Messaggi del 11/04/2017
Post n°1554 pubblicato il 11 Aprile 2017 da r.capodimonte2009
Nell’universo infingardo della stampa di regime, si tace di tutto quello che non aggrada l’establishment nazionale, immaginarsi quello europeistico che, già di per se stesso, ammonta a montagne e montagne di menzogne. Tra queste menzogne, neppure le cosiddette “pagine economiche” trasmettono più i sussulti che provengono da quell’area ormai paludosa che si chiama Unione Europea, per timore che le notizie giungano fin qui, permettendo al popolo italiano di rendersi conto del malaffare nefasto dell’euro. Invece, aldilà dei Governi della corruzione e del conformismo, qualcosa filtra, come ad esempio il fatto che l’Ungheria ha da tempo “ri-nazionalizzato” la sua banca emittente il fiorino, prima in mano alla BCE, e quindi si sia messa a controllare le banche nazionali, e i banchieri ad essa dipendono, e la moneta, che prima erano semplicemente legati a organizzazioni private, gli istituti di credito, che distribuivano banconote secondo criteri speculativi e rispettosi esclusivamente dei dettami della Troika. Adesso è accaduto di peggio: la “piccola tigre”, così chiamano la Repubblica Ceca, ha deciso di “svincolare” la corona, che era stata costretta, così come tutti i consociati non appartenenti all’Eurogruppo, a mantenere un cambio fisso preordinato (dalla Germania) di 27/1 con l’euro. Un’operazione molto furba che i tedeschi hanno adottato nei confronti di quelle monete che li infastidivano, e che se libere di fluttuare, avrebbero portato certi Paesi avanzati economicamente ad essere in concorrenza con loro. Il cambio fisso, infatti, era destinato a mantenere bassa l’inflazione, ma basso anche il Pil, e quindi lo sviluppo, dentro quella folle politica del 3% che serve solo ad uccidere le economie in ripresa. Così in 4 anni, la corona ha dovuto acquistare 50 miliardi di euro per sostenerla nel cambio a 27, fino a detenerne 110, che ora permetteranno di portarla a 26, e a determinate uno scossone, anche se limitato, nell’export ceco. Il fatto stesso di tenere la corona svincolata dall’euro (che il cambio fisso avrebbe trasformato, alla lunga, in coincidenza formale) ha voluto essere un segnale molto chiaro per i burocrati di Francoforte. I cittadini cechi partecipano ad un’economia che ha sviluppato, in pochi anni, un aumento del Pil del 4,6% e della crescita del 9,2! Un significato politico molto alto, diretto non solo ai paesi fuori dalla moneta, che Auriti chiamava “imperiale”, ma anche alle sue vittime, come l’Italia, la Grecia, il Portogallo, Cipro, l’Irlanda, la stessa Francia, che sta precipitando, dopo una stagnazione durata anni, in recessione. L’uscita dall’euro e la fluttuazione della moneta nazionale recuperata a pari valore dell’euro, ma emessa da un istituto di emissione di Stato, potrebbe in effetti svalutare anche di un 10%, ma poi gli stessi meccanismi di mercato, facendone una diovisa a costi appetibili e in grande concorrenza con le altre, euro compreso, ne determinerebbe una costante ripresa, e quindi un accumulo di euro e dollari, in grado di poter esser spesi per pagare gli impegni internazionali. Nel frattempo la domanda interna e l’export favorevole, riuscirebbero a riportare il tenore di vita a punte alte, come in Ungheria e in Repubblica Ceca; mentre parte del debito pubblico ormai al 90% nazionale, verrebbe utilizzato come “moneta parallela” spendibile tra imprese, garantita com’è dallo Stato, resa redimibile, cioè caricata degli interessi, ma non rimborsabile se non in moneta nazionale. Queste crepe che iniziano ad aprirsi sulla muraglia europea dopo la Brexit sono irreversibili: in attesa delle elezioni francesi e italiane. (R.Scagnoli)
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