincerarsi sullo stato di salute del conducente che aveva tamponato, non aspettandosi di certo nell’abitacolo una così bella ragazza..

Massimo: “Come sta signorina tutto bene? Mi scusi, apra il finestrino per piacere e mi dica come sta sono troppo in pensiero.”

Martina tutta scossa, lo guardò, aprì la portiera e scese: “Scusi me, ma ho frenato per loro, non so se ho fatto bene o male dopo quello che è successo.”

Massimo si voltò verso i gattini ed esclamò: “Ha fatto benissimo, sono bellissimi, non si preoccupi ci sono le assicurazioni per i danni alle auto questo. Mi dica, lei sta bene?”

Martina: “Si si, io sto bene. Andiamo a vedere loro come stanno.”

Lasciando le auto in strada andarono a sincerarsi sulle condizioni dei micini, che molto probabilmente erano stati abbandonati dalla mamma o da qualche bastardo.

Miagolavano a squarcia gola dalla fame, facevano una tenerezza incredibile.

Massimo: “Non possiamo lasciarli qui.”

Martina: “No è vero mi ha tolto le parole di bocca.”

Massimo: “Mio padre mi ucciderà e la mia governante andrà di matto, ma li porto a casa io.”

Martina: “Ma hai il posto di tenerli? Io ho un’azienda agricola, da me staranno benissimo.”

Massimo guardò Martina negli occhi e le disse: “Se mi lasci venire a vederli te li lascio portare a casa tua.”

Martina sorridendo disse: “Per me va bene ma non ci conosciamo neanche.”

Massimo: “Io sono Massimo Ortago, e la mia famiglia è la proprietaria dell’azienda che produce lenti qui a Rovigo.”

Martina: “Ma dai non ci credo, io stavo andando proprio li, a portare la domanda di lavoro.”

Massimo: “Allora andiamo dai, vieni in ditta e poi ti accompagno io a casa.”

Martina: “Ok ti seguo con la macchina.”

Massimo: “Ma no con la macchina in quelle condizioni dove vuoi andare? Ascolta chiamiamo un mio amico con il carro attrezzi che ti porta la macchina a casa e io con la mia ti porto in ditta e poi a casa tua.”

Martina: “Ok ci stò.”

I due si guardarono intensamente e capirono che il tempo che avrebbero passato assieme lo avrebbero dovuto utilizzare molto, ma molto bene.

 

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